Futurismo

Il futurismo in teatro, tra teatro di varietà e sintesi futuriste

Il futurismo in teatro, tra manifesti, teatro di varietà e sintesi futuriste.

Il teatro futurista comprende tutte quelle esperienze teatrali che si svilupparono in seno al movimento futurista e che investirono i diversi campi dell’arte teatrale: dalla drammaturgia alla scenografia, dalla recitazione fino alla relazione teatrale che lega l’evento allo spettatore. Il futurismo italiano fu la prima avanguardia in Europa a intuire l’importanza del teatro quale luogo socialmente privilegiato per trasmettere al grande pubblico nuove idee e manifestare pienamente le moderne tecnologie.

I manifesti del teatro futurista

Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento la drammaturgia europea aveva trovato espressione nel teatro naturalista,  nel teatro psicologico e di atmosfera (Henrik Ibsen, Anton Cechov) e nel teatro simbolista. In Italia, accanto al teatro verista (Giuseppe Giacosa, Giovanni Verga) e a quello dialettale, si era avuta la significativa esperienza decadentista di Gabriele D’Annunzio, autore anche di drammi in versi, ispirati all’antica tragedia classica. In contrasto con queste forme di teatro tradizionale, si pone la linea avanguardistica del futurismo.

Il futurismo in teatro è scandito, come per la pittura, la letteratura e le altre arti, dalla pubblicazione di una serie di dichiarazioni poetiche di carattere radicale e polemico. Filippo Tommaso Marinetti, già personalità principale dell’intero movimento, a partire dal 1913, teorizza il teatro futurista attraverso la stesura di tre manifesti: quello del Teatro di varietà (1913); del Teatro sintetico futurista (1915); del Teatro della sorpresa (1921).

In questi scritti viene sottolineata la volontà di ripudiare le rappresentazioni naturalistiche, di evitare qualsiasi tentativo di illusione realistica e di realismo psicologico. Il teatro futurista si svolge in un tempo e in uno spazio teatrali apertamente diversi da quelli reali. Si prediligono situazioni che si risolvono in tempi brevissimi, spesso di un unico rapido quadro. Le scenografie e la coreografia, strettamente collegate al testo, non sono mai ambientazioni realistiche, ma generalmente astratte o metaforiche, allusive.

Lo spettatore, spesso, diventa protagonista attivo di quanto avviene sulla scena. Gli stessi attori, provocandolo, arrivano a creare un dialogo serrato che può sfociare in vere e proprie contestazioni verbali vicine alla rissa.

Futurismo teatrale: le serate futuriste e il teatro di varietà

A partire dal gennaio del 1910, Marinetti diede il via al programma delle “Serate futuriste“. Si trattava di eventi spettacolari che si svolgevano in teatri o, per cerchie più ristrette di spettatori, in gallerie d’arte. Questi incontri consistevano in letture di poesie e di manifesti futuristi, ascolti musicali, presentazione di quadri.

Il futurismi in arte
Il futurismi in arte

Lo spirito che le animava era volutamente provocatorio, nei confronti sia delle istituzioni culturali sia del pubblico, coinvolto e partecipe dell’evento, che spesso degenerava in scontri verbali, lanci di oggetti e risse.

Negli anni successivi, Marinetti individuò nel “Teatro di Varietà” una forma di spettacolo particolarmente adatta a rappresentare i princìpi del futurismo. Il ritmo veloce, l’utilizzo di varie discipline (tra cui l’importante cinematografo, simbolo di modernità) che lavorano in sinergia tra loro, la rumorosità; ma anche il punto di incontro tra differenti strati sociali, l’abbandono del bon-ton a favore della parola libera.

Le sintesi futuriste

All’elaborazione teorica si accompagna la composizione drammaturgica di un numero abbastanza esiguo di opere. Le cosiddette “sintesi” futuriste scritte da Marinetti (Simultaneità, 1915), Settimelli, Corra, Chiti, Balla, Cangiullo, Depero e altri. Rappresentate dalla compagnia Berti-Masi in diverse città italiane, ottennero le volute reazioni polemiche e violente del pubblico.

Costituite su micro situazioni paradossali o grottesche, le sintesi sono fatte di brevi dialoghi o di sequenze di pure azioni fisiche per la durata di pochi minuti. Significative sul piano teorico per la trasgressione alle convenzioni rappresentative del naturalismo,  furono spesso in sé deludenti su quello rappresentativo.  Risultarono, invece, efficaci le appropriazioni spettacolari che ne fece il varietà degli anni Trenta. Fu nel balletto-pantomima di Prampolini e Depero (Balli plastici, 1918) e nella ‘scenotecnica’ luministica  che il futurismo raggiunse in Italia i risultati esteticamente più significativi.

Leggi anche:

Fortunato Depero

Enrico Prampolini

Gabriele D’annunzio