Valli

Il cinema ha prevalso nella carriera di Alida Valli, che l’ha vista osannata come bellissima diva dei `telefoni bianchi’; ma dagli anni ’80 le apparizioni in scena sono state più continue, con interpretazioni di testi di Camus, Sartre, D’Annunzio, Miller, Cocteau. Nel 1956 fonda, con T. Buazzelli e R. Grassilli, una compagnia che mette in scena Pirandello ( L’uomo, la bestia e la virtù ) e Ibsen ( Rosmersholm ). Dopo una sfortunata sortita americana ( Enrico IV di Pirandello recitato in inglese, con la regia di B. Meredith) è protagonista nel 1969, a Venezia, di Il sole e la luna di G. Biraghi; nel 1969 è la volta del Dio Kurt di A. Moravia con la regia di A. Calenda, e di una intensa interpretazione dell’ambigua contessa nella Lulu di Wedekind al Piccolo Teatro (regia di P. Chéreau).

Alla fine degli anni ’80 porta in scena un ciclo dannunziano con La città morta e La nave (entrambi nel 1988) per la regia di A. Trionfo. Fondamentale per le ultime prove della V. è stato l’incontro con il regista Chérif. Nel 1990 interpreta una straordinaria edizione dei Paraventi di Genet, in cui è una madre che esalta il potere dell’allucinazione e del mistero delle favole. Il felice incontro con Chérif sfocia l’anno seguente in Improvvisamente l’estate scorsa di T. Williams (1991-92) e prelude alla creazione di una nuova compagnia: da una battuta dei Paraventi nasce `La famiglia delle ortiche’, che sancisce il sodalizio con Chérif e lo scenografo Arnaldo Pomodoro. Il primo titolo è Più grandiose dimore di O’Neill (1993) in cui è una grandissima Deborah, capace di esaltare i conflitti del triangolo moglie-marito-figlia, accanto a Anna Maria Gherardi e Sandro Palmieri.