La La La Human Step

La La La Human Step viene fondata nel 1980 da Edouard Lock, già studente alla Concordia University e attivo nel cinema e con Les Grands Ballets Canadiens, oltre che alla testa dei Lock Danseurs. Tra le sue coreografie: Lilly Marlene in the Jungle (1981), Oranges (1982), Businessman in the Process of becoming an Angel (1983), Human Sex , New Demons (1987), Infante c’est Destroy (1991). Il gruppo si è guadagnato vasta notorietà con la scatenata e androgina solista Louise Lecavalier, con la rude musica rock dal vivo e attraverso la collaborazione ai videoclip di rockstar come Bowie, per il quale Lock ha coreografato anche lo spettacolo Look back in Anger . Grazie anche alle sue produzioni video, “Lalala human sex duo nº 1”, “Fractales”, “Velasquez’s little Museum”, la compagnia si è fatta apprezzare in tutto il mondo come capofila di una danza acrobatica e virtuosistica, emozionante per impatto fisico e visuale.

Landi

Gino Landi è figlio di due artisti di varietà, che caldeggiano i suoi studi di danza sotto la guida di Oreste Fraboni. Debutta in teatro come ballerino, ma ben presto si accorge di non amare esibirsi davanti al pubblico e sceglie di dedicarsi alla composizione coreografica. Nel 1957 la sua firma compare per la prima volta sulla locandina di Non sparate alla cicogna di Macario, dopodiché è autore dei balletti di Io e l’ipotenusa (1959) e di Cieli alti (1962). Nel frattempo entra alla Rai con la qualifica di regista (1958) chiamato a realizzare le coreografie per Buone vacanze (1959) e per Giardino d’inverno (1961). Intanto la sua carriera teatrale si consolida grazie ai successi di Febbre azzurra (1965), L’onorevole (1965) e Non sparate al reverendo (1967), nuova collaborazione con Macario. Dal 1969 inizia un importante sodalizio con Garinei e Giovannini che lo vogliono creatore dei balletti di tutti i loro principali spettacoli, da Angeli in bandiera ad Alleluja brava gente (1970), da Aggiungi un posto a tavola (1974) a Felicibumta (1975), da Bravo! (1981) alle riprese di Rugantino (1978) e di Un paio d’ali (1997). Per lo spettacolo leggero della Rai è il coreografo di trasmissioni popolari come Johnny 7 (1964), La prova del nove (1964), Scala reale (1966) e Partitissima (1967). Dopo aver diretto una brillante versione televisiva delle commedie musicali La granduchessa e i camerieri e Felicibumta intensifica la sua attività in televisione nella duplice veste di coreografo e di regista in varietà come Cielo mio marito (1980), Noi con le ali (1983), prima di legarsi nella buona e nella cattiva sorte agli spettacoli di Pippo Baudo. Per il teatro lirico viene chiamato a realizzare Vivì (1962) e Il barbiere di Siviglia (1989). È anche regista di operette e di musical (Can-Can, 1998).

Lancelot

Quindicenne Francine Lancelot si trasferisce a Parigi, dove segue corsi di danza, e nel 1954 studia a Berlino con Mary Wigman. Tornata a Parigi lavora con Françoise e Dominique Dupuy. In seguito è al fianco di Pierre Conté al Théâtre de l’Atelier, con Jean Dasté a Saint-Etienne dove viene scritturata come danzatrice, coreografa e attrice. Rientrata nella capitale; appassionatasi alle danze tradizionali e antiche, dal 1964 lavora portando la sua esperienza al Musée des Arts e Traditions Populaires, e viene invitata a insegnare all’Opéra. Dopo dieci anni di intensa ricerca, decide di fondare una sua compagnia (`Ris et Danceries’) in cui riunisce danzatori, coreografi e ricercatori. Tra i suoi collaboratori più preziosi vanno ricordati François Raffinot, Andrea Francalanci, Beatrice Massin e Ana Yepes. Dal 1980 ha creato una ventina di importanti spettacoli basati sulla ricostruzione di danze storiche. Tra i più interessanti, Bal et Ballets à la cour de Louis XIV (1981), Hippolyte et Aricie (1985), Tempora & Mesura (1988), Platée (1989), Les Indes galantes (1990), Zaradanzas (1992). Ha inoltre partecipato alla realizzazione di varie opere antiche e ha firmato alcune creazioni personali, in cui si equilibrano in maniera felice invenzione e rispetto della storia; tra queste l’assolo Bach Suite (1984) e il balletto Quelques pas graves de Baptiste (1985), nati per l’Opéra di Parigi su invito di Nureyev.

Libertini

A Sesto Fiorentino, con la compagnia de I Piccoli Principi Alessandro Libertini ha creato nell’ambito del teatro-ragazzi un originale percorso, grazie a un indubbio fascino personale, tra arte figurativa, teatro di animazione e performance di intelligente e forte suggestione. Presentati ad alcuni tra i festival italiani più importanti, non solo di teatro-ragazzi e di figura, i suoi spettacoli noti sono Così mi piace , del 1984, rilettura in chiave narcisistica della commedia shakespeariana, che poi infatti l’anno seguente sfocia in Narciso amore mio ; del 1994 è invece il più recente A partire da Miles.

Laukvik

Fa parte, con Torgeir Wethal, del gruppo di cinque giovani che nel 1964 a Oslo accettano di lavorare con l’allora sconosciuto Eugenio Barba. Nel 1966 segue la compagnia nella nuova sede messa a disposizione dalla municipalità di Holstebro, in Danimarca. The actor’s way raccoglie le memorie della sua vicenda biografica e della sua vita teatrale. Diretta da Barba, la si ricorda interprete in Ornitofilene (1966), Kaspariana (1967), Ferai (1969), Min fars Hus (1972), Come! And the Day Will Be Ours (1976), Anabasis (1979), Il vangelo di Oxyrhincus e Memoria (1985). Tra le numerose esperienze artistiche al di fuori dell’Odin si segnala la direzione del Teatret Marquez di Århus (Danimarca).

Lari

Dopo varie esperienze giornalistiche in diversi quotidiani, dal 1924 al ’42 Carlo Lari fu critico teatrale della “Sera” di Milano. Ha pubblicato libri sul teatro di D’Annunzio (1927), Sem Benelli (1928) e sulla Duse (1929). Negli anni ’50 tentò l’avventura registica, creando a Milano insieme a Lida Ferro il teatro Sant’Erasmo a scena centrale, convinto che in tale spazio si potessero rappresentare lavori di disparata natura, contando sul particolare contatto dell’attore con il pubblico. Gli spettacoli da lui diretti (ricordiamo: La calzolaia ammirevole di García Lorca; L’altro figlio e Come prima, meglio di prima di Pirandello; L’annuncio a Maria e Le père humilié di Claudel; Nora seconda di C.G. Viola; Suo fratello di C.M. Pensa; La moglie saggia di Goldoni; Isa dove vai? di C.V. Lodovici) suscitarono reazioni diverse, ma sempre con vivo interesse di pubblico. Nel 1953 vinse il premio Idi per la miglior regia di un testo italiano.

Leonard

Dopo aver lavorato per la Granada Television, Hugh Leonard debutta in teatro all’inizio degli anni ’60 affiancandosi alla nuova generazione di autori irlandesi, tra cui Friel e Murphy. Nel 1962 scrive Stephen D un adattamento da Joyce in cui il convenzionale tema irlandese dell’emigrazione è reso in toni drammatici. Nel 1966 è l’unico drammaturgo insieme a Eugene McCabe a celebrare il `massacro di Pasqua’ del 1916 con il testo Insurrezione (Insurrection) commissionatogli dalla televisione Irlandese. A Londra nel 1968 scrive una comedia di maniera dal titolo L’uomo alla Pari (The Au Pair Man) in cui sviluppa a livello metaforico il tema politico delle relazioni Inghilterra-Irlanda. Nel 1970 di ritorno da Londra si stabilisce nella nativa Dalkey, vicino a Dublino, e si dedica alla satira della vita sociale e politica della borghesia irlandese con i testi Il motel di Patrick Pearse (The Patrick Pearse Motel, 1971), Il tempo che fu (Time Was, 1976), e Uccidere (Kill, 1982) guadagnandosi la fama di cronista e satiro dei nuovi ricchi d’Irlanda. Tra gli altri suoi lavori si ricordano Da , 1973, e Una vita (A Life, 1979) testi che trascendono problematiche locali o nazionali e si caratterizzano come più umani e personali; e ancora La maschera di Moriarty (The Mask of Moriarty, 1985) farsa incentrata su Sherlock Holmes e il suo rivale Moriarty; e infine Trasloco (Moving, 1990), commedia scritta dopo diversi anni di silenzio sul doppio trasloco di una famiglia di Dublino, nel 1957 e nel 1987, senza che alcuno dei personaggi sia invecchiato, per un ironico ritratto del progresso sociale.

Libonati

Studia all’Accademia Nazionale di Danza di Roma con Jean Cébron e si perfeziona al Folkwang Hochschule di Essen, da dove passa immediatamente nel Tanz Theater Wuppertal di Pina Bausch, della quale diventa una delle interpreti più incisive ed emozionanti in lavori della produzione degli anni 80, quali Blaubart, 1980 e Palermo Palermo .

Loggetta,

Compagnia della Loggetta nasce nei primi anni ’60, ma tentativi più volte interrotti di dare vita a un gruppo teatrale si registrano fin dal primo dopoguerra, caratterizzandosi nei suoi primi anni (dal ’60 al ’69) per il lavoro svolto sul piano locale. Gli autori frequentati sono Beckett, Genet, Ionesco, ma anche Büchner e Pirandello e le regie sono quasi integralmente curate da Mina Mezzadri, che allestisce anche suoi testi come L’obbedienza non è più una virtù. In seguito, dal ’67 al ’74, in linea con il clima del tempo, si alternano spettacoli a direzione collettiva (dopo l’uscita della Mezzadri, preceduta dal discusso Sette contro Tebe , presentato alla Biennale) a regie di M. Parodi (I carabinieri di Ioppolo), di Nuccio Ambrosino e di C. Bene (Arden of Feversham). Nel 1971 G. Scabia porta alla Biennale di Venezia il suo Scontri generali, tra i cui interpreti c’è M. Castri, futuro animatore della realtà bresciana. Sarà infatti Castri che con la Loggetta, al cui nome dal 1976 viene affiancato quello di Centro Teatrale Bresciano, inizierà una ricognizione nel teatro pirandelliano con i tre allestimenti di Vestire gli ignudi, La vita che ti diedi e Così è (se vi pare), seguiti da Hedda Gabler (1980) e nel 1985 Piccolo Eyolf di Ibsen. Nello stesso anno Castri guida la compagnia in un ‘Viaggio intorno a Goethe’, iniziato con l’Urfaust, presentato in anteprima al XXXIII Festival internazionale del Teatro di Venezia e che sarebbe dovuto proseguire con Faust I e Faust II nelle stagioni seguenti. L’esperienza finisce lì; ma Castri firma altre importanti regie come Il gabbiano (1987) di Cechov, John Gabriel Borkman (1987) di Ibsen e Fedra (1988) di G. D’Annunzio. Più di recente il Cbt è stato diretto da Sandro Sequi che ha messo in scena: Hotel dea Ames (1990) di Enrico Groppali, Britannico-Berenice (1991) di Jean Racine, La sposa di campagna (1994) di William Wycherly e Macbeth (1996) di W. Shakespeare.

