Weill

Di famiglia ebrea (il padre è cantore in una sinagoga), Kurt Weill è attratto dalla musica fin dai primi anni. Dopo gli studi nella città natale passa alla Hochschüle für Musik di Berlino, sotto la guida di E. Humperdinck, quindi si perfeziona con Busoni; si mantiene suonando il pianoforte nei caffè berlinesi, prima di trovare lavoro come maestro sostituto in teatro e come direttore d’orchestra. Dedicatosi alla composizione per il teatro, firma la musica di alcuni lavori – fra cui l’opera in un atto Der Protagonist (1926) e Lo zar si fa fotografare (Der Zar laulmßt sich photographieren, 1927), ambedue su testo di Georg Kaiser – ispirati al teatro espressionista, con contenuti sociali espliciti e un linguaggio musicale semplificato, di tono immediato, rivolto a pubblici popolari.

Degli stessi anni è l’incontro con Bertolt Brecht, col quale collabora per alcuni degli esiti più importanti del teatro musicale tedesco del dopoguerra: Ascesa e caduta della città di Mahagonny (Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny; nato come Songspiel in un atto, 1927, poi ampliato in un’opera in tre atti, 1930), L’opera da tre soldi (Die Dreigroschenoper, 1928), Happy End (1929), Der Jasager (1930); compone intanto cantate (“Il volo di Lindbergh”, 1929, sempre su testo di Brecht), musica sinfonica e per complessi da camera, liriche. Dal 1933 la rappresentazione dei suoi lavori teatrali è vietata dai nazisti; Weill lascia la Germania, prima per Parigi (dove va in scena il balletto I sette peccati capitali, su testo di Brecht), poi per Londra e infine per gli Usa, dove si stabilisce nel 1935. Qui si interessa al folclore musicale americano e al jazz e lavora sistematicamente per il teatro musicale, ottenendo una nuova popolarità.

Tra le sue commedie musicali si ricordano soprattutto Lady in the Dark (1941; libretto di Moss Hart, versi di Ira Gershwin), con una redattrice di una rivista di moda preda della depressione e curata da uno psicoanalista di scuola freudiana: interpretata da Gertrude Lawrence (nel cast anche Danny Kaye, al suo debutto nel teatro musicale), lancia fra le altre canzoni “Oh, Fabulous One”, “One Life to Live”, “Girl of the Moment” e la burlesca filastrocca “Tchaikowsky”; e One Touch of Venus (1943; libretto di S.J. Perelman e O. Nash), spiritosa variazione sul mito di Pigmalione, con una statua di Venere che prende vita e si innamora di un barbiere, mentre è desiderata dal direttore del museo: interpretata da Mary Martin (in origine il ruolo era destinato a Marlene Dietrich), riscuote un enorme successo e propone, fra le altre, la bella canzone “Speak Low”.

Meno fortunate sono le commedie musicali che seguono, anche se fra queste Street Scene , del 1946, appare di superba fattura, alternando dialoghi e musica alla maniera del Singspiel: da una commedia di Elmer Rice, che insieme a Langston Hughes scrive i versi delle canzoni, Street Scene è una vivace pittura d’ambiente di un quartiere popolare di New York ed è definito `dramatic musical’ (o anche `american opera’); svetta sulle altre la canzone “Lonely House”. Seguono Down in the Valley (1948), che rielabora canti popolari del Kentucky; Love Life (1948), su libretto di Alan Jay Lerner; e la `musical tragedy’ Lost in the Stars (1949; libretto di Maxwell Anderson, da un romanzo anti-razzista), protagonista un nero del Sudafrica che uccide accidentalmente un bianco ed è condannato all’impiccagione: tra le canzoni, “Train to Johannesburg”, “Trouble Man”, “Lost in the Stars”. W. muore lasciando incompiuta un’`opera popolare’ cui stava lavorando con Maxwell Anderson, tratta da Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain.

Tra le più originali figure del Novecento musicale, Weill contribuì al rinnovamento della commedia musicale americana, continuando a sviluppare in altro contesto la sua concezione di una musica di semplice e immediata comunicativa; fedele al suo motto («Io scrivo per i miei contemporanei»), mirò ad abolire gli steccati fra musica colta e musica leggera, mettendola al tempo stesso al servizio degli ideali di libertà, contro le ingiustizie e le sopraffazioni.