Cuticchio

Figlio di Giacomo (nato nel 1917), uno dei più attivi e importanti ‘opranti’ palermitani, Mimmo Cuticchio cresce e si forma entro la tradizione dei pupi palermitani. Opera fin da bambino nel teatro di famiglia, sotto la guida del padre e dello zio Girolamo, e con loro lavora, oltre che in Sicilia, in importanti occasioni anche internazionali (fra l’altro al festival di Spoleto e a Parigi). Continuando il lavoro di puparo, con un impegno che consente la sopravvivenza, nella crisi generale di questo tipo di spettacolo a partire dagli anni ’60, dell’opera dei pupi a Palermo, Cuticchio prende l’iniziativa di raccogliere l’eredità dell’ultimo contastorie siciliano, Peppino Celano, morto nel 1983, e di riproporre il ‘cunto’. Cuticchio aveva ben conosciuto Celano e nello stesso ambiente di Celano era cresciuto, ma per impadronirsi a fondo del mestiere di contastorie riunisce tutte le registrazioni sonore esistenti di Celano (realizzate da Roberto Leydi e da Antonio Pasqualino) per studiarle attentamente. Riesce così a proporsi con uno stile tradizionale perfetto e ad innestare, su quella tradizione ben assimilata, nuovi elementi, soprattutto per quanto riguarda l’argomento delle storie raccontate, non più soltanto desunte dall’epopea dei Paladini di Francia ma anche da fatti e situazioni contemporanee.

Busacca

Ciccio Busacca è stato l’ultimo cantastorie catanese, ha rinnovato l’antica tradizione introducendo nella struttura classica i temi della cronaca e le rivendicazioni di pace sociale e giustizia. Assieme al poeta Ignazio Buttitta scrisse Il lamentu pi la morti di Turiddu Carnivale, ma non mancano sue partecipazioni a spettacoli tout-court. Nel 1975 Fo lo chiamò come compagno per il recital Ci ragiono e canto, mentre nel 1982 recitò ne La figlia di Iorio nel ruolo del Santo dei monti, accanto a Edmonda Aldini e Michele Placido. Per la fiction partecipò allo sceneggiato Fontamara di Carlo Lizzani.