Foreman

Dopo esperienze nel teatro tradizionale e nel movimento del New American Cinema, Richard Foreman fondò nel 1968 a New York l’Ontological-Hysteric Theatre che, nei suoi dieci anni di attività continuativa presentò una quarantina di spettacoli. Di ognuno egli scrisse il testo, o più esattamente il canovaccio, e fu quasi sempre il regista e lo scenografo. L’obiettivo che inizialmente si poneva era di “mettere un oggetto sulla scena e trovare differenti modi di guardarlo”. Gli attori, di solito non professionisti, erano addestrati a essere se stessi, non a interpretare dei personaggi, astraendosi però dalle proprie emozioni. Si servivano di dialoghi sconnessi, in parte registrati, e parlavano senza alcuna inflessione. L’accento era posto soprattutto sugli aspetti visivi e spaziali. In sale che potevano accogliere non più di una settantina di spettatori, Foreman, appollaiato su un alto sgabello, guidava gli attori come un direttore d’orchestra, interrompendone spesso l’azione per evitare qualsiasi tipo di concatenazione logica e di illusione teatrale. Gli oggetti, non realistici, potevano essere spostati a vista dai macchinisti o penzolare dal soffitto. Questo fin verso la metà degli anni Settanta, dopo che il successo di Total Recall (1970) aveva imposto il suo nome, accanto a quello di Wilson, come maestro di un teatro che rinunciava completamente all’intreccio e ai personaggi, e quindi a