Lupi

Capostipite della famiglia Lupi è Luigi (Ferrara 1768 – Torino 1844): garzone di drogheria, si unisce al burattinaio Francesco Jacoponi, suo concittadino, e insieme verso il 1818 si trasferiscono a Torino dove, nel 1823, divengono marionettisti e operano al Teatro di San Martiniano fino al 1883, avendo come maschera Arlecchino. La ricostruzione della genealogia della famiglia è difficile, sia perché la stessa famiglia ha memorie incerte, sia perché tutti i primogeniti si chiamano Luigi e i secondogeniti Enrico. Il secondogenito di Luigi I, Enrico, abbandona la maschera di Arlecchino per adottare quella, piemontese, di Gianduia. È Enrico a lasciare il Teatro di San Martiniano per passare, nel 1884, al Teatro d’Angennes. Inizia il periodo di grande successo della famiglia Lupi, guidata da Luigi III (figlio di Luigi II)e Luigi IV (figlio di Enrico); i loro spettacoli divengono una delle attrazioni teatrali di Torino, con largo eco sulla stampa. Con la seconda guerra mondiale i Lupi perdono la loro sede al Teatro d’Angennes (divenuto nel frattempo Teatro Gianduia) e sono costretti ad un periodo di inattività o attività saltuaria, utilizzando un semi-interrato di via Roma. Una ripresa d’attività abbastanza regolare si ha con la concessione della sede, non felicissima, di via Santa Teresa, nella quale è stata anche allestita una mostra permanente dei materiali storici della compagnia. Fino al 1981 la Compagnia Lupi è stata diretta da Luigi V. A lui sono succeduti il figlio Luigi VII e il nipote Luigi VIII. Il patrimonio di materiali teatrali (marionette, costumi, attrezzeria, scene, copioni) della famiglia Lupi è certamente uno dei più ricchi e importanti d’Europa.

Travaglia

I Travaglia sono fra i più rappresentativi della classica tipologia delle piccole troupe di circensi attivi fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il loro spettacolo è composto principalmente dai numeri di famiglia eseguiti da Damiano, il figlio Romolo e le figlie Giulia, Antonietta, Giuseppina e soprattutto Ginevra, antipodista e ottima cavallerizza, e Amelia, avvenente funambola. I Travaglia sono fra i primi ad importare in Italia il tendone all’americana, con due antenne ed i contropali di sostegno. Effettuano numerose tournée all’estero, in Grecia, Egitto, Svizzera e Francia. Allo scioglimento del nucleo famigliare i membri si imparentano con altre dinastie di tradizione circense.

Bellucci

Fondatore della dinastia è Armando Bellucci, farmacista romano che nella seconda metà dell’Ottocento sposa Maria Lelli, una cavallerizza di un piccolo complesso circense operante nella zona. Il primo complesso diretto dai due prende il nome di Circo Arbell, inaugurando la curiosa tradizione di utilizzare anagrammi dei nomi dei famigliari. Dei numerosi figli solo due continuano la professione circense, Anita che sposa un Canestrelli, ed Emidio jr. che sposa Italia Riva. Da questa unione nascono sei figli: Armando, Gemma, Roberto, Gilda, Renato, Loredana e Mario. Il nuovo complesso famigliare viene chiamato Embell Riva. In seguito Roberto si distingue come addestratore di tigri e Mario di elefanti ed animali esotici, mentre Armando si occupa principalmente dell’organizzazione. Quest’ultimo si separa però nei primi anni ’90 dalla famiglia per creare un proprio piccolo complesso. Pur non riuscendo a raggiungere il successo di complessi come Orfei o Togni, l’Embell Riva, oltre ad esibirsi in tutta Italia, visita frequentemente l’estero, anche in nazioni da poco uscite dall’incubo della guerra civile, come la Jugoslavia.

