Copeau

Quando Jacques Copeau inaugura nel 1913 la piccola sala del Vieux-Colombier ha 34 anni e alle spalle un’esperienza letteraria (è stato direttore della “Nouvelle Revue Française”), di critico teatrale e di drammaturgo (ha firmato il fortunato adattamento del romanzo di Dostoevskij I fratelli Karamazov , andato in scena nel 1911). Il Vieux-Colombier è costruito su un’idea di teatro come missione, che richiede onestà intellettuale, rifiuto del divismo, culto della poesia e della parola contro il naturalismo di Antoine, contro il superfluo delle scene, la faciloneria del teatro di boulevard. Per questa vera e propria rivoluzione Jacques Copeau cerca e forma, con la scuola legata alla nuova sala, un nuovo attore, che viva il teatro come la dimensione fondamentale della propria vita. Per sé, come regista, privilegia un ruolo di mediatore – attraverso l’attore – fra la parola del poeta e lo spettatore; ma sogna anche di trasformare il Vieux-Colombier in una `casa’ dalle porte aperte, in cui non si facciano solo spettacoli ma si discuta, si presentino libri. Per ottenere questi risultati studia un repertorio che mescola i classici, come l’elisabettiano Thomas Heywood (è con un suo testo, Una donna uccisa con la dolcezza , che inaugura il suo teatro), Molière, ma anche lo Shakespeare meno scontato (in Italia, al giardino di Boboli, metterà in scena nel 1938 Come vi piace ), ai testi dei contemporanei Claudel, Gide, Vildrac.

Severo, quasi giansenista, Jacques Copeau – considerato da molti un maestro, oltre che il capostipite di un modo di fare teatro che si esalta nel suo rapporto con il testo (e che, sul suo esempio, si raggrupperà nel cosiddetto Cartel, in cui confluiranno le esperienze più nuove della scena francese, da Charles Dullin a Louis Jouvet, da Georges Pitoëff al più giovane Jean Vilar) – è costretto a chiudere l’esperienza del Vieux-Colombier, dopo una tournée negli Usa che ha messo in luce le contrapposizioni che cominciano a minare il gruppo, già nel 1924, per sopraggiunte difficoltà economiche che si sommano a quelle ideative. Ritiratosi in Borgogna, organizza una compagnia di giovani attori, i Copiaus che, fra il 1925 e il ’29, presentano farse e commedie in occasione di fiere e feste di paese; ma anche questa esperienza è destinata al fallimento. Nel 1940-41 Jacques Copeau sarà direttore della Comédie-Française, ma verrà cacciato perché sgradito agli occupanti nazisti. Il seme gettato da questo teatrante schivo e severo non svanirà nel nulla. Partendo dal suo magistero, dalla sua idea di formazione di un nuovo attore, nel 1935 Silvio D’Amico fonderà l’Accademia d’arte drammatica, dove insegnerà, fra gli altri, quello che unanimemente è considerato il discepolo italiano di Jacques Copeau: Orazio Costa.