LuPone

Pare che all’eta di quattro anni Patty LuPone si esibisce in certi numeri di tip-tap; peraltro è accertato che abbia studiato danza con Martha Graham e canto e recitazione alla celebre Julliard School. Dal 1968 al ’74 è nella John Houseman Actor’s Company; debutterà nel suo primo musical The Robber Bridegroomn a Broadway, nel ’75, ma non è un successo. Anche The Eaker’s Wife (1976) e Working , del ’78, non funzionano. Ma nel 1979 la LuPone è Evita , nel ruolo del titolo, a New York: senza dubbio la migliore fra tutte le cantanti attrici che avevano interpretato il personaggio o lo interpreteranno, LuPone, quel 25 settembre, diventa una star. Dopo molte delle 1.567 repliche di Evita a Broadway, l’attrice torna al teatro di prosa e fa un paio di tentativi con il cinema, che però non portano, da nessuna parte. In compenso nel 1985 è protagonista di The Cradle Will Rock a Londra, con la compagnia di John Houseman, e poi, prima attrice americana ad ottenere questa possibilità in Gran Bretagna, partecipa a Les Miserables , premiata per entrambe le interpretazioni con Olivier Award. Nel 1987 è protagonista a Broadway di un revival di Anything Goes di Cole Porter, e viene premiata con Tony Award e Drama Desk Award.

Apparentemente, quando la LuPone viene scelta da Andrew Lloyd Webber come protagonista per il suo Sunset Boulevard , ha ottenuto il ruolo della sua vita (se lo contendevano Meryl Streep, Angela Lansbury, Liza Minnelli, Julie Andrews e anche altre): la prima assoluta, al Festival di Sydmonton, nel ’92 è un trionfo per la LuPone, e così quando lo show vede la luce a Londra, nel luglio del ’93, la LuPone è osannata e, in effetti, è magnifica per voce, impeto drammatico, emozione, ma purtroppo lo spettacolo non funziona come l’autore-Mida vorrebbe, e LuPone viene sostituita. Lei si prende un breve riposo, registra un disco di canzoni di Irving Berlin, e torna a Broadway con una sontuosa edizione di Pal Joey in concerto (1995). Qualche mese dopo il 12 ottobre 1995 presenta un concerto al Walter Kerr Theatre (Patty LuPone on Broadway) che ottiene eccellenti critiche, gran successo e la conferma una delle poche grandi figure del musical in questi anni.

Labis

Allievo dell’Opéra di Parigi, ne è divenuto primo ballerino e étoile, e vi ha interpretato Pas de dieux di Gene Kelly (1960). Successivamente ha interpretato vari balletti di Lifar, Balanchine e Béjart. Danseur noble e partner di stelle come Margot Fonteyn, Claude Bessy, Yvette Chauviré, ha eseguito classici come Il lago dei cigni al Covent Garden e all’Opéra di Parigi. In Italia ha interpretato Giselle accanto a Carla Fracci alla Scala e all’Opera di Roma. In varie occasioni ha danzato anche con la moglie, l’étoile dell’Opéra Christiane Vlassi.

Lugné-Poe

Come per molti teatranti di quest’epoca la formazione di Aurelien François Marie Lugné-Poe è amatoriale (un gruppo di giovani, tutti allievi del Liceo Condorcet di Parigi), ma ben presto la sua vocazione si incanala in studi regolari al prestigioso Conservatoire. Mentre è ancora studente, con uno pseudonimo, debutta al Théâtre Libre di Antoine, che abbandonerà un anno dopo, nel 1888. Ma l’incontro maggiormente significativo nella carriera di L.-P., che come attore eccelle in parti da vecchio, è quello con il teatro simbolista del belga Maurice Maeterlinck di cui interpreterà sia I ciechi che L’intrusa e Pelléas et Melisande . Il 5 ottobre del 1893 fonda il Théâtre de l’Oeuvre che inaugura con la rappresentazione di Rosmersholm primo dei molti Ibsen (fra di essi ricordiamo almeno Il costruttore Solness , Il piccolo Eyolf , John Gabriel Borkman ) della sua vita dove getta le basi di quello che sarà, in sintonia con il movimento simbolista, il suo stile: scenografia creata da pittori come Vuillard e Denis, nessun effetto di prospettiva, tinte quasi spente, oggetti di scena ridotti al minimo. A questo prosciugamento scenico si accompagna uno stile interpretativo estremo: lineare, senza orpelli ed effetti, tutto puntato sul valore della parola, monocorde. Per definirlo i critici si rifanno a dei paragoni religiosi: L.-P. recita come se dicesse messa, come se interpretasse gli oracoli. Il divorzio dal simbolismo si consuma nel 1897 con reciproche accuse di tradimento; poco prima, però, L.-P. è protagonista di una serata scandalosamente memorabile come regista di Ubu re , andato in scena fra fischi e applausi il 9 e il 10 dicembre 1896. Da quel momento peregrina da una situazione a un’altra: è impresario con la Duse, per esempio, anche se, di tanto in tanto, il Théâtre dell’Oeuvre, che non ha mai avuto fissa dimora, riapre, ora qua ora là, i suoi battenti fino al 1933 quando il suo animatore diventa critico teatrale dell'”Avenir” e scrive i suoi ricordi ( La parade ). Non smette però di essere regista: è del 1934 il suo primo film La signora dalle camelie con Y. Printemps e P. Fresnay mentre l’ultimo ruolo teatrale che interpreta è quello di un crudele padre puritano in Miss Ba . Muore per un attacco di cuore il 19 giugno del 1940. La Francia è in guerra e la sua morte passa quasi sotto silenzio.

Laban

Figura chiave del pensiero teorico sulla danza libera o danza assoluta, Rudolf von Laban ne è stato il primo e più profondo esponente, oltre a essere stato l’ideatore di un geniale sistema di notazione della danza – pubblicato nel 1920 e denominato Labanotation – che viene utilizzato ancora oggi dal Dance Notation Bureau di New York, dal Laban Centre a Londra e dal Kinetographic Institute a Essen. Figlio di un ufficiale dell’esercito austro-ungarico, viaggiò spesso con il padre entrando in contatto con le culture e il folclore di popoli diversi. Personalità vivace e curiosa, fece studi irregolari ma versatili, interessandosi di pittura, musica, poesia e teatro. A Parigi dove studiava architettura, si accostò agli studi teorici sul movimento di Delsarte e a varie forme di danza etnica (si recò anche in Nordafrica in tournée con una sua piccola compagnia di danzatori di rivista). Tornato in Germania lavorò prima come danzatore in varie compagnie a Lipsia, Vienna, Dresda. Il primo nucleo forte della sua attività di creatore e teorico della danza libera si coagula intorno al 1910 a Monaco, dove attorniato da alcuni allievi – tra cui Mary Wigman – diede vita nel 1913 alla prima grande comunità di danza libera e cominciò a elaborare il suo pensiero, volto a indagare e a ordinare sistematicamente i principi del movimento umano. Tra il 1914 e il 1930 fondò numerose altre scuole (nel 1919 Kurt Jooss, il suo più fedele seguace, iniziò a seguire le sue lezioni), teatri di danza e istituzioni, perseguendo il tentativo di realizzare, soprattutto in alcune regie d’opera, un’arte assoluta che riunisse in sé danza, musica e parola. Influenzato dalle teorie di Delsarte e da alcune intuizioni della Duncan, Laban sviluppò in questi anni una complessa e originale teoria, stabilendo l’indipendenza della danza dalle altre arti e concentrandosi sul concetto di movimento regolato da flussi energetici che si diramano dal centro del corpo alle membra (movimenti centrifughi, detti anche free flow) e movimenti centripeti (bound flow) che dalle estremità di braccia e gambe risalgono al torso.

Le sue indagini confluirono nella codificazione di sistemi teorici come la coreutica – la relazione del corpo nei confronti dello spazio intorno a sé – e l’eucinetica, ovvero la formulazione dei movimenti possibili in tutte le direzioni, per la cui analisi Laban propone la figura geometrica dell’icosaedro, sforzandosi di collegare le sequenze più armoniose dei possibili movimenti ai rapporti musicali e arrivando a una stretta connessione tra movimento ed emozione psicologica. La danza corale diventa così paragonabile a un’orchestra, in grado di esprimere tutta la gamma delle emozioni umane e rappresentare un’integrazione fra anima e corpo che permette alla danza di svolgere un ruolo educativo fondamentale. Particolarmente cari, sulla base di queste concezioni, furono dunque per Laban i numerosi esperimenti organizzati con masse di danzatori amatoriali (i Bewegungschöre). Sottovalutando in un primo tempo la minaccia e le vere motivazioni del nazismo, Laban pensò di poter sviluppare le potenzialità educative della danza per le masse accettando nel 1934 la nomina a di responsabile per tutta la Germania delle attività di danza e ponendosi sotto le dipendenze di Goebbels. La diversità di intenti provocò subito contrasti e la rottura avvenne nel ’36, quando Laban fu incaricato di preparare una spettacolare coreografia in occasione delle Olimpiadi per inaugurare un nuovo teatro all’aperto e il Festival delle arti che affiancava le attività sportive. Viste le prove, Goebbels ne proibì la rappresentazione, intravedendo nelle attività di Laban un pericoloso focolaio anticonformista. Laban se ne avvide ed emigrò subito dopo in Inghilterra, dove utilizzò le sue conoscenze sui movimenti corporei prima per la riabilitazione dei feriti in guerra e poi per uno studio sistematico per coordinare i movimenti degli operai delle industrie. Una ricerca culminata nella fondazione assieme alla sua collaboratrice Lisa Ullmann dell’Art of Movement Studio, a Manchester nel 1946, poi trasferito nel Surrey nel 1953. Tra i suoi testi fondamentali: Die Welt des Tanzers (Stoccarda 1920), Choreographie (Jena 1926), Schrifttanz (Vienna-Lipsia 1928), The Mastery of Movement on the Stage (Londra 1950), Choreutics (Londra 1966).