Durov

Fondatori della dinastia Durov sono i fratelli Vladimir Leonidovic (1863-1934) e Anatolij Leonidovic (1864-1916). Di famiglia nobile, abbandonano il ginnasio militare per seguire delle piccole arene itineranti dove si esibiscono come generici. Diventano celebri grazie alla clownerie satirica con animali. Vladimir comincia a esibirsi in questo genere nel 1887, al circo Salamonskij. Prende in giro le abitudini quotidiane della Russia zarista, utilizzando degli animali ammaestrati. Nel 1912 viene costruito a Mosca un edificio stabile che ospita il suo Teatro degli animali, che ancora oggi si presenta come una bella struttura con una facciata a tema e una capienza di circa seicento spettatori, posti ad anfiteatro attorno a una pista di sette-otto metri. È un innovatore delle tecniche di addestramento e della loro divulgazione scentifica. È il primo a mettere in pratica la teoria dei riflessi condizionati di Pavlov, diventando così il fondatore della nuova scuola russa d’ammaestramento. Nel 1927 gli viene conferito il titolo di Artista emerito della Repubblica russa.

Il fratello Anatolij esordisce come clown nel 1882 al circo dei Truzzi; ancor più di Vladimir, si concentra sulla satira politica, prendendo di mira impiegati statali, poliziotti, mercanti e altri componenti delle classi sociali del tempo, dimostrando grande spirito d’osservazione e capacità di descrivere la società contemporanea. È più volte sottoposto a soppressioni e censure. A differenza dei clown del tempo, Anatolij si esibisce in elegante abito da sera, in broccato con un girocollo increspato, senza cappello e con un trucco leggerissimo. Dal 1890 esegue numerose tournée all’estero, diventando uno dei primi artisti russi celebri in tutta Europa. Scrittore e archivista, effettua numerose conferenze e incontri pubblici sulla disciplina della clownerie. La sua casa di Voronež è oggi un museo a lui intitolato. Il figlio di Anatolij, Anatolij Anatolevic (1894-1928), debutta nel 1914 a Mosca; ma lo stesso anno, a causa della forte connotazione politica della sua satira, viene mandato in esilio negli Urali, dove rimane fino al 1917. In seguito crea un numero di piccoli animali (uccelli, topi, cani, gatti, ecc.), con il quale effettua numerose tournée all’estero. Muore giovanissimo, in seguito a un banale incidente durante una battuta di caccia. Il nipote Vladimir Grigorievic (1909-1972) intraprende gli studi all’Accademia di agricoltura, poi diventa allievo del teatro sperimentale di Mejerchol’d. Dopo la tragica morte dello zio, decide di proseguire il suo lavoro e ne eredita gli animali. Nel 1928 debutta introducendo nei numeri circensi (che intanto avevano perso ogni traccia di satira politica) elementi di teatralità, quali l’improvvisazione, la drammaturgia, la sottolineatura dei caratteri degli animali, ognuno un personaggio diverso. Lavora con gruppi numerosi di animali (anche feroci) e continua ad approfondire le tecniche di ammaestramento dello zio e del padre. Nel 1967 è nominato Artista del popolo dell’Urss. Alcuni discendenti dei D. continuano a esibirsi in Russia e all’estero in numeri più tradizionali, senza però riscuotere il successo dei fondatori della dinastia.

Rame,

I Rame hanno quale capostipite Pio (Alessandria 1849 – Castano Primo 1921) che inizia il mestiere con il marionettista Domenico Razzetti. Si mette in proprio nel 1876 e da allora, fino all’indomani della prima guerra mondiale porta i suoi spettacoli in molte province del Piemonte, della Lombardia e dell’Emilia. Negli anni ’20 la compagnia (tutta familiare, formata dai figli Domenico e Tommaso e poi dalle figlie Pie e Franca) incomincia a dedicarsi sempre di più al teatro in persona, presentando grandi drammi e farse e a limitare il circuito al Varesotto e all’Alto Milanese.

