Pseudonimi letterari di Karol Wojtyla: Andrzej Jawien, Stanislaw A. Gruda, Piotr Jasien. Debutta nel teatro come regista, drammaturgo e organizzatore (del Teatr Rapsodiczny, il Teatro Rapsodico clandestino dell’Università Jagellonica di Cracovia) durante l’occupazione tedesca della Polonia. Nel 1940 scrive i drammi Giobbe e Geremia , pubblicati in Poesie e drammi (1980), incentrati sulla ricerca del senso dei tragici avvenimenti storici che stavano interessando il Paese; nel 1964 scrive Irradiazione di paternità . La più importante opera teatrale di W. è il dramma Fratello del nostro Dio (1949; pubblicato nel 1979, rappresentato nel 1980), dedicato al confronto tra il gesto estetico e l’azione etica, alla possibilità e alla necessità di una conciliazione tra la concreta partecipazione ai processi storici (incarnata dal protagonista, Fratello Albert), la libertà (l’ignoto rivoluzionario) e la realizzazione dei valori (l’artista Max).
La bottega dell’orefice (pubblicato nel 1960, rappresentato nel 1979) è – nelle parole dell’autore – una «meditazione sul sacramento del matrimonio» in forma di dialogo-monologo. L’intera opera drammaturgica di W. è ispirata ai principi del teatro-parola di Mieczyslaw Kotlarski. Il futuro pontefice (Giovanni Paolo II) ha dedicato al teatro rapsodico quattro saggi critici, comparsi sul settimanale “Tygodnik Powszechny” sotto lo pseudonimo di Andrzej Jawienie negli anni tra il 1952 e il ’61: vi si sottolinea il ruolo della parola come proto-elemento in un teatro che vede la fabula ridotta a semplice illustrazione di una problematica, e l’attore alla sua incarnazione.