Vieux-Colombier,

Fondato da Coupeau, attore e regista vicino a A. Gide e al gruppo di intellettuali della “Nouvelle Revue Française” di cui J. Coupeau fu direttore. Il Théâtre du Vieux-Colombier rappresenta uno dei più significativi esempi di rinnovamento teatrale del primo Novecento francese. Ispirato al credo estetico di J. Copeau che, già dai tempi della sua direzione della rivista proclamava la necessità della ricerca di un «classicismo moderno» nelle arti, frutto di una semplificazione delle forme (teatrali, ma anche poetiche e narrative) il Vieux-Colombier, così chiamato dal nome della sala che venne utilizzata fin dalla sua fondazione nel 1913, riflette il desiderio di veder superata la lezione del simbolismo e la facilità del repertorio dei teatri boulevardienne in un progetto di ristilizzazione della scena. Il 1913 a Parigi, fu anche l’anno della prima de Le sacre du printemps dei Ballets Russes di Diaghilev e Nijinskij, su musica di Stravinskij: un evento che, nell’ambiente della “Nouvelle Revue Française” di J. Copeau e J. Rivière ebbe l’effetto di uno shock.

Per gli uomini della rivista, la forza espressiva di questo balletto risiedeva, nell’espressione di J. Rivière, autore di un celeberrimo saggio sull’argomento, nella `rinuncia alla salsa’, cioè a dire nella rinuncia agli orpelli della espressività post-simbolista per inaugurare una nuova stagione del gusto in cui semplicità e vigore si coniugano con il tentativo di un `ritorno alle origini’. Sul palcoscenico nudo del Vieux-Colombier, dove rimase fino al 1924, J. Copeau cercò di mettere in atto tale ricerca che si espresse essenzialmente in una sorta di regola drammaturgica centrata sul rigore della messa in scena: recitazione liberata dall’incedere enfatico della tradizione e della variante declamatoria imposta dal teatro simbolista, una scenografia essenziale, influenzata da A. Appia, il richiamo a tradizioni teatrali antiche, come la Commedia dell’Arte e i misteri medievali fanno del Vieux-Colombier un centro di irradiamento di una nuova estetica teatrale.

È infatti alla scuola di J. Copeau che si sono formati registi della importanza di L. Jouvet, di C. Dullin o R. Saint-Denis, uomini di teatro che hanno fatto della regola di Copeau un segno di stile. Per ciò che concerne il repertorio, J. Copeau iniziò un’opera di rinnovamento della messa in scena dei classici, soprattutto di Molière, sempre orientata verso la semplificazione, ma non trascurò autori suoi contemporanei il cui teatro esprimesse una forte carica spirituale come P. Claudel con L’échange , A. Gide ( Saul ) o H. Ghéon ( Le pauvre sous l’éscalier , 1920 e Le martyre de Saint Valérien, 1922).