Sforzi,

Alla fine dell’Ottocento è attivo il Circo Europa, diretto da Gaudenzio Sforzi e dalla moglie Linda Pellegrini, entrambi di famiglia circense. Gli otto figli Clodomiro, Esilda, Cesare, Italo, Armando, Erminia, Angelo e Adriano, sono tutti buoni generici. Si distingue Angelo che, a scopo pubblicitario, salta lunghe file di cavalli e di autovetture. Nel 1928 viene creata una società con il Circo Bizzarro (v.). La seconda guerra mondiale porta a una grave crisi del complesso, che comunque, con l’aiuto dei Caroli e dei Lizzi, va avanti fino al 1959. Negli anni ’60 e ’70 è soprattutto un figlio di Angelo, Alberto, detto `Bertino’, a distinguersi come valido giocoliere, ripresentando alcune delle routine create da Enrico Rastelli (v.).

Caveagna,

Sembra che il capostipite della famiglia Caveagna sia un religioso, Rodolfo, che nella prima metà del secolo scorso getta la tonaca e intraprende la vita nomade (curiosamente, un’origine comune a molte famiglie circensi italiane ed europee). Emigrato in Ungheria, Rodolfo entra nell’orchestra di un circo itinerante e sposa la figlia del direttore, subentrando alla guida del piccolo complesso che, al rientro in Italia, prende il nome di circo C.; è però il primogenito di Rodolfo, Artidoro (1867-1932), a portare per primo il complesso a un certo livello. Il circo C. raggiunge il suo apice negli anni ’50, sotto la guida del figlio Secondo. I figli di quest’ultimo, Remo (1939-1967), Artidoro (1935), Liliana (1941) e Ugo Alberto (1955), lasciata l’attività di imprenditori, continuano a lavorare in importanti complessi italiani ed europei, distinguendosi nella clownerie e nell’acrobazia equestre. Recentemente i giovani Giordano e Ivano si sono distinti nella disciplina del verticalismo.

Cavallini

Il trio formato da Rodolfo, Emilio e Goberto è applaudito nella prima metà del secolo in Italia e all’estero, sfociando in altri gruppi con figli e nipoti; negli anni ’60 diviene noto come solista Gigi. I Cavallini si sono anche esibiti in teatro con Dario Fo.

Barrymore

Il capostipite, Maurice Barrymore (Herbert Blythe; 1847 – 1905), debuttò in Inghilterra e si trasferì poi negli Usa dove sposò Georgiana Emma Drew, appartenente a un’illustre famiglia d’arte. Ebbero tre figli, tutti destinati a grande fama. Lionel (1878 – 1954) fece teatro (con successi come The Copperhead di A. Thomas e La cena delle beffe di S. Benelli accanto al fratello) fin quando un disastroso Macbeth (1921) non lo convinse a trasferirsi definitivamente a Hollywood. Lo seguì, ma nel 1940, la sorella Ethel (1879 – Filadelfia1959), che per la sua bellezza (fu coniata per lei l’espressione `glamour girl’) e il suo talento era stata un idolo di Broadway (dove un teatro porta dal 1928 il suo nome), dal 1901 ( Captain Jinks of the Horse Marines di C. Fitch) al 1939 (Il grano è verde di E. Williams), affrontando anche personaggi come Nora, Porzia, Giulietta e Margherita Gautier. A Hollywood approdò stabilmente anche John (1882 – 1942) quando, dopo aver sfruttato a lungo sulle scene il proprio fascino (il profilo famoso) e la propria disinvoltura, si era guadagnato i galloni del grande attore interpretando Giustizia di J. Galsworthy, Riccardo III e soprattutto, nel 1922, un Amleto, acclamato in patria e a Londra come il migliore, forse, del suo tempo.

Frediani

Il capostipite della famiglia Frediani, Augusto (Firenze 1846) formatosi con Tramagnini, già maestro dei Fratellini, crea un proprio piccolo complesso, il Circo Toscano. Sposa Emilia Iacopinni dalla quale ha Guglielmo `Willy’ (Firenze 1871 – Barcellona 1947) e Aristodemo `Beby’ (Bielefeld 1880 – Castres 1958). I due fratelli, con un allievo, René, formano un trio di acrobati equestri fra i migliori d’inizio secolo. Nel 1900, al Noveau Cirque di Parigi, eseguono per la prima volta al mondo la colonna di tre uomini su di un solo cavallo. Altro esercizio inedito, il salto mortale dalle spalle di un atleta in piedi su di un cavallo a quelle di un altro atleta in piedi su di un cavallo che segue. Nel 1908 sono ingaggiati in America al Barnum & Bailey con il compenso di 500 dollari alla settimana. In seguito, Zizine, figlio di Guglielmo, rimpiazza René. Nel 1915 si stabiliscono in Catalogna dove si imparentano con altre famiglie circensi del posto. Dopo avere per anni studiato i clown negli spettacoli in cui si esibiva, Aristodemo passa alla clownerie, formando un duo con il già celebre Antonet. Sue doti principali la mimica facciale e la capacità di dicitore. La coppia si scioglie nel 1933.

