videodanza

La videodanza è un genere spettacolare nato negli Usa e in Europa a partire dagli anni ’70, quando si rendono disponibili le prime videocamere ad uso privato. Tra i pionieri del rapporto tra danza e schermo si distingue M. Cunningham con lavori esemplari come Merce by Merce by Paik (1978), creazione con la regia del videoartista N.J. Paik. La coreografa svedese B. Cullberg, invece, è pioniera ed entusiasta sperimentatrice delle nuove tecnologie, come il `chroma key’, per le riprese televisive (Red Wine in Green Glasses, 1970, Prix Italia, 1971). Sulle differenti caratteristiche della videodanza – come produzione artistica a sé stante – rispetto alla danza rielaborata per la televisione, si discute per tutto il decennio successivo. Un periodo fertile, che vede un forte interesse dei coreografi della nouvelle danse francese per la creazione video (Decouflé, Chopinot, L’Esquisse, N + N Corsino) e poi per il cinema, passando direttamente alla regia, come J.C. Gallotta ( L’amour en deux , 1991) e A. Preljocaj (Un trait d’union, 1992).

L’esempio francese viene seguito dai coreografi di tutta la nuova danza europea, dal Belgio (A. T. de Keersmaeker, W. Vandekeybus, J. Fabre) alla Catalogna (M. Muñoz, L’anonima imperial ) all’Italia (E. Cosimi). P. Bausch, la più nota esponente del Tanztheater contemporaneo tedesco firma, intanto, la pellicola Die Klage der Kaiserin (1989). In Gran Bretagna, negli anni ’90, le serie di cortometraggi Dance for the Camera , supportati dalla Bbc, ricompongono la divergenza tra opere originali nate per il video e balletti registrati per il broadcasting televisivo. Con la nascita delle televisioni tematiche, satellitari e via cavo, la videodanza nelle sue varie sottospecie, ritratti di artisti, documentari, balletti filmati, creazioni esclusive per la telecamera, trova finalmente la propria sede ideale di diffusione.

Studio Azzurro

Nel 1982 nasce a Milano Studio Azzurro, un’iniziativa di sperimentazione artistica e produzione video avviata dall’incontro delle diverse competenze di Fabio Cirifino (Milano, 1945) per la fotografia, Paolo Rosa (Rimini, 1949) per le arti visive e il cinema, Leonardo Sangiorgi (Parma 1949) per la grafica e l’animazione. Il nuotatore del 1984 è tra le prime videoambientazioni prodotte dallo Studio dove il fruitore si trova coinvolto in un luogo appositamente ricostruito. Nella metà degli anni ’80 S. A. si avvicina anche al teatro di cui ricordiamo in particolare l’opera-video messa in scena in collaborazione con G. Barberio Corsetti La camera astratta, commissionata per l’inaugurazione di Documenta VIII-Kassel. Successivamente la ricerca dello Studio si estende al teatro musicale, realizzando tra l’altro Il combattimento di Ettore e Achille, e poi alla sperimentazione di telecamere agli infrarossi e ai raggi x in videoambientazioni come Il giardino delle cose . Nel 1993 la Fondazione Mudima ospita una retrospettiva di Studio Azzurro dal titolo Videoambienti 1982-199″ che viene poi iterata in diversi musei internazionali. Contemporaneamente lo Studio Azzurro porta avanti un percorso cinematografico, realizzando sia iniziative a sostegno del cinema indipendente sia alcuni film diretti da Paolo Rosa come L’osservatorio nucleare del Sig. Nanof (1985). Dal 1995 Studio Azzurro si interessa all’interattività e al multimediale realizzando una serie di `ambienti sensibili’ tra cui l’installazione Tavoli (1995), Coro (1995) e The Cenci (1997). Studio Azzurro ha realizzato diversi programmi video e televisivi in Italia e all’estero; è intervenuto con scritti e riflessioni teoriche; ha svolto attività in campo formativo e didattico con workshop e seminari, tra cui “Pensare l’arte” nel 1997 con Jacques Derrida e Carlo Sini.