Lojodice

Giuliana Lojodice esordisce giovanissima in teatro, nel Crogiuolo di A. Miller, diretta da Visconti (1955), e si segnala, nel 1958, in Ricorda con rabbia di John Osborne, per la regia di G. Sbragia. Nel 1959 è Nina ne Il gabbiano , di A. Cechov, per la regia di Mario Ferrero. Attrice versatile e di intensa personalità, è protagonista di numerosi sceneggiati televisivi, come la Tragedia americana (1963) di T. Dreiser, diretta da A. G. Majano, o Il conte di Montecristo (1966, regia L. Fenoglio). Capace di passare agilmente dal registro tragico a quello comico alla commedia musicale, la Lojodice è accanto a Marcello Mastroianni in Ciao Rudy (1965-66) di Garinei e Giovannini. Nel 1966 incontra Aroldo Tieri, con cui darà vita ad un lungo e fortunato sodalizio umano ed artistico. La ditta Tieri-L. inizia il suo cammino con Uscirò dalla tua vita in taxi di Waterhouse e Hall, (1966, regia di Mario Ferrero), e affronta Feydeau, Pirandello, G. B. Shaw, Svevo, Molière (Il misantropo, 1985, regia L. Squarzina), Joyce ( Esuli ). Dal 1988, dopo un’intensa stagione al Teatro delle Arti di Roma (da ricordare Spirito allegro di Coward), la coppia lavora stabilmente con il regista Giancarlo Sepe: da questa collaborazione sono nate produzioni fortunate come Marionette che passione di Rosso di San Secondo (1988-89); La bugie con le gambe lunghe di Eduardo De Filippo (1990-92); Il tacchino di G. Feydeau (1994), Un marito ideale di Oscar Wilde (1995-97). Nel cinema si ricorda in Il morbidone di M. Franciosa; Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico scomparso in Africa , di E. Scola; e La vita è bella di R. Benigni.

Linke

Accanto a Pina Bausch e a Reinhild Hoffmann Susanne Linke costituisce il nucleo femminile storico del Tanztheater tedesco. Si forma a Berlino (1964-67) nello Studio di Mary Wigman: sua maestra è proprio la grande interprete della danza espressionista degli anni ’20. Ma ha anche l’occasione di incontrare Dore Hoyer, interprete nella compagnia Wigman, e direttrice della Scuola Wigman a Dresda, alla quale dedicherà un accorato omaggio, Affekte (1988), con il danzatore Urs Dietrich. Lasciata la Wigman, studia balletto e danza moderna alla Folkwang Hochschüle fondata da Kurt Jooss, a Essen. Qui si unisce alla compagnia espressione della celebre scuola, il Folkwang-Tanzstudio e vi danza per tre anni (1970-73), sotto la direzione della Bausch. Ma inizia anche a creare proprie coreografie ( Dans funebre, Puppe e Trop tard ) che suscitano interesse in concorsi e premi internazionali. Nel decennio 1975-85 passa alla direzione artistica del Tanzstudio (sino al 1977 con la Hoffmann) ma contemporaneamente compie tournée in tutto il mondo nelle quali mostra le sue danze solistiche, in particolare Wandlung (sviluppo di Dans funebre su musica di Franz Schubert, 1976), Im Bade Wannen (musica di Satie, 1980), – l’assolo con la vasca da bagno, diventato famoso anche in Italia, a partire dal 1982, Flut (musica di Gabriel Fauré, 1981) e Es schawant (musica di Cajkovskij, 1982).

Tutte coreografie in cui già si chiarisce la sua spiccata propensione per il movimento fluido e morbido, in una tensione narrativa che non perde mai di vista la metafora propria al linguaggio danzato. Più realistici, in parte prosaici e certamente legati al momento storico in cui sono stati allestiti, i primi pezzi `femministi’ di gruppo: Frauenballet (1981), Wir können nicht alle nur Schw&aulm;ne sein (1982) e Am Reigenplatz (1983). Il successivo Schritte Verfolgen (1985), un assolo creato in collaborazione con l’artista visivo Va Wölfl, inaugura la sua attività di coreografa free-lance a cui fanno seguito coreografie per gruppi internazionali, come la Limón Dance Company ( Also Egmont Bitte , 1986) e il G.R.C.O.P. dell’Opéra di Parigi ( Jardin Cour, 1988). Con Ruhr-Ort (1993) e M&aulm;rkische Landschaft (1994) torna a allestire danze per un gruppo di danzatori espressione della scuola di Essen ma questa volta sono solo danzatori-uomini. L’obiettivo di misurarsi con un tipo di energia e di presenza scenica forte e virile, alla quale presta l’ampiezza dei suoi movimenti ma anche le svelte annotazioni ironiche di una donna-coreografa che osserva la `società maschile’, si estende al pezzo, creato a quattro mani con Urs Dietrich, Da war plötzlich… Herzkammern (1996), interpretato dal solo Dietrich. Consapevole della precarietà del repertorio contemporaneo, dedica al collega Gerhard Bohner, prematuramente scomparso, l’assolo Dialog mit G.B. (sulle Sonatas and Interludes per pianoforte preparato di John Cage, 1994) di cui è interprete in un programma che comprende un altro suo assolo, Carte Blanche für S.L. (musica Arvo P&aulm;rt) in cui troneggiano le sculture di Robert Schad. Nella stagione 1996-97 accetta la direzione della compagnia di danza del Teatro di Brema per la quale allestisce, oltre a sue coreografie del passato ( Frauenballet, Also Egmont, Bitte ), novità come Heisse/Luft (1997), non rinunciando all’attività interpretativa. Nel 1998 prepara con Reinhild Hoffmann un duetto che è memoria storica del `neoespressionismo’ degli anni ’60 e insieme sua declinazione linguistica attuale.

Lawrence

Ragazzina ricca di versatilità e virtuosismo, Gertrude Lawrence si esibisce nei teatri del West End londinese, dove entra in amicizia con un Noël Coward non ancora adolescente, amicizia destinata a durare per tutta la vita. Trasferitasi a New York, il suo stile stravagante e sofisticato, le sue bizzarrie e la vitalità trascinante anche fuori dalla scena la rendono ben presto la musa dei ‘roaring Twenties’, al fianco di personaggi come Zelda e Scott Fitzgerald. In teatro conquista il pubblico in London Calling (1923), scritto per lei da Coward, mentre sullo schermo partecipa a sei film, dei quali solo Battle of Paris (1929) è un musical. Nel 1926 Gershwin compone per la sua voce la partitura musicale di Oh, Kay! , spettacolo in cui a lei per prima vengono affidati brani destinati alla fama come “Dear Little Girl” e “Someone To Watch Over Me”. Due anni dopo conosce i trionfi londinesi con la stessa commedia musicale. Fa di nuovo coppia con Coward in Vite private (1931) e in To-Night at 8:30 (1936) in cui esegue anche alcune canzoni di mano dello stesso Coward. Nello spettacolo Lady in the Dark (1941) con musiche di Kurt Weill presta la propria fama come trampolino di lancio per lo sconosciuto Danny Kaye. Nella prima versione cinematografica di Zoo di vetro (1950) interpreta la difficile parte della madre. Il suo capolavoro teatrale è considerato il musical Il Re ed io (1951), dove è la battagliera istitutrice inglese alla corte del Siam, ruolo pensato espressamente per lei da Rodgers e Hammerstein. Lascia incise moltissime delle canzoni composte a misura delle sue potenzialità dai più importanti autori (Berlin, Porter, Weill e Gershwin tra gli altri) e si racconta senza falsi pudori, non tacendo il lungo periodo da alcolista, nel libro autobiografico A Star Danced pubblicato nel 1945. Nel 1968 il suo personaggio caparbio e determinato è stato portato sullo schermo da Julie Andrews nel film biografico Un giorno… di prima mattina .

Larrieu

Dopo studi di ornitologia, è passato alla danza distinguendosi come allievo di talento di C. Carlson presso il Grcop dell’Opéra di Parigi. Ha poi danzato con A.M. Reynaud e Régine Chopinot finché nel 1982 (anno in cui a Bagnolet ottiene un secondo premio per la coreografia) dà vita a una sua compagnia (Astrakan) per la quale creò una lunga serie di lavori, la cui originalità cattura l’attenzione per le stravaganze e le ambiguità di cui sono ricchi e nei quali spesso traspaiono riferimenti al mondo animale e vegetale: per questo L. è stato definito `jardinier philosophe’. Oltre a Chiquenade , una delle prime coreografie, il suo vario e vasto repertorio comprende titoli come La Peau et les os , Un sucre ou deux , l’emblematico e assai fortunato Romance en stuc (1985), pièce indirettamente ispirata a un romantico racconto di T. Gautier. E ancora, Waterproof , Jungle sur le Planéte Vénus (1987, creato per il Balletto di Francoforte), Anima e, nei primi anni ’90, la trilogia La route , comprendente Mes marchands , Les batisseurs e Les Prophètes .

London Contemporary Dance Theatre

Ispirato dalla tournée londinese della compagnia di M. Graham, il London Contemporary Dance Theatre ha invitato alcuni suoi interpreti a impartire il `metodo Graham’ ai danzatori inglesi. Robert Cohan ne è stato a lungo direttore e coreografo principale, e Noemi Lapzeson e William Louther hanno dato un contributo importante alla crescita del gruppo. La Graham ha concesso alla compagnia di eseguire due sue coreografie: El Penitente e Diversion Of Angels ; in seguito il gruppo si è concentrato sulla creazione, lavorando in particolare con Robert North e Richard Alston. Siobhan Davies è tra i coreografi formati dalla compagnia. Malgrado i successi in patria e all’estero, il complesso è stato chiuso nel 1994 dall’Arts Council (l’ente governativo che elargisce le eventuali sovvenzioni). Un certo numero di danzatori è passato alla compagnia di Richard Alston. La scuola, nata prima del complesso stesso, continua invece la sua attività.