Fratellini

Dei numerosi Fratellini si ricorda soprattutto il trio formato da Francesco, Alberto e Paul, attivo a Parigi, prima al Cirque d’Hiver poi al Medrano, e saltuariamente in tournée internazionali. I Fratellini, che vengono considerati i fondatori del trio clownesco moderno, si distingono per la definizione originale dei personaggi, l’abilità recitativa notevole e un ricchissimo repertorio farsesco, rinnovato in certi casi ogni settimana, con fervida immaginazione nell’invenzione di storie, accessori, costumi e trovate comiche. Idolatrati dalle masse come dai critici, sono applauditi dalle maggiori personalità politiche e artistiche del mondo. Insegnano al Vieux-Colombier di Jacques Coupeau, si esibiscono alla Comédie-Française e per loro Jean Cocteau e Darius Milhaud compongono Le Beuf sur le Toit . Di una certa notorietà sono anche i tre Fratellini-Colombo, contemporanei e cugini del più celebre trio, nel circuito internazionale del circo e del music-hall. Nelle generazioni successive dei Fratellini sono applauditi negli anni ’50 e ’60 i cascatori Fratellini-Craddocks (figli di Francois), con il clown Baba; e, negli anni ’80 e ’90, il figlio di quest’ultimo, Tino (1947-1993).

Sartori,

Amleto Sartori (Padova 1915), scultore e poeta, ha avuto per primo il merito di aver scoperto e riproposto, dopo due secoli d’oblio, la grande tradizione della maschera teatrale della Commedia dell’Arte nel teatro del ventesimo secolo a partire dalla famosa edizione dell’Arlecchino servitore di due padroni di Strehler, con Marcello Moretti, ma sue erano molte delle maschere indossate da Eduardo, Barrault e Lecocq. Il figlio Donato (Ferrara 1939) ha continuato l’arte del padre creando nuovi ambiti per la maschera nel teatro contemporaneo, collaborando con Dario Fo e con i gruppi della ricerca italiana ed europea. Nel 1979 ha fondato il Centro maschere e strutture gestuali di Abano Terme.

