Curcio

Nato a un giorno di distanza da Eduardo De Filippo, con cui ebbe un proficuo sodalizio artistico, Armando Curcio scrisse la sua prima commedia a ventisette anni: Lionello e l’amore fu rappresentata nello stesso anno dalla compagnia De Cristoforis-Leonardi; seguì nel 1929 La diva del cinema . Il grande successo di critica e pubblico arrivò nel 1939 con A che servono questi quattrini? , messo in scena al Quirino di Roma dai tre De Filippo. Questo lavoro rimane il migliore di C., che riesce a costruire lo straordinario personaggio di Eduardo Parascandolo, sedicente professore e marchese, che predica l’elogio della povertà a patto che gli altri vi credano ricchi. Il sodalizio con la famiglia De Filippo (sia divisa sia unita) dura fino alla fine della Seconda guerra mondiale, con titoli quali I casi sono due (1941), La fortuna con l’effe maiuscola (1942, in collaborazione con Eduardo), Casanova farebbe così (1945), C’era una volta un compagno di scuola (1946; le ultime in collaborazione con Peppino). Altri titoli: Ci penso io (1940), Le barche vanno da sole (1941), Lo strano caso di Salvatore Cecere (1952), oltre a due riviste musicali come Tarantella napoletana e Funiculì funiculà . Fondò la casa editrice che porta il suo nome.

Longanesi

Il teatro fu uno dei bersagli prediletti di Leo Longanesi: ammalato di provincialismo, era – a suo parere – insopportabilmente antiquato e del tutto al servizio di attori di fatto incapaci di recitare. Promotore delle nuove tecniche di comunicazione di massa, la sua attenzione andava, piuttosto, in direzione del cinema. Il contributo alla drammaturgia si riduce perciò a una serie di rapidi atti unici in cui – facendo mostra delle sue affilatissime armi satiriche – Longanesi sbeffeggia la società contemporanea, lasciando peraltro affiorare anche un certo sentimentalismo nostalgico. Tra essi, si ricordino, Una cartolina del cuore (1930) e Una conferenza o la storia di Francia (1942).