Lewis

Robert Lewis si formò come attore al Group Theatre, dove debuttò come regista mettendo in scena nel 1939 le prime commedie di W. Saroyan. Nel dopoguerra si dedicò stabilmente alla regia, firmando fra l’altro due spettacoli di grande successo, il musical Brigadoon di Lerner e Loewe e la commedia di J. Patrick La casa da tè della luna d’agosto . Nel 1947 fu tra i fondatori dell’Actor’s Studio, da cui si staccò nel 1951; continuò quindi a insegnare la sua personale visione del sistema di Stanislavskij, contrapposta a quella di Strasberg, ed esposta nel volume Metodo o follia? (Method or Madness?, 1958) privatamente e in varie università.

Le Riche

Allievo di S. Peretti alla scuola dell’Opéra di Parigi, viene scritturato sedicenne dal medesimo teatro. Da allora, danzatore sicuro ed elegante, compie una rapida e brillante carriera, fino a essere nominato étoile da P. Dupond (1993) dopo una memorabile interpretazione di Albrecht in Giselle . Vasto è il suo repertorio che, oltre ai classici, comprende molti lavori di coreografi contemporanei, come Robbins, Kylián, Ek e Tharp. R. Petit lo ha scelto quale protagonista del suo Gattopardo (Palermo 1995) e A. Preljocaj lo ha voluto tra gli interpreti di Casanova (Opéra 1998).

Lüders

Studia presso la scuola del Balletto reale danese, divenedone primo ballerino. In seguito danza come primo ballerino con numerose compagnie in Europa e Usa, fra cui il London Festival Ballet (1973-75) e il New York City Ballet (1975).

Lenya

Dopo aver studiato danza classica e recitazione a Zurigo, nel 1931 consegue il primo grande successo nel ruolo di Jenny, nella messa in scena dell’opera musicale Ascesa e caduta della città di Mahagonny , di Brecht e Weill (suo marito). In seguito interpreta altri ruoli importanti come quello di Polly ne L’opera da tre soldi di Brecht e Weill (la prima è rappresentata nel 1928 al Theater am Schiffbauerdamm a Berlino); il ruolo di Anna in Pioniere in Ingolstadt di M. Fleisser (la prima ha luogo nello stesso teatro nel 1929); il ruolo di Ismene nell’ Edipo rappresentato nel 1929 allo Staatstheater di Berlino con la regia di L. Jessner. Nel 1933 emigra in Francia e tiene concerti a Parigi e a Londra. Nel 1937 giunge negli Usa dove continua il suo lavoro (da ricordare il ruolo di Miriam nella messa in scena di The Eternal Road di Werfel con la regia di Reinhardt a New York). Nel 1965 recita ancora nell’ Opera da tre soldi , messa in scena a Recklinghausen nell’ambito delle Ruhrfestspielen. L. ha interpretato anche numerosi film e inciso diverse raccolte di canzoni.

Liguori

Formatosi al conservatorio di Milano, Gaetano Liguori si avvicina alla musica elettronica e al free jazz. Scrive musica per il teatro, tra cui alcuni spettacoli di Dario Fo. Collabora nel 1976 con Demetrio Stratos con Cantata per Taal Al Zaatar . Scrive l’opera Tetakkon , anagramma di Kontakte di Stockhausen. Dal 1990 propone lo spettacolo di cabaret e poesie Da Sogni e da città e dal 1997 lo spettacolo La linea d’ombra.

Lonsdale

Nella prima fase della sua carriera ha scritto testi per operette e commedie musicali, ma ha raggiunto il successo con Non siamo tutti (Aren’t We All, 1923), nuova versione della sua commedia La gente migliore (The Best People, 1909). In Pulizie di primavera (Spring Cleaning, 1925) un marito porta a un pranzo organizzato dalla moglie una donna di malaffare, ne L’ultima di Mrs. Cheyney (The Last of M.C., 1925) una ladra di gioielli finisce per farla franca. Da ricordare ancora Esame (On Approval, 1925), I canarini qualche volta cantano ( Canaries Sometimes Sing , 1929) e The Waythings Go (1950). Pur mancando di vera originalità, di forza tematica e di interesse sociologico, la sua opera ha retto a lungo la prova del palcoscenico grazie alla perfezione tecnica del meccanismo teatrale: una finzione che obbedisce a regole tutte interne a essa.

Leeder

Sigurd Leeder studia sotto la guida di Laban ad Amburgo e debutta come danzatore e attore nel 1920. Quattro anni dopo entra nella Münster Neue Tanzbühne, e diviene uno dei collaboratori più stretti di Kurt Jooss. Primo ballerino a Essen dal 1927 al 1934 e artista ospite di Jooss nel 1932, gira con lui in tournée e con uno spettacolo di assoli dal titolo Two Male Dancers . Insegnante alla scuola di Ida Rubinstein nel 1933, insegna anche alla Folkwang Schule di Essen. Quando la compagnia di Jooss, in seguito alle intimidazioni dei nazisti, emigra in Inghilterra nel 1934, Leeder la raggiunge e diviene condirettore del Jooss-Leeder Dance Studio a Dartington e Cambridge dal 1934 al 1941. Fu danzatore e maître de ballet per i Balletti Jooss (così era stata ribattezzata la compagnia) dal 1942 al 1947. Nel 1943 creò la coreografia Sailor’s Fancy . Dopo la guerra e dopo lo scioglimento della compagnia, insegna a Londra dal 1947 al 1958 per poi trasferirsi a Santiago del Cile, dove continua a insegnare fino al 1965. Si trasferisce quindi definitivamente a Herisau, in Svizzera.

Las Vegas

Se esiste una città, in questa fine secolo, che si può considerare sede naturale di entertainment, sfarzo e grandi spettacoli dal vivo visti ogni anno da milioni di spettatori, questa è Las Vegas, che ha maturato questo status in tempi relativamente recenti. Nel secolo scorso era infatti solo una tappa in una zona di passaggio ad ovest per i cercatori d’oro che si dirigevano in California. Las Vegas conosce un primo momento di gloria nel 1931, quando viene costruita la Boulder Dam (poi dedicata a Roosevelt e infine nominata Hoover), un enorme diga, alta la metà del’Empire State Building, che fornisce energia elettrica alla zona e dà il via all’industria turistica del luogo, con milioni di americani che vengono ad ammirare l’ottava meraviglia del mondo’. Ma il 1931 rimane memorabile per un altro motivo: il repubblicano Phil Tobin rilegalizza il gioco d’azzardo, che era stato proibito dai tempi dei pionieri. Immediatamente piovono sul posto capitali illegali di mafiosi, che vengono riciclati nella costruzione di lussuosi Hotel Casino, ospitanti grandi spettacoli. Il primo di questi è il Flamingo di Bugsy Siegel, al cui spettacolo di apertura partecipa Jimmy Durante. È poi la volta del Desert Inn, che ospita star come Frank Sinatra o Danny Kaye. Nei primi anni ’50 due importanti novità negli States viene nominata una commissione federale severissima contro le bische clandestine, la commissione `Kefauver’, che provoca ulteriore concentrazione di capitali, laddove il gioco è legale. Inoltre il Nevada diventa la zona dei test atomici, funzionali soprattutto alla guerra di Corea. Incredibile ma vero, persino le enormi esplosioni a fungo vengono trasformati in attrazione turistica. Nascono il Sahara e il Sands, il Dunes, il Riviera, il Freemont, lo Stardust.

Rimane celebre la battuta di J. Lewis: «Ho appena incontrato un tale che non stava costruendo un hotel». Importante è l’arrivo del plurimiliardario Howard Hughes, che ridà un’immagine onesta alla città, ripulendola dai soldi riciclati dei mafiosi. Sono anni in cui si afferma l’estetica dei `Floor Show’, spettacoli basati soprattutto sul nome di grande richiamo esposto sul marquee (il cartellone luminoso di fronte al locale che segnala gli spettacoli presentati). Frank Sinatra, Bing Crosby, Tom Jones, Sammy Davis Jr., Dean Martin sono solo alcuni dei nomi che si esibiscono nella città del Nevada, di solito preceduti da balletti di succinte ragazze, un mago ed un paio di attrazioni circensi (gli specialty acts ). Frank Sinatra e il suo clan si stabiliscono, al Dune, in maniera quasi stabile, realizzandovi fra l’altro il film Colpo grosso (1960) di Lewis Milestone. Intanto per Las Vegas avvengono importanti cambiamenti: nel 1958 lo Stardust presenta Lido de Paris, mutando l’approccio agli spettacoli), nei quali perde importanza la figura della stella e ne acquista il concetto di rivista a grande spettacolo: una produzione globale, con costumi, scenografie e coreografie creati appositamente di volta in volta. La produzione costa moltissimo ma può essere velocemente ammortizzata e il nome del locale aumenta il proprio prestigio, invece che quello di personaggi già famosi e super pagati. Nella seconda metà dei ’60 altri importanti cambiamenti: Jay Sarno fonda il pacchiano Caesars Palace, il primo di una lunga serie di hotel `a tema’ e nel 1968 il Circus Circus. È l’affermazione del kitsch. Si perde il concetto di sfarzo ed eleganza, fino ad allora simbolo della città. Si allarga il target dei visitatori: non più solo giocatori d’azzardo, ma un pubblico assai vasto. Gli adulti si recano al Circus Circus con i figli, che assistono allo spettacolo mentre loro giocano alle macchinette.

L’estetica delle produzioni viene modificata negli stili: la rivista Splash al Riviera è `moderna’ con musica rock, motociclisti e vestiti punk, piuttosto che lustrini e piume di struzzo, ma la struttura non cambia. La vera svolta arriva negli anni ’90, `che affermano il concetto di family entertainment’, con hotel-luna park in grado di offrire divertimento all’intera famiglia. Oltre al capostipite Caesar, sorgono l’MGM Grand, che ospita il costosissimo EFX (40 milioni di dollari) con la star Michael Crawford; l’Excalibur, di ambientazione fantasy medioevale; il Luxor, sull’antico Egitto; il Mirage e il Treasure Island, di ispirazione `tropicale’, con all’esterno la riproduzione di un vulcano, che erutta ogni quarto d’ora dopo il tramonto del sole e un vascello di corsari che assalta un veliero. Questi ultimi sono anche gli hotel che ospitano gli spettacoli di maggior successo degli ultimi dieci anni: quello dei maghi Sigfried & Roy e Mystère del Cirque du Soleil. Prima di questo momento giocolieri e acrobati, che pure hanno sempre avuto un enorme mercato a L.V., si esibiscono soprattutto davanti al sipario, mentre sul palcoscenico vengono cambiate le grandi scenografie. Gli spettacoli `new age’ del Soleil riportano l’attenzione sulle meraviglie del corpo in armonia con musica e luci. È enorme l’impatto sul pubblico. Da notare che l’evoluzione estetica degli spettacoli di L.V. viene seguita anche da teatri di altre località che hanno la caratteristica di fondare la propria ragion d’essere sul gioco d’azzardo (Sun City in Sudafrica e altri Hotel Casino in Australia, in Corea del Sud o negli Emirati Arabi).

Lazaridis

Stefanos Lazaridis ha studiato all’Ecole des Beaux Arts a Parigi e a Londra, dove ora vive. Nel 1967 debutta professionalmente, progettando le scene per Eccentricities of a Nightingale di T. Williams. Dal 1970 ha disegnato oltre venticinque produzioni per l’English National Opera, tra cui il premiato Doktor Faust di Busoni. Delle sue numerose produzioni per il teatro d’opera ricordiamo Rigoletto (1984, regia di J. Ljubimov) e Tosca per il Maggio musicale fiorentino (1986, regia di J. Miller); Tristano e Isotta per il Comunale di Bologna (1983, regia di Ljubimov); Moïse et Pharaon di Rossini nel 1977 al Festival di Pesaro; Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo alla Staatsoper di Berlino; La fanciulla del West di Puccini al Teatro alla Scala (1991, regia di Miller). Per il Festival di Bregenz elabora gli allestimenti per Nabucco di Verdi e Fidelio di Beethoven. Per il teatro di prosa ha curato la scenografia per l’adattamento de I demoni di Dostoevskij; inoltre disegna l’allestimento per Piccole tragedie di Puškin (entrambi a Bologna con la regia di Ljubimov). Nelle sue ultime produzioni per la Scottish Opera porta in scena Oedipus rex di Stravinskij e Il castello del principe Barbablù di Bartók. I suoi progetti scenografici sono stati esposti in numerosi mostre in Europa e Giappone.

Lyon Opéra Ballet

Lyon Opéra Ballet nasce nel 1969 allorché sull’onda dei trionfi di Béjart, che con il Ballet du XXème Siècle ha donato vitalità e nuovo interesse alla danza, Louis Erlo, direttore dell’Opéra di Lione, decide di ridare slancio al balletto e chiama alla direzione della compagnia l’italiano Vittorio Biagi. Il vero decollo della stessa avviene però solo alcuni anni dopo con l’arrivo (1985) alla direzione di Françoise Adret che commissiona a Maguy Marin, conosciuta per le sue coreografie d’avanguardia, Cendrillon (1985); lavoro che diventa subito un successo mondiale e che nel giro di pochi anni viene replicato (un record dei tempi moderni) oltre 350 volte. Nel 1992 alla direzione viene chiamato Yorgos Loukos che raccoglie, sviluppa e moltiplica quel successo chiamando i grandi della coreografia europea e facendo del L.O.B. uno dei migliori prodotti d’esportazione della danza ‘made in France’. Oltre alla Marin, che allestirà una moderna versione di Coppélia e Les sept péchés capitaux e ad Angelin Preljocaj, che in precedenza (1990) a Lione aveva già presentato la sua dura, violenta e attualissima versione di Roméo et Juliette, passano sulla scena Kylian, Forsythe, Ek, Bill T. Jones e molti altri coreografi delle ultime generazioni.

Lillo

Soubrettina assai bella, Flora Lillo ebbe successo negli anni 1950-1960 accanto a comici famosi e nello stesso periodo ebbe notorietà per il legame, dal 1956 al 1961, con Mike Bongiorno, il divo di Lascia o raddoppia? . Nel 1950 debuttò come ballerina di fila in Buondì zia Margherita . Una sera le `saltò’ il reggiseno (alle soubrettine accadeva di frequente) e finì in commissariato. Nella stagione 1950-51 partecipò a Votate per Venere , uno dei migliori spettacoli di Macario su testi di Vergani e Falconi. Primadonna era Elena Giusti, in un sommario e galeotto costume di piume; nel cast, accanto alla L., altre soubrettine di bel nome: Lauretta Masiero, Dorian Gray, Gladys Popescu. `Spalla’ di Macario, il fedele Carlo Rizzo; comico giovane, Gino Bramieri. Nella stagione successiva, 1951-52, fu accanto a Nino Taranto in Cavalcata di mezzo secolo di Nelli e Mangini (di moda, alla virata del mezzo secolo, appunto, i riassunti dei primi cinquanta anni alla ribalta: le canzoni, le scenette, ecc.). Nel cast, il redivivo Polidor, comico del cinema muto. Ancora con Macario nella stagione 1952-53 in Pericolo rosa di Rovi-Puntoni-Verde: si trattava di trovare una formula segreta scritta con inchiostro simpatico su un reggiseno inafferrabile… Affronta il ruolo di giovane matrigna, concorrente di cinque figliastre in cerca di marito, nella rivista L’uomo si conquista la domenica di Amendola e Mac. Tra le figliastre, si distingue per brio la giovane Sandra Mondaini.

Ljubimov

Jurij Petrovic Ljubimov frequenta la scuola del teatro Vachtangov, dove insegna fra l’altro il grande attore Scukin. Durante e dopo la guerra interpreta molti ruoli sia al Teatro Vachtangov sia al cinema (Cyrano 1951, Tjatin in Egor Bulycov e altri di Gor’kij per cui riceve il premio Stalin nel 1951, Treplev in Il gabbiano di Cechov, 1954; Romeo, 1956). A partire dal 1959 insegna alla scuola del Teatro Vachtangov (chiamata Istituto Scukin in onore dell’attore scomparso): nel 1963 con gli allievi mette in scena L’anima buona di Sezuan di Brecht, che suscita scalpore per la forza del discorso politico che sottende lo spettacolo. Nel 1964 viene nominato direttore del Teatro Taganka: riprende il testo di Brecht con gli allievi della scuola che formano la nuova compagnia, a cui si unisce alla fine dell’anno Vladimir Vysockij, noto cantautore non allineato che diventa popolarissimo, grazie ad alcune interpretazioni di straordinaria intensità (Galileo nell’omonimo testo di Brecht, Amleto, Lopachin ne Il giardino dei ciliegi ecc;). Ljubimov inaugura un nuovo genere di spettacolo: il montaggio di testi di poesia o di prosa, mescolati a canzoni spesso composte dagli attori stessi, soprattutto Vysockij, di autori classici o contemporanei, sempre comunque con precisi e polemici riferimenti all’attualità difficile, opprimente (va ricordato che nell’ottobre del 1964, Chrusciov viene destituito e inizia la plumbea era di Breznev: non a caso nel 1964 c’è il processo e la condanna del poeta Brodskij e nel 1965 l’altrettanto scandaloso processo agli scrittori Sinjavskij e Daniel).

Ogni nuovo spettacolo è per il pubblico moscovita un evento: coinvolto direttamente nel lavoro degli attori, aderisce con entusiasmo al tono anticonformista, alla libertà di lettura, al coraggio nel parlare apertamente del male di vivere di quegli anni. Fondamentale resta in tutti questi anni la collaborazione con lo scenografo D. Borovskij, che con pochi elementi crea scenografie di straordinario interesse (il sipario di luce utilizzato in molti spettacoli, la grande rete di corda per Amleto ecc.). Esempi dei montaggi sono: Un eroe del nostro tempo da testi di Lermontov (1964), Gli antimondi da Voznessenskij (1965), I dieci giorni che sconvolsero il mondo testi sulla Rivoluzione d’ottobre sulla base del volume omonimo di J. Reed (1965), Ascoltate! Majakovskij , montaggio di versi majakovskiani (1967), Pugacev da Esenin (1967), Che fare da Cernysevskij (1970), Credi, compagno… montaggio di testi puskiniani (1973), I cavalli di legno da una serie di racconti di F. Abramov sulla dura realtà contadina (1974), Lo scambio da un racconto di J.Trifonov sulla difficoltà di trovare alloggio a Mosca (1976), Delitto e castigo da Dostoevskij (1979), Il maestro e Margherita da Bulgakov (preparato nel 1977, autorizzato solo nel 1980), La casa sul lungofiume da Ju.Trifonov sulle purghe staliniane (1980). Accanto ai montaggi, alcuni spettacoli di grande richiamo, anch’essi in aperta polemica con la tradizione e con la linea di partito: Vita di Galilei di Brecht (1966), Tartufo di Molière (1968), Amleto di Shakespeare (1971), Tre sorelle di Cechov (1981). Nel periodo brezneviano la persecuzione politica di L. è incessante: vengono vietati spettacoli come Caligola di Camus, Marat/Sade di Weiss, Il suicida di Erdman, un montaggio di cronache shakespeariane (da Enrico V , Riccardo II e Riccardo III ), una riduzione dei Demoni di Dostoevskij, alcuni montaggi poetici fra cui quello in memoria di Vysockij. Non solo: molto delle tournée all’estero della compagnia, su invito dei maggiori festival europei, non vengono autorizzate; altri inviti personali a Ljubimov per regie o partecipazioni a congressi gli vengono negate. La situazione è talmente insopportabile che L. è costretto a rivolgersi direttamente a Breznev per chiedere quale futuro è previsto per il teatro e per lui personalmente. Nel 1975 viene autorizzato a recarsi a Milano per la regia di Al gran sole carico d’amore di Ljubimov Nono alla Scala.

Nel 1977 finalmente il teatro va in tournée a Parigi, nell’ambito del festival d’Automne e Ljubimov riceve il premio per la miglior regia (Amleto). Sempre alla Scala di Milano dirige Boris Godunov (1979), Chovanscina (1981), al Maggio musicale fiorentino Rigoletto (1984). Nel 1984, essendo ancor peggiorati i rapporti con il potere sovietico, Ljubimov  viene sostituito senza preavviso alla direzione della Taganka (gli subentra A. Efros) e poco dopo gli viene tolta la nazionalità sovietica. Il suo nome viene cancellato dalle locandine del teatro. Inizia il periodo di esilio (1984-1988), durante il quale L. lavora in vari paesi europei, fra cui l’Italia ( Delitto e castigo da Dostoevskij all’ATER di Bologna 1984; La passione secondo Matteo di Bach alla chiesa di S. Marco a Milano per la Scala 1985; Le piccole tragedie di Puškin all’ATER di Bologna 1985; I demoni da Dostoevskij a Karlsruhe1986; Jenufa di Janacek all’Opera di Zurigo 1986). Nel 1988, con Gorbacev a capo del governo, Ljubimov ritorna a Mosca, a capo della Taganka, dove riprende le prove di Boris Godunov di Puškin e dello spettacolo dedicato a Vysockij, che cinque anni prima erano stati vietati. Ma il ritorno non è senza problemi: troppa attività all’estero (Ljubimov è nominato regista stabile all’Opera di Bonn), richiesta di pieni poteri nel caso di privatizzazione del teatro; parte degli attori, con a capo il direttore degli anni precedenti N. Gubenko, si dichiara insoddisfatto delle posizioni assunte da L. e chiede di gestire autonomamente una delle sale di cui dispone il teatro. Ljubimov accetta la divisione e continua l’attività con una sua compagnia con cui mette in scena I fratelli Karamazov (1997).

Louis

Studia con Halprin e Nikolais, del quale diventa il più stretto collaboratore (1949). Fonda poi un suo gruppo (1953) per il quale crea brani energici e plastici come Calligraph for Martyrs (1962), Junk Dances (1964), Proximities (1969), Index to Necessary Neuroses (1973), Porcelain Dialogues (1974), Sheherazade (1975), The City (1980). Curatore per la tv dei programmi Dance as an Art Form (1972) e di The Body as an Instrument , è autore del libro Inside Dance (1980). La sua danza, fluida e rigorosa, mai esplicitamente narrativa, è ricca di humour nell’ispirazione e nella qualità del movimento.

Larionov

Michail Fëdorovic Larionov fu, insieme alla moglie Natalja Goncarova, tra i principali esponenti del movimento pittorico del raggismo. Stretto collaboratore di Diaghilev e in seguito di Lifar, fu scenografo, aiuto-coreografo e consigliere artistico dei Ballets Russes. Pur sostenendo idee avanguardistiche, rimase sempre profondamente legato alla tradizione scenografica russa, piena di colore e di sapore esotico. Fra i lavori teatrali di cui si è occupato: Le soleil nuit (1915), balletto di Massine tratto dall’opera La fanciulla di neve; Contes Russes (1916), per il quale è assistito da N. Goncarova e Depero; Renard, di Stravinskij (1992), presentato all’Opéra di Parigi e ripreso nel 1929 con nuove scene, costumi e maschere commissionate da Diaghilev; Symphonie classique di Prokof’ev (1930); Sur le borysthène 1931, di Prokof’ev coreografia di S. Lifar.

Lewitzky

Allieva di Horton, con cui collabora (1934-1953) nel Lester Horton Dancers Group e poi nel Lester Horton Dance Theatre, creando ruoli principali in Sacre du Printemps (1937), Salome (1938) e Chronicle , Bella Lewitzky è a sua volta docente presso numerose scuole. Fonda la Dance Associates Fundation e poi la propria compagnia a Los Angeles (1971), ponendosi al centro del panorama della danza moderna sulla West Coast. Artista impegnata, fin dai tempi del lavoro con Horton, non solo sul terreno della ricerca tecnica e coreografica, ma anche politicamente e socialmente, lotta con tenacia contro ogni censura. La sua danza nasce e si sviluppa come espressione di libertà creativa, svincolata da qualsiasi obbligo che non sia intrinseco alle proprie esigenze poetiche. Nel 1996 il festival Oriente Occidente di Rovereto la sceglie come figura centrale del suo annuale programma dedicato ai maestri del ‘900, proponendone alcuni lavori esemplari: Inscape (1976), Impressions 1-Henry Moore (1987), Meta 4 , Episode 4/Turf (1994), Impressions 2- Vincent Van Gogh (1988).

Littizzetto

Diplomata al conservatorio di Torino in pianoforte, allieva della scuola di teatro di Michele Mauro, Luciana Littizzetto è una delle rappresentanti della scuola comica anni ’90. Giunta alla popolarità attraverso trasmissioni televisive di successo (Avanzi, Cielito lindo), i suoi personaggi (Minchia Sabbry, la ragazzina di periferia fidanzata con Minchia Tony, 1 metro e 20 di chiodo e camperos, o Mirella, l’enorme, intonso, attivista del gruppo parrocchiale Comunella e Liberatutti) sono ironici e scanzonati stereotipi (prevalentemente femminili), ispirati dalla società in cui sono nati. Con le trasmissioni tv Ciro il figlio di Target e Mai dire gol mette a punto nuovi personaggi di impatto immediato tra cui l’irresistibile Lolita. Nel suo più recente recital Bella di notte e racchia di giorno (1997-98), l’attrice presenta tutte le sue donne.

Legris

Manuel Legris a nove anni frequenta a Parigi il centro Goubé; a undici entra alla scuola dell’Opéra di Parigi dove quattro anni più tardi viene scritturato. Brillante danseur noble, ballerino forte e veloce in possesso di grandi qualità tecniche, è soprattutto con l’arrivo di Nureyev all’Opéra che le sue doti vengono apprezzate, permettendogli una rapida carriera. Soprattutto nel repertorio più classico (Il lago dei cigni, Giselle, Romeo e Giulietta, Don Chisciotte, Raymonda). Assai apprezzata è stata la sua ‘variazione lenta’ nel secondo atto de La bella addormentata nel bosco . Legris, che ha sovente come partner Elisabeth Maurin, ha ottenuto giovanissimo anche la Medaglia d’oro al concorso di Osaka. Nel 1998 si è distinto nel ruolo di Des Grieux (L’Histoire de Manon), accanto a Isabel Guerin.

Larible

David Larible fa parte della settima generazione di una famiglia di tradizione circense imparentata con i Travaglia. In pista sin da giovanissimo, si esibisce nelle discipline più diverse ottenendo una formazione enciclopedica. La famiglia è ingaggiata nei principali circhi italiani (Casartelli-De Rocchi, Darix Togni, Cesare Togni) ed europei (Nock, Bouglione, Krone, Tower Circus e Teatro Carré). In Sudamerica è da Tihany, Atayde e Fuentes. Dal 1986 al 1988 è ospite fisso del programma della televisione tedesca Sterne in der Manege . Acquisisce così un notevole bagaglio di esperienze, che contribuisce a impreziosire ulteriormente le sue naturali capacità. Sposa la trapezista messicana America Jiménez. Da Krone, fra i più importanti circhi tedeschi, dove è ingaggiata la famiglia, gli viene offerta la possibilità di intrattenere il pubblico all’ingresso, prima dello spettacolo. Ha così modo di osservare da vicino due dei più grandi clown del secolo, Charlie Rivel e Oleg Popov.

Negli stessi anni definisce il proprio personaggio, un augusto classico con un vestito grigio semplice, (in contrasto con l’allegria che esprime), un cappello alla Jackie Coogan de Il monello , un trucco leggero e il classico naso rosso. Si concentra prevalentemente su delle riprese corte e originali, sempre diverse, da effettuarsi fra un numero e l’altro dello spettacolo. Nel 1988 è chiamato dal principe Ranieri al festival di Montecarlo, dove vince a sorpresa un Clown d’argento. Dopo due anni partecipa ancora al festival ma fuori concorso. In Sudamerica, al circo Atayde, ha la possibilità di misurarsi con il pubblico dei grandi palazzi dello sport di una capienza superiore agli ottomila posti. Kenneth Feld lo vede e lo ingaggia come primo clown della storia di Ringling Bros. and Barnum & Bailey ad apparire come star della pista centrale. Da Ringling, dove viene chiamato `Il clown dei clown’, il processo produttivo impone un rinnovamento continuo dei propri numeri clowneschi.

David Larible cambia così il proprio approccio alla creazione, attingendo dal repertorio classico al quale, alla maniera della Commedia dell’Arte, apporta decisive innovazioni personalizzando o stravolgendo canovacci preesistenti. La pluriennale esperienza di trapezista, pattinatore, giocoliere, ballerino, acrobata a cavallo e altro ancora, lo dota di una struttura fisica massiccia e agile al tempo stesso, che egli comanda a piacimento arricchendo le sue riprese di un potenziale mimico enorme. Il successo in tutti gli Usa, dove il pubblico è multietnico, dimostra l’universalità della sua comicità. Dal 1996 approda al palcoscenico con uno `one-man-show’ dal titolo Scusi vuol partecipare? portato, in varie rassegne teatrali. Lo spettacolo è la messa in scena fluida e coordinata dei suoi migliori numeri. Il titolo la dice lunga sul tipo di sviluppo dato allo spettacolo, basato infatti principalmente sull’interazione fra pubblico e artista, suo `modus operandi’ prediletto.

Loudières

Entrata sedicenne all’Opéra di Parigi, Monique Loudières è stata nominata étoile nel 1982, al termine di una sua esibizione al festival di Nervi. Ad apprezzarne le doti fu soprattutto Nureyev, che seppe metterla in luce durante la sua permanenza nel teatro francese. Preziosa interprete di ruoli classici (Giselle, Aurora, Kitri, ecc.), ballerina ricca di calore interpretativo e dalla tecnica impeccabile, ha lavorato con molti maestri della coreografia contemporanea. Fra di essi, Béjart, Forsythe, la Tharp e Neumeier, che la prescelse per la sua versione moderna di Sylvia di Delibes. In Italia ha danzato nel ruolo di Lady Anna in Riccardo III di Iancu. È sposata con il danzatore Hervé Dormann.

lunch-time theatre

Negli anni ’60 nascono in Inghilterra nuovi spazi scenici – cantine, mense aziendali e seminterrati – in cui si mettono in scena, durante la pausa pranzo di impiegati e operai, spettacoli sperimentali di giovani autori. Tra questi i più celebri sono: il Basement Theatre, il Lamb and Flag, il Soho, il Quipu e soprattutto l’Amblance diretto da Ed Berman, che ha avuto il merito di rappresentare le novità di Stoppard e Simpson. I lunch-time theatres, nonostante le difficoltà iniziali, hanno proseguito la loro attività e talvolta ottenuto sovvenzioni statali. Il loro scopo principale è quello di sensibilizzare l’interesse di nuove fasce di pubblico e di offrire la possibilità di sperimentare e di farsi conoscere ai nuovi talenti.

Léger

Nel 1922 L. venne incaricato da Rolf de Maré di ideare per i Ballets Suédois le scenografie e i costumi di Skating Rink , da un poema di Canudo con musiche di Arthur Honegger, dove l’artista ricostruì in tre dimensioni le sfaccettature astratte dei suoi quadri e stilizzò i costumi secondo i principi dell’asimmetria e del ritmo. Poco dopo si impegnò su La création du monde (1923), un balletto dal soggetto di Blaise Cendrars con la musica di Darius Milhaud, che gli diede l’occasione di accostarsi all’arte africana prediletta da Picasso e da Matisse, dandone tuttavia una diversa versione, giocosa e grottesca, dai toni di favola. Seguì l’avventura nel cinema con il regista Marcel l’Herbier, per il quale realizzò le scene del laboratorio di Einar Norsen nel film L’inhumaine . Girò il cortometraggio Le ballet mécanique (1924), musicato da George Antheil, realizzando la sua idea di dinamismo plastico degli oggetti. Il suo impegno nel cinema si concretizzò di nuovo nel 1944, con un episodio del film di Hans Richter Dreams That Money Can Buy , la storia di due manichini in una vetrina di New York. Nel frattempo L. era tornato al teatro con La boxe di Jacques Chesnais (1934), e di nuovo lavorò ai Ballets suédois con David trionphant (1936). Interessato al teatro popolare, collaborò a uno spettacolo presentato al Vélodrome d’Hiver, La naissance d’une cité , dove si mescolavano musica, danza, canto, ginnastica con musiche rumoriste ispirate alla metropoli moderna. Nel 1941, a New York, realizzò i fondali per Edgar et sa bonne di Labiche. Di nuovo in Francia, nel 1948 è la volta del `balletto industriale’ Les pas d’acier di Prokof’ev con la coreografia di Serge Lifar, col quale lavorò ancora nel 1950 per le scene del Bolivar di Milhaud, messo in scena all’Opéra di Parigi. Risale a due anni dopo il bozzetto per il costume dell’aviatore di L’homme qui voulait voler di Cazenueve.

Lazzini

Dopo aver debuttato nel 1945 all’Opera di Nizza, Joseph Lazzini ha danzato a lungo (anche in Italia) in varie formazioni. È tra coloro che, nel dopoguerra, hanno dato nuovo impulso alla danza in Francia prima come direttore di compagnie (Marsiglia, Liegi, Tolosa), poi come coreografo quando, nel 1969, è stato alla testa del Théâtre Français de Danse. Pur se la sua base è stata quella del linguaggio accademico, ha saputo elaborare uno stile personale di danza veloce e immaginifica. Tra i suoi lavori, Suite transocèane , Revolving Door , E=MC2 , Hommage à Hieronymus Bosch, Ecce Homo, Cantadagio, Metabos, Le voage. Da ricordare anche Eppur si muove (1965), ispirato ai famosi graffiti preistorici di Lascaux.

Lloyd Webber

Figlio di un compositore e di una pianista e fratello di Julian Lloyd W., affermato violoncellista e compositore, Andrew Lloyd Webber, precoce talento musicale, compie studi di architettura e di storia a Oxford; qui conosce Tim Rice, che sarà poi l’autore di molti libretti dei suoi musical. Dopo aver frequentato il Royal College of Music, compone su versi di Rice diverse canzoni e nel 1968 affronta il teatro musicale con un’opera-pop in forma di oratorio (Joseph and his Amazing Technicolour Dreamcoat), imperniata sulle vicende di Giuseppe, figlio di Giacobbe, esule in Egitto al servizio del faraone; l’opera sarà ripresa e rimaneggiata in anni più recenti. Il primo successo mondiale dei due amici è Jesus Christ Superstar , ‘opera-rock’ rappresentata per la prima volta nel 1971 al Mark Hellinger Theatre di New York, dove totalizza settecentoundici rappresentazioni, più di tremilatrecento repliche a Londra e altre in diversi paesi del mondo. È il primo trionfo, che assicurerà a Webber la fama, guadagni favolosi e la nomina a baronetto; fra l’altro sarà il primo musicista a quotare in borsa le azioni della società appositamente costituita per lo sfruttamento commerciale dei suoi lavori. Jesus Christ Superstar, originato da un disco rock, mette in scena la Passione di Cristo in maniera giovanilistica e scanzonata, ricorrendo per la musica agli stili più diversi (non soltanto al pop-rock), in una mescolanza molto abile e con risultati interessanti, tutti affidati al canto e alla danza. Tra le canzoni più note: “Heaven in Their Minds”, “I Don’t Know How to Love Him”, “Hosanna”, “King Herod’s Song”, “Superstar”.

Jeeves, del 1975, è un musical sul personaggio dell’impeccabile maggiordomo creato da P.G. Wodehouse, su libretto di Alan Ayckbourn; le accoglienze sono tiepide. Torna il successo su larga scala con Evita (1978), basato sulla biografia di Eva Perón, consorte del presidente argentino in bilico tra populismo e totalitarismo. Presentato con la regia di Hal Prince, protagonista Patty Lupone, Evita vanta alcuni motivi diventati famosi come “Requiem for Evita” e “Don’t Cry for me, Argentina”. Per Cats (1981) lo stesso Webber scrive testo e versi, oltre la musica, adattando il poemetto Old Possum’s Book of Practical Cats di T.S. Eliot, imperniato attorno a un gatto che, alla fine della notte, verrà scelto per salire nel paradiso dei felini. Giudicato il musical più fantasioso mai approdato sui palcoscenici di Broadway (fastosa la messinscena di Trevor Nunn, direttore della Royal Shakespeare Company), Cats è un altro grande successo. Dopo Song and Dance (1982) è la volta di Requiem (1985), oratorio-pop presentato a New York con la direzione d’orchestra di Lorin Maazel. Dello stesso anno è Starlight Express , storia di treni di diverso tipo e di diversa nazionalità in gara fra loro, su testo di Richard Stilgoe: in una costosissima messinscena, che sfrutta ampiamente la tecnologia, i treni sono `interpretati’ da attori rivestiti di metallo e dotati di pattini a rotelle; si impone, tra i numeri musicali, “Only He”.

Effetti scenici ancora più strepitosi vengono offerti in Phantom of the Opera ( Phantom negli Usa), del 1986, dal romanzo di Gaston Ledoux, sul musicista sfigurato che si aggira nei meandri dell’Opéra; più vicino all’opera lirica che al rock, lo spettacolo (regia di Hal Prince) conquista i più. Meno felicemente sono accolti i successivi Chess, Time (entrambi su testi di T. Rice) e Aspects of Love , del 1989, tratto da un libro di David Garnett, storia d’amore fra un diciassettenne e un’attrice di ventidue anni: le canzoni più riuscite sono “Love Change Everything” e “The Very First”. A parte Tell Me On Sunday , l’ultimo musical di vasto successo – sia pure discusso da alcuni critici – è Sunset Boulevard (1993), tratto da Christopher Hampton (versi di Don Black) dall’omonimo film del 1950 diretto da Billy Wilder (Viale del tramonto), sulla sorte malinconica di una ex attrice di Hollywood che non si rassegna all’inattività; il ruolo che nel film era di Gloria Swanson viene affidato sulla scena a Patty Lupone (regia di Trevor Nunn). Produttore di commedie altrui, compositore di canzoni e di motivi di circostanza (come per un campionato di calcio), W. compone anche per il cinema (Gumshoe di S. Frears, 1972; Dossier Odessa di R. Neame, 1974). Inoltre segue la trasposizione su pellicola dei suoi musical Jesus Christ Superstar (1973; regia di Norman Jewison, direzione musicale di André Previn) e Evita (1996; regia di Alan Parker, con Madonna protagonista); in questa occasione, alla partitura del musical aggiunge una canzone nuova, “You Must Love Me”, cui viene attribuito l’Oscar 1996 per la migliore canzone. Innovatore del teatro musicale britannico, Webber è un artista scaltro oltre che dotato, capace di fondere la musica pop con le ballate e il romanticismo dei tempi passati in esiti melodici e ritmici di facile presa, tra l’ispirazione autentica, il kitsch e il post-moderno. Raggiunge la popolarità più vasta – e la posizione finanziaria più vistosa – di tutti i musicisti del nostro tempo, lasciando comunque un segno personale e marcato nel panorama dello spettacolo musicale contemporaneo.

Lansbury

Sua madre, attrice, rimasta vedova, si trasferisce negli Usa, a New York, dove Angela continua i suoi studi di recitazione; ha una breve esperienza di teatro a Los Angeles, e una brevissima esperienza di night-club a Montreal, nel 1943. Quello stesso anno Angela Brigid Lansbury firma un contratto con la Mgm e debutta in Gaslight, accanto a Ingrid Bergman e Charles Boyer, nel 1944 (nomination all’Oscar): da qui parte una carriera cinematografica che include decine di film e dura fino al 1985. Nel ’52 partecipa a due spettacoli teatrali estivi, in tournée (Affairs of State e Romains To Be Seen). A Broadway nel ’57 con Hotel Paradiso (da Feydeau); di nuovo a Broadway nel ’60 con Sapore di miele (A Taste of Honey). Solo nel 1964 L. affronta il suo primo musical: Anyone Can Whistle, di Stephen Sondheim; solo nove repliche, ma Lansbury viene notata da musicisti e autori con entusiasmo.

Il musical seguente sarà Mame , di Jerry Herman; il ruolo del titolo, peraltro rifiutato da Mary Martin e, pare, da altre quaranta attrici, rese la Lansbury una superstar di Broadway e il musical ebbe 1.508 repliche, più quattro compagnie di giro negli Usa, più Londra, più vari revival, compreso uno in cui la L. riprese brevemente il ruolo nel 1983. Dear World , del 1969, ancora di Jerry Herman, tratto da La pazza di Chaillot di Jean Giraudoux, è ancora un successo per l’attrice che sarà premiata con il Tony Award (come per Mame , e poi per Gypsy e per Sweeney Todd ). Il revival di Gypsy è del 1973, a Londra, ed è un personale trionfo della L. che lo replica per 300 volte al Piccadilly Theatre e nel ’74 lo riprende a Broadway per 120 repliche. Nel ’75, a Londra, è la Regina nell’ Amleto interpretato da Albert Finney e nel ’77 è protagonista di due atti unici di Edward Albee, Listening e Counting the Ways . Nei primi mesi del 1979 Lansbury e Michael Kermoyan sostituiscono per 24 repliche Yul Brinner e Constance Towers in The King and I e, nel marzo di quello stesso 1979, Lansbury è protagonista di un altro suo personale trionfo, Sweeney Todd di Stephen Sondheim, con 558 repliche. Ma forse l’attività principale della Lansbury è ormai in tv, per la quale ha girato moltissime commedie, special e partecipazioni e, last but not least, la serie “La signora in giallo” (Murder, She Wrote), impersonando l’amabile ma implacabile scrittrice-detective Jessica Fletcher. Esistono registrazioni discografiche dei musical interpretati dalla Lansbury, e anche raccolte di canzoni.

Lupi

Proveniente dall’esperienza filodrammatica, nel 1941 Roldano Lupi lavorò con R. Ruggeri, poi con la compagnia Za Bum, privilegiando, infine, la partecipazione a spettacoli isolati, tra cui Medea di Euripide nel 1949, i Persiani di Eschilo nel 1950, Turandot di Gozzi nel 1952, tutti diretti da Salvini. Nel 1942 esordì come attore cinematografico con Sissignora diretto da F.M. Poggioli il quale gli assegnò la parte di protagonista in Gelosia del 1943, tratto dal Marchese di Roccaverdina di L. Capuana, che inaugurò una serie di sue partecipazioni a produzioni a sfondo storico.

Laughton

Nel 1926 Charles Laughton debutta in L’ispettore generale di Gogol’, a cui seguono i ruoli di H. Poirot in Alibi, Harry nella tragicommedia La tazza d’argento di O’Casey e il primo successo personale in Mr Prohack. Nel 1931 debutta a New York in Pagamento rinviato (Payment Deferred). Dal 1933 al ’34 lavora all’interno dell’Old Vic, ricoprendo ruoli di primo piano in sette produzioni, tra cui Il giardino dei ciliegi , Misura per misura, La tempesta e Macbeth. Nel 1936 appare alla Comédie-Française come primo attore inglese. Da questo momento in poi lascia il teatro inglese per intraprendere la carriera cinematografica a Hollywood. Tornerà comunque al teatro, anche se solo sporadicamente: prende parte al Galileo di Brecht nel 1947; porta in tournée nel ’50, con grande successo, Uomo e superuomo di Shaw e l’anno seguente, nelle vesti di attore e regista, si dedica a un altro testo di Shaw, Don Giovanni all’inferno . Nel 1959, per festeggiare il centenario della stagione di Stratford-upon-Avon, torna in Inghilterra nel ruolo di re Lear e in quello di Bottom in Sogno di una notte di mezza estate con la regia di Peter Hall.

Loos

Inizialmente scrittrice di racconti e attrice, Anita Loos esordisce, fra le prime autrici di cinema, accanto a Griffith, per il quale scrive, oltre a numerose sceneggiature, anche le didascalie di Intolerance (1916), sicuramente l’opera maggiore del regista statunitense. Lavora in seguito come sceneggiatrice per film interpretati da Douglas Fairbanks, spesso diretti dal marito, il regista John Emerson, con il quale crea un forte sodalizio umano e artistico. Dal 1919 al 1922 la L. è scritturata dalla casa di produzione Constance Talmadge Film, dove firma diversi scenari anche a quattro mani con Emerson. Autrice estremamente prolifica, dalla chiara vena comica e satirica, la L. ottiene il suo maggiore successo internazionale grazie all’adattamento teatrale (1926) e poi cinematografico (1928 e 1953) del suo divertente romanzo G li uomini preferiscono le bionde (Gentlemen prefer Blondes. «È una piccola summa della mitologia popolare americana», scrive Beniamino Placido). Il personaggio di Lorelei Lee, biondissima e irresistibile oca, interpretato negli anni ’50 da Marilyn Monroe, diviene un vero e proprio fenomeno di costume, simbolo di bellezza e travolgente simpatia. Nel 1951 debutta al Fulton Theatre il suo riuscito adattamento teatrale del romanzo Gigi di Colette, opera che ebbe grande fortuna anche grazie alla protagonista: una Audrey Hepburn appena esordiente, scoperta per caso da Colette a Monte-Carlo e segnalata alla L. Da ricordare ancora i numerosi articoli sul mestiere di soggettista e sceneggiatore cinematografico realizzati in collaborazione con il marito, il volume How to write photoplays (1920), dove gli autori illustrano i principi e le regole della scrittura per immagini e l’autobiografia della L., Cast of Thousand .

Longanesi

Il teatro fu uno dei bersagli prediletti di Leo Longanesi: ammalato di provincialismo, era – a suo parere – insopportabilmente antiquato e del tutto al servizio di attori di fatto incapaci di recitare. Promotore delle nuove tecniche di comunicazione di massa, la sua attenzione andava, piuttosto, in direzione del cinema. Il contributo alla drammaturgia si riduce perciò a una serie di rapidi atti unici in cui – facendo mostra delle sue affilatissime armi satiriche – Longanesi sbeffeggia la società contemporanea, lasciando peraltro affiorare anche un certo sentimentalismo nostalgico. Tra essi, si ricordino, Una cartolina del cuore (1930) e Una conferenza o la storia di Francia (1942).

Lawrence

Fernstrom; Verona 1925), attrice drammatica, ballerina e coreografa. Si è formata sotto la guida di Fersen e Bonucci, Kyra Nijinskij, Nora Kiss, Mady Oboloneskij. Ha interpretato autori classici e contemporanei: è stata, tra l’altro, Charlotte in Il giardino dei ciliegi con la regia di Strehler. Ha lavorato con Trionfo, Enriquez, Krejca, Pagliaro, firmando coreografie e curando i movimenti ritmici per spettacoli di Paolo Poli e Filippo Crivelli. Si è rivelata anche interprete comica in Un po’ donna, un po’ clown di M.M. Giorgetti.

Lazzarini

Negli anni ’50 Giulia Lazzarini frequenta il Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Debutta in teatro nel 1954 con Grattacieli di Giannini, mentre dall’anno successivo inizia a lavorare al Piccolo Teatro di Milano diretto da Strehler e, alternando l’attività di palcoscenico con la partecipazione a importanti sceneggiati televisivi, è subito in tournée con Arlecchino servitore di due padroni interpretato da Moretti; poi è con Soleri nell’edizione dell’addio. Tra i capolavori interpretati figurano Platonov e Il giardino dei ciliegi , di Cechov, L’egoista di Bertolazzi, Vita di Galilei e L’opera da tre soldi di Brecht, Le balcon di Genet, La tempesta di Shakespeare (nel ruolo di Ariel) e Giorni felici di Beckett (nel ruolo di Winnie). Nel 1986 inaugura il Teatro Studio al fianco di Strehler con Elvira o la passione teatrale di Jouvet (ripreso nel ’97), così come in I giganti della montagna , pochi mesi prima della morte del regista, con cui aveva interpretato nel 1988 Faust, frammenti parte prima (nel ruolo di Margherita). Inoltre, nel ’95 interpreta Enoch Arden di Tennyson e, nella primavera ’96, Madre Coraggio di Sarajevo . Al di fuori della compagnia del Piccolo Teatro, è stata interprete di Buonanotte mamma nel 1985, diretta da C. Battistoni; lo stesso regista (con cui è sposata) la dirige anche in Le case del vedovo di Shaw, Minnie la candida di Bontempelli, Intermezzo di Giraudoux e Grande e piccolo di B. Strauss. Attrice sensibile, in grado di affrontare con risvolti psicologici moderni i personaggi dei grandi classici e di dare compatta tragicità a quelli di testi contemporanei, ha quindi interpretato, con la regia di G. Cobelli, Morte di un commesso viaggiatore , di MIller (1997-98) con U. Orsini.

Luttazzi

Uno dei più acuti e brillanti autori-attori comici degli anni ’90. A soli 14 anni Daniele Luttazzi riceve una targa d’argento dll’Unesco per un cortometraggio animato dal titolo Flic sulla luna. Con un passato di vignettista a “Tango”,Luttazzi è anche uno dei fondatori di “Comix”. Vince `La zanzara d’oro’, il concorso per nuovi comici, con uno dei suoi esilaranti monologhi, in seguito è invitato come opinionista per un’estate a Maurizio Costanzo Show , ottimo trampolino di lancio per molti personaggi. Le sue battute, alcune dirette, altre più sottili, ma non per questo meno efficaci, colpiscono per la loro analisi lucida e spietata della realtà. Politica, pedofilia, pornografica, elezioni, chiesa, il Papa… Luttazzi alla sua prima partecipazione televisiva (Fate il vostro gioco Raidue 1989), viene censurato a causa di alcune battute sui socialisti, così come accade pure per il programma Banane (Telemontecarlo 1990) per la perfida parodia di Gigi Marzullo alle prese con un’intervista a Hitler, Gesù e la Morte. Con un grande successo sia in Radio ( Onde Comiche , Radiodue, 1992) che in tv con le rubriche contenute nel programma cult di Raitre Magazine 3 ( Sesso con Luttazzi , La Piccola Biblioteca , La cartolina di Luttazzi ). Luttazzi è anche autore di monologhi teatrali, tra cui: Non qui, Barbara, nessuno ci sta guardando (1990), Chi ha paura di Daniele Luttazzi? (1991), e Fate entrare i cavalli vuoti (1992). Con al suo attivo alcuni best sellers tra cui Va dove ti porta il clito , parodia del famoso libro di Susanna Tamaro Va dove ti porta il cuore , da cui trae un divertente spettacolo teatrale (1996-97), interpreta diversi personaggi di grande successo in tv nella tramissione Mai dire gol . (Italia 1). In parallelo alla pubblicazione di Tabloid, l’artista porta in tournée (1997-98) il suo omonimo spettacolo teatrale.

Luigi

È stato allievo di A. Bolm e di B. Nijinska. Ha iniziato la sua carriera come ballerino di tip tap comparendo anche in diversi film musicali. Nel 1951, a New York, ha dato vita a una scuola di danza subito molto apprezzata e ha elaborato un proprio metodo di danza jazz presto diventato famoso in tutto il mondo e divulgato anche attraverso pubblicazioni da lui curate.