Tieri

Figlio del commediografo Vincenzo, Aroldo Tieri si è diplomato ventenne all’Accademia nazionale d’arte drammatica `S. D’Amico’, esordendo l’anno seguente in campo professionistico (Malatestino nella dannunziana Francesca da Rimini). Entrato a far parte della compagnia dell’Eliseo (Shakespeare, Puget, Testoni, Lodovici), nell’immediato dopoguerra legò il suo nome a testi di Pirandello, Salacrou, Vanderberghe, ma anche di autori meno impegnativi (Rattigan, Barry, Deval, Zorzi), non disdegnando il teatro di rivista a fianco di A. Magnani, W. Chiari, Totò. Nel 1952 formò compagnia con O. Villi e C. Ninchi (Betti, Anderson, Roussin, De Musset).

Nel decennio 1955-1965 ha lavorato soprattutto per il cinema, interpretando più di cento film, prevalentemente comici, con registi come Mattoli, Gallone, Brignone, Zampa, Chiarini, Soldati, Germi. Nel contempo, ha partecipato in tv a La foresta pietrificata di Sherwood, Nicola Nickleby di Dickens, Il potere e la gloria di Greene, improvvisandosi presentatore a Canzonissima ’60 . Voltate le spalle al cinema alla soglia dei cinquant’anni, ha formato compagnia (1965) con Giuliana Lojodice, più tardi sua moglie, affrontando Shakespeare, Pirandello, Albee, De Hartog, Shaw. Ha avuto per modello R. Ruggeri di cui, giovanissimo, aveva declinato la scrittura per non farsi schiacciare da una personalità tanto prepotente.

Dell’esasperata ricerca di un utopico `meglio’ che lo spinge all’incessante studio del personaggio di turno può essere esempio l’interpretazione di Un marito di Svevo (regia di De Bosio) in cui ha risvoltato in un dolente e stupito grottesco il suo stesso pessimismo esistenziale, meritandosi il premio Curcio 1984. L’anno seguente s’è deciso a impersonare Il misantropo di Molière (regia di Squarzina) che, tra dubbi e ripensamenti, lo intrigava da un quinquennio. Un altro notevole traguardo interpretativo è legato a Esuli di Joyce (1986) in cui ha espresso lo spasimo del dubbio che attanaglia il geloso Richard, trasparente ritratto dello stesso autore.

A simbolica serata d’onore per i suoi cinquant’anni di palcoscenico può essere eletta la rabbrividente trasfigurazione del Signore in grigio in Marionette! che passione! di Rosso di San Secondo con la regia di Sepe, che l’ha poi diretto in Le bugie con le gambe lunghe di Eduardo (1990) e in Care conoscenze e cattive memorie di Horowitz (1993).