yiddish,

L’affermazione di un teatro ebraico (teatro yiddish) fu a lungo ostacolata da interdizioni di origine religiosa che affondavano le loro radici nelle sacre scritture. Soltanto verso la fine del secolo scorso l’allentarsi o il venir meno di queste restrizioni, come conseguenza di un più ampio processo di secolarizzazione, permise la nascita e la larga diffusione di un teatro ebraico dalle marcate connotazioni etnico-culturali, nella lingua parlata dalle comunità dell’Europa orientale. Questo teatro si distingue subito nettamente dal teatro ebraico tout court , strettamente legato alla rinascita della lingua nazionale, incarnando sulle scene la cultura della Diaspora nei paesi dell’Est europeo.

Il titolo di `padre’ del teatro yiddish spetta ad Abraham Goldfaden: nel 1876 si esibì in uno spettacolo, inserendo canzoni e ballate in una commedia sapida e licenziosa, creando così un modello di teatro musicale semplice e popolare destinato a durare nel tempo. Nuove compagnie sorsero immediatamente, riscuotendo un vasto successso, per lo più presso un pubblico ingenuo e un po’ sprovveduto; l’atmosfera degli spettacoli era molto simile a quella di una riunione di famiglia o di una celebrazione comunitaria, con un rapporto emotivo diretto tra l’attore e gli spettatori. Con l’esodo dalla Russia zarista, in seguito all’acuirsi delle repressioni contro gli ebrei, le compagnie di teatro yiddish seguirono l’ondata migratoria, trasferendosi in occidente e diffondendosi in Europa, nelle Americhe e in particolare negli Usa. Sale teatrali sorsero in tutte le principali città, da Chicago a Boston, da Baltimora a San Francisco; in breve tempo furono più di dieci quelle attive a New York.

Scrittori prolifici (come Moishe Hurwitz e Jacob Lateiner) sfornarono lavori di cassetta, combinando pathos e comedy nello stile di Goldfaden, in una forma non molto dissimile dagli ultimi lavori di Chaplin; estroversi attori-manager (si ricorda Maurice Schwartz) divennero rapidamente acclamate star. I membri più colti delle comunità ebraiche guardavano con ostilità mista a disprezzo a questo teatro considerato un po’ rozzo, volgare e indegno di rappresentare la cultura nazionale. Nacquero così, in Europa e in America, movimenti per un teatro di maggior qualità, sostenuta da una produzione drammaturgica di più alto livello. Rifiutando l’improvvisazione e il dilettantismo, i protagonisti della nuova tendenza (`Folksbühne’, `Artef’, `Hirshbein Troupe’) allestirono, con un impegno di tipo professionale, pièce scritte da autori drammatici (Jacob Gordin, Sholom Asch, Isaac Loeb Peretz, David Pinski, Sholom Aleichem) o da loro stessi, costruendo nel tempo un vasto e qualificato repertorio, per gli spettacoli presentati in tournée internazionali.

In questo ambito particolarmente significative furono le esperienze di Vilna Troupe, diretta da David Herman, della Compagnia di Varsavia e del Teatro ebraico di Mosca, sorto all’indomani della rivoluzione del 1917, cui collaborò anche Chagall. In America il teatro yiddish fiorì negli anni ’20 sotto la guida di Maurice Schwartz e del suo Yiddish Art Theatre, costituito sul modello del Teatro d’Arte di Mosca; a partire dagli anni ’30 conobbe un lento ma generale declino, in seguito al progressivo abbandono della lingua yiddish.