Lattuada

Diplomata in Belle Arti, frequenta seminari teatrali di L. Ronconi, T. Kantor e J. Grotowski, prima di dedicarsi alla danza contemporanea. Trasferitasi in Francia nel 1985, si perfeziona con Hans Züllig e Jacques Patarozzi e si avvicina a generi teatrali orientali come il teatro nô, il kabuki, la danza e il canto indiani. Dopo collaborazioni con Catherine Diverres e François Verret, dal 1990 con la sua compagnia `Festina Lente’ crea Simplicisimus (1990), Hilarotragoedia (1991), Les dieux sont fachés (1993-94), Zirkus (1996), nei quali le varie influenze teatrali si fondono in un linguaggio essenziale, raffinato e fortemente estetizzante.

Levi

Esule per sette anni in Brasile per motivi politici, Paolo Levi ritorna in Italia nel 1946. Il suo è un teatro a sfondo psicologico, influenzato da Ibsen, Kafka e dalla struttura narrativa tipica del giallo. Il suo testo più famoso è Il caso Pinedus (1954), uno dei testi più interessanti del teatro italiano del Novecento. Altri titoli: Anna e il telefono (1951), Legittima difesa (1952), Come per scherzo (1955), Il gioco è fatto (1957), Lastrico d’inferno (1959). È stato anche sceneggiatore radiofonico, televisivo e cinematografico.

Loris

Dopo gli studi alla Scuola d’arte drammatica ‘P. Grassi’ di Milano, Lorenzo Loris lavora con Carlo Cecchi in Il ritorno a casa (1981), La serra (1987), Amleto (1989), La dodicesima notte (1993). Con Ronconi interpreta Venezia salva di Otway nel ’94. Dall’85 collabora con il teatro Out Off di Milano dove come regista, autore e interprete firma Tempo d’arrivo (1985), Dialoghi con il silenzio (1988), Segreti nella battaglia (1989). Con la regia di Antonio Syxty recita in Lontani dal paradiso e Tartarughe dal becco d’ascia e come regista e interprete in La signorina Giulia di Strindberg, Il ceffo sulle scale di Orton (1993). Sue le regie di Una bellissima domenica a Crevecoeur di Williams (1995) e Intrattendendo Sloane di Orton (1996), Autunno e inverno di L. Norén (1997), La dolce ala della giovinezza di Williams (1998).

Laurenzi

Il percorso di Anita Laurenzi si sperimenta nel teatro d’avanguardia e, dai teatrini romani (Elegia di A. Nediani, Teatro dei Satiri con P. Degli Esposti), in pochi anni è al Teatro Stabile dell’Aquila (Il pellicano di Strindberg, regia G. Calasso) e all’Olimpico di Vicenza (Georges Dandin di Molière con la Vukotic e Parenti, regia G. De Bosio, 1969). Seguono: Il Golem, scritto e diretto da A. Fersen; L’amante militare di Goldoni, regia di Giacomo Colli (1971) con la compagnia Teatro Insieme e Barbablù di M. Dursi, al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di L. Puggelli (1974). Dopo un esordio cinematografico con M. Bellocchio (con il quale è tornata a lavorare nel 1997), ha stretto un lungo sodalizio con S. Sequi (dopo il successo a Catania in La vita che ti diedi di Pirandello) per il Centro Teatrale Bresciano, lavorando fra gli altri con L. Ronconi ( Fedra , 1968; L’Orestea , 1973; Una partita a scacchi , 1974; Utopia , 1975; Calderón , 1978), M. Castri (Le avventure della villeggiatura di Goldoni, 1997), M. Mattolini (Il mistero del mazzo di rose di M. Puig, 1987). Tra le sue interpretazioni più lodate dalla critica, quella di Madame de Sevigné in Mosca cieca di E. Groppali (1993).