Orfei,

Recenti studi sembrano attestare che il nome Orfei appare nell’ambito delle compagnie teatrali itineranti, eredi della commedia dell’arte, già prima del 1820. È questa però la data indicata per l’inizio della dinastia, visto che segna la nascita del capostipite, Paolo, il quale lascia la vocazione religiosa (era sacerdote a Massalombarda) per tentare la carriera di saltimbanco. Da Pasqua Massari (Argenta, Ferrara, 1834) ha Ferdinando, suonatore di tromba, il quale crea il primo modesto circo Orfei che, nella consuetudine dei saltimbanchi dell’epoca, presenta spettacoli basati su commedie e acrobazie. Ferdinando sposa Maria Torri, che gli dà sei figli: Enrico, Orfeo, Vittoria, Paolo, Giovanna e Cecilia. Sarà Orfeo ad aprire il secolo dirigendo, negli anni ’30, il Circo Orfeo Orfei, che passa poi sotto il figlio NandinOrfei Discende però da Paolo (detto `Paolino’) l’odierna attività circense. Paolo sposa Ersilia Rizzoli (`cantatrice’ e comica, sorella del burattinaio Aldo Rizzoli) che gli dà cinque figli, quasi tutti importanti nell’affermazione del nome: Riccardo `Bigolon’ (1908-1942), comico saltatore e suonatore, padre di Miranda (vero nome di Moira), Paolo II e Mauro; Paride `Pippo’ (1909-1956), clown e saltatore, padre di Ferdinando (Nando), Liana e Rinaldo; Miranda (1913-1988), madre di Massimo Manfredini e Daniele Orfei, avuto in secondo matrimonio; Irma (1916), funambola che si ritira dal circo a seguito del matrimonio; e Orlando, il più celebre della sua generazione, colui che, attorno agli anni ’50, afferma definitivamente la casata con il Circo nazionale Orfei, diretto inizialmente assieme a Miranda e Paride. Nel 1968, quando Orlando parte per il Brasile, il complesso prende il nome di Miranda Orfei e viene diretto da Massimo Manfredini (1929) e Daniele Orfei (1950). Ma dagli anni ’60 in poi sono i complessi di Moira e quelli di Liana, Nando e Rinaldo a mantenere alto il nome della famiglia. Negli anni ’80 nasce poi il deleterio fenomeno dei `finti Orfei’ o `orfeini’. Si tratta di parenti alla lontana, omonimi o addirittura persone che cambiano il cognome all’estero (dove ciò è concesso) e lo `affittano’ a complessi circensi di bassa categoria, che riescono così a millantare un credito che in realtà non hanno. Questo fenomeno crea non pochi problemi al settore: il pubblico si reca al circo convinto di assistere a uno spettacolo di un certo livello e viene invece deluso da esibizioni che nulla hanno a che fare con la tradizione della grande famiglia circense. A nulla valgono gli appelli in tribunale della famiglia Orfei: pare che le normative vigenti non siano in grado di tutelare i marchi circensi.

Zavatta

Il circo Zavatta nasce nel 1844 ad opera di Antonio, acrobata al seguito della compagnia Chiarini. Con l’ampliarsi della famiglia, tra il 1875 ed il 1890 si contano tre circhi Zavatta, in tournèe nel nord Italia e anche nell’Europa nord-orientale. Legandosi ad altre rinomate dinastie europee, gli Zavatta si affermano nelle varie generazioni non solo come direttori di circhi (i quali si spingono anche in Africa) ma anche come valenti artisti internazionali sia nel circo che nel varietà. I cavallerizzi Zavatta-Zoppè conquistano nel 1963 gli Usa dando vita ad un ramo americano della famiglia; Maurizio è uno dei più validi saltatori italiani della prima metà del secolo; il clown funambolo Emilio è negli anni ’50 una vedette dei maggiori circhi europei e americani. Ma il ramo più celebre è quello francese, dove il cognome Zavatta diviene sinonimo stesso di circo, grazie alla popolarità del clown Achille (1915-1995), probabilmente l’artista circense francese più popolare della seconda metà del secolo, tanto che ai suoi imponenti funerali presenzia anche il presidente della repubblica. Achille Z. diviene un celebre `augusto’ dallo sterminato repertorio nei programmi dei circhi stabili parigini per poi fondare un proprio tendone itinerante negli anni ’70, tuttora gestito dagli eredi assieme ad altri tre o quattro complessi con lo stesso nome attivi in Francia. Gli Zavatta sono oggi tra le dinastie più ramificate nel mondo e in Italia esistono ancora due o tre circhi con questo nome.

Medini,

I Medini sono una delle famiglie circensi italiane più ramificate fin dall’inizio del secolo, e fra le più prolifiche. Basti ricordare che uno dei più folti rami italiani è quello di Bernardo Medini e Adalgisa Caroli (di un’altra numerosa famiglia circense) i quali, a cavallo delle due guerre, mettono al mondo ventun figli. In questo secolo si distinguono comunque l’equilibrista alla `scala libera’ Mario, il trio di acrobatica a terra del fratello Carlo con le sorelle Yole e Nerina. Il giocoliere Italo, uno fra i più convincenti emuli di Rastelli, capace di virtuosismi tecnici di livello eccelso. Renato, ammaestratore di cavalli e acrobata, che nel 1946 sposa Hellen Swoboda Medrano. Il trio di clown composto da Franco (poi uno dei più importanti agenti d’Europa), Carlo e l’augusto Joe Little Walter. Da altri rami della famiglia emergono i giocolieri Medifreds (Alfredo, Luigi, Rodolfo, con Lucia e Virginia), impegnati nella tipologia classica delle troupe di giocolieri acrobatici in voga negli anni ’50 e ’60. I figli di Rodolfo e Lucia, Roberto ed Enrico diventano pattinatori acrobatici solisti nella rivista sul ghiaccio Holiday on Ice . I componenti di un altro numeroso ramo dei Medini rimasto in Italia apre il Circo Città di Milano che visita soprattutto la Lombardia con risultati alterni.

Palmiri,

Capostipite della famiglia Palmiri è Angelo P. (Brescia, 1875-1949) che abbandona gli studi religiosi per seguire una compagnia di attori girovaghi. Sposa Albina Ferrua (1882-1970). Incontrati i coniugi Melzi, si stacca dagli attori fondando il circo P., piccolo complesso che presenta uno spettacolo di duetti cantati, pose plastiche e farse. Nascono Giovanni (1906-1949); Eleonora (1907-1990); Evelina (1909-1918); Ines (1916); Savina (1918) ed Egidio (1923). Apprendono le acrobazie aeree che li renderanno famosi e le aggiungono ai propri spettacoli. Attorno agli anni ’20 si forma il Circo Olimpico che comincia a dare una certa notorietà alla famiglia. A primeggiare è ancora il capostipite, bravissimo clown con il nomignolo `Fiacca’. Poi Giovanni si afferma per il suo coraggio e per l’inventiva che applica nella creazione di nuove attrazioni o nel miglioramento di quelle esistenti. Si specializza nei numeri da brivido eseguiti a grande altezza, inventa e fa costruire attrezzi come la moto della morte e l’aerolite, un derivato della `bilancia’, tutti atti a eseguire spericolate acrobazie aeree. Agli inizi degli anni ’30 i P. fondano l’Arena Azzurra nella quale propongono i loro numeri aerei ad altezze davvero notevoli. Sono notati da impresari stranieri e dal 1938 vengono ingaggiati nei maggiori circhi europei del tempo, Amar, Barnum, Bouglione, Busch, Hagenbeck, Krone, Rancy, Schumann oltre al circo stabile Carré, dove avviene la prima seria caduta dall’areolite che lascia Egidio con i polsi anchilosati. Da allora sono spesso vittime di incidenti di una certa gravità (in una caduta Giovanni riporta 42 fratture) che però non ne fermano la determinazione. Nel 1945 rientrano in Italia e sono ingaggiati dai fratelli Togni. Poi si rimettono in proprio e costituiscono la più grande arena mai esistita, chiamata Original Palmiri, una struttura molto complessa con al centro una pertica oscillante che supera i sessanta metri di altezza.

Nel 1947 Giovanni acquisisce fama internazionale per la spettacolare evoluzione ad un trapezio fissato alla carlinga di un piccolo biplano da turismo che, in volo sopra piazza del Duomo di Milano, gli permette di mantenere un voto fatto durante la guerra in Germania: se avesse riportato la famiglia salva in patria, avrebbe portato dei fiori alla Madonnina, dal cielo. Una delle maggiori attrazioni di Giovanni resta quella dei `centauri’, un esercizio effettuato a un’altezza di venti metri dal suolo con una moto che traina due trapezi su un binario circolare metallico dove la moglie Mafalda e la figlia Nella eseguono delle evoluzioni. Il 30 giugno 1949, a Mestre, per una banale scivolata, Giovanni perde la vita. Malgrado la disgrazia l’Original Palmiri prosegue l’attività. Egidio sostituisce Giovanni. Nell’autunno dello stesso anno, non potendo esibirsi all’aperto nei mesi invernali, i Palmiri montano uno spettacolo di circo rivista, forse il primo di sempre a essere eseguito su di un palco e senza numeri di animali. Eseguendo lo stesso numero del marito Giovanni, due anni più tardi, il 17 maggio 1951, muore Mafalda. La troupe aerea cessa l’attività. Nel 1952 Egidio sposa Leda Bogino e con la sua fondamentale assistenza, il circo Palmiri diventa fra i più importanti dell’epoca e lancia alcuni dei maggiori artisti italiani di allora, come i Nicolodi, i Larible, i Nones e, più tardi, i Merzari. Nel 1955, preso atto che senza animali il pubblico non era più attratto, il Palmiri si fonde con il maggior circo della Scandinavia, il danese Benneweis. Nel 1952 Egidio diventa Presidente dell’Ente nazionale circhi, impegnandosi per un riordino delle regolamentazioni in materia. Nel 1988 fonda l’Accademia del circo che da allora presiede.

Brignone

Il capostipite della famiglia Brignone, Giuseppe (Torino 1854 – ivi 1937), dopo una dura gavetta di palcoscenico, fece coppia con Pia Marchi Maggi prima di autopromuoversi capocomico. Nel 1917 lasciò il teatro per dedicarsi esclusivamente al cinema, fino alle soglie del sonoro. La figlia Mercedes (Madrid 1886 – Roma 1967), dopo aver esordito bambina nella compagnia paterna, fu a quattordici anni con la Mariani, e poi con Sichel, Garavaglia e Palmarini (che sposò nel 1903). Allontanatasi dalle scene per una dozzina d’anni, vi ritornò a fianco di Ruggeri, Ricci, la Palmer; nel secondo dopoguerra fu con Maltagliati-Randone-Carraro, e con una serie di compagnie particolarmente versate nel genere brillante. Numerosissime le sue interpretazioni cinematografiche, in un arco trentennale dal muto al parlato. Suo fratello Guido (Milano 1887 – Roma 1958), dopo aver debuttato come attore cinematografico alla vigilia della Grande guerra, passò quasi subito alla regia, realizzando una ventina di film muti prima di lavorare prevalentemente in Francia e Germania. Negli anni ’30, tornato in Italia, realizzò pellicole di grande successo comeTeresa Confalonieri, Passaporto rosso, Vivere!, per dedicarsi infine a un repertorio di accentuato gusto drammatico-popolaresco (La sepolta viva, Il bacio di una morta, Core `ngrato).

Monticelli,

La famiglia Monticelli opera nel teatro dei burattini e delle marionette da cinque generazioni. Il capostipite fu, nei primi anni dell’Ottocento, Ariodante, di origine piemontese. Il più famoso della famiglia fu Otello (1905-1991). Otello fu anche il primo a dedicarsi con grande successo al teatro dei burattini, continuando anche a manovrare le marionette nelle famose compagnie di Enrico Novelli (fantocci lirici Yambo) e in quella dei Podrecca. In questa attività fu affiancato dai figli William (1930-1992), Loredana (1931) e Mirca (1936). Oggi l’attività con i burattini di tradizione emiliana prosegue con i figli di William, Andrea (1958) e Mauro (1961), che nel 1979 costituiscono la compagnia Teatro del Drago.

Nicolodi,

Capostipite della famiglia Nicolodi è Giuseppe, appassionato ginnasta trentino che sposa Francesca Macagi, un’artista di tradizione. I figli Lucio e Ivano cominciano la carriera di acrobati a terra. Nei primi anni Cinquanta formano un numero di acrobatica in banchina con i cugini Macagi, che eseguono in importanti circhi italiani. Nel 1960 si dividono e il numero formato da Lucio, Ivano, Itala, Gabriella e Concetta, comincia ad essere scritturato dai maggiori circhi d’Europa e dalle riviste americane. Nel 1979 vincono il Clown d’Argento al festival di Montecarlo. Lucio si ritira per dedicarsi all’insegnamento a Parigi alla Scuola di Annie Fratellini, all’Accademia del circo italiana, dove il figlio Glen si forma come solista, infine al Big Apple Circus di New York. Il numero della nuova generazione, formato da Alex, Willer e Ben Hur, ottiene un ingaggio record di 11 anni al Moulin Rouge di Parigi. Il trio N. si scioglie nel 1996. Willer debutta come ventriloquo. Alex diventa consigliere artistico di importanti manifestazioni.