Gregoretti

Dopo gli studi classici compiuti a Napoli, Ugo Gregoretti inizia la propria attività in Rai dove è assunto nel 1953. Segnalatosi ben presto con alcuni documentari di costume per la trasmissione Semaforo , ottiene consensi con La Sicilia del Gattopardo (1960, premio Italia) e con lo sceneggiato Il circolo Pickwick (1968). Percorre, contemporaneamente, la strada del cinema, realizzando tra gli altri I nuovi angeli (1961), Rogopag (1963, episodio Il pollo ruspante , con U. Tognazzi), Omicron (1964), Vietnam: scene del dopoguerra (1975, documentario); Maggio Musicale (1990). Il ritorno alla televisione è del 1973, con il fortunato Le tigri di Mompracem , cui fanno seguito lavori come La casta fanciulla di Cheapside di J. Middleton (1977); Viaggio a Goldonia con Paolo Poli (1982) e, dal 1991 al 1994, la trasmissione di inchieste Sottotraccia . Regista garbato e ironico, G. si dedica alla prosa nel 1978, con Il bugiardo di Goldoni (protagonista G. Proietti), per poi affrontare Petrolini, Ionesco, Satta Flores, Viviani, Jarry (Ubu re, 1989, Teatro Stabile di Torino), Pirandello (L’uomo, la bestia e la virtù , 1990); De Filippo (Uomo e galantuomo , 1991). Nel 1998 firma un adattamento del Purgatorio , di Dante Alighieri, che lo vede anche interprete e regista (al festival di Borgio Verezzi). Nella lirica dirige Il matrimonio segreto di Cimarosa (1977, Comunale di Firenze), L’italiana in Algeri di Rossini al Regio di Torino (1979); Un ballo in maschera di Verdi al San Carlo di Napoli (1982); L’elisir d’amore di Donizetti a Spoleto (1984), Le convenienze e inconvenienze teatrali di Donizetti alla Fenice di Venezia (1988); Il barbiere di Siviglia di Paisiello al Comunale di Firenze (1994). Direttore del Festival di Benevento dal 1980 al 1990 e del Teatro Stabile di Torino dal 1985 al 1989, G. è presidente dell’Accademia d’arte drammatica `S. D’Amico’ di Roma dal 1995.

Torino, Teatro Stabile di

Il Teatro Stabile di Torino è nato nel 1955, ebbe fra i suoi fondatori l’attore Nico Pepe. Inizialmente denominato Piccolo Teatro della città di Torino, assunse l’attuale intestazione nel 1957. Gl’innamorati di Goldoni, per la regia di Anna Maria Rimoaldi (Teatro Gobetti, 3 novembre 1955), è lo spettacolo inagurale del teatro. Alla direzione di Nico Pepe (1955-57), successe quella di Gianfranco De Bosio (1957-68; affiancato da Fulvio Fo negli anni 1959-64, e da Nuccio Messina negli anni 1964-68), contraddistinta da un’attenzione particolare per il filone popolare e soprattutto da una significativa riscoperta e riproposta di Ruzante ( La moscheta , Teatro Gobetti 1960; Anconitana – Bilora, Teatro Carignano 1965; I Dialoghi , Kiev, Casa della Cultura 1966, ripreso in un’edizione rinnovata al Carignano nel 1967, tutti con la regia dello stesso De Bosio). A De Bosio si deve anche il primo Brecht prodotto dallo stabile: nel 1961, in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’unificazione nazionale, il regista mette in scena La resistibile ascesa di Arturo Ui (Teatro Carignano 1961, fra gli interpreti Renzo Giovampietro e Franco Parenti, nei panni di Arturo Ui).

Dopo la direzione collegiale che ha guidato il teatro dal 1968 al 1972, segue la direzione artistica di Franco Enriquez (1971-72), destinata ad essere ricordata per la singolare messa in scena di Isabella comica gelosa, interpretata da Valeria Moriconi (Vicenza, Teatro Olimpico, 1971). Le linee della ricerca artistica di Aldo Trionfo che dirige il teatro dal 1972 al ’76, aprono un periodo di forti polemiche: dal contrasto di luci e colori di Peer Gynt di Ibsen (Asti, Teatro Alfieri 1962), alla messa in scena di Gesù , adattamento della sceneggiatura di Dreyer, con l’interpretazione di Franco Branciaroli (Teatro Regio, 1974), sino all’inconsueta lettura dell’ Elettra di Sofocle (Teatro Gobetti, 1974), il regista suscita fra interesse e polemica il clamore del pubblico. Gli succede alla guida del teatro Mario Missiroli, proveniente da un periodo di forti sperimentazioni espressive. Dopo il successo di Zio Vanja di Cechov (Teatro Carignano, 1977), Missiroli si distingue per l’attenzione verso drammaturgie ancora poco visitate, come quella di Strindberg ( Verso Damasco , Prato, Teatro Metastasio 1978, con Glauco Mauri e Annamaria Guarnieri), e di Genet ( Les bonnes , Teatro Carignano, con Adriana Asti, Manuela Kustermann e Copi). Con i I giganti della montagna di Pirandello (Teatro Carignano 1979), raggiunge una delle prove più significative della sua regia.

Dal 1985 al ’90 è Ugo Gregoretti a dirigere il Teatro (I figli di Iorio , di P.B. Bertoli, con intersezioni da D’Annunzio e Scarpetta, Teatro Carignano 1985; Il critico di Sheridan 1987; Le miserie `d monssù Travet , di V. Bersezio, Benevento, Teatro Comunale, 1987), gli succede Luca Ronconi la cui collaborazione con lo stabile risale alla messa in scena di Riccardo III di Shakespeare (Teatro Alfieri 1968). Fra gli esiti maggiori della sua direzione, le regie di Mirra di Alfieri (Teatro Carignano 1988), Besucher di Botho Strauss (Roma, Teatro Eliseo 1989), Gli ultimi giorni dell’umanità di K. Kraus, allestito nell’ex Sala Presse del Lingotto (1990), Strano Interludio di O’Neill (Teatro Carignano 1991), L’uomo difficile di Hofmannsthal, Affabulazione , Pilade e Calderón di Pasolini (1992-93) e L’affare Makropulos di Capek (Teatro Carignano 1994). Dall’aprile del 1994 la direzione dello stabile è stata assunta da Guido Davico Bonino (fra le produzioni si ricordano: La scuola delle mogli di Molière, Il giardino dei ciliegi di Cechov, con la regia di G. Lavia, La serra , diretto e interpretato da C. Cecchi, e Riccardo II sempre per la regia di Lavia). Attuale direttore è Gabriele Lavia, che nella stagione 1997-98 ha interpretato e diretto Commedia senza titolo di Cechov, e Scene da un matrimonio di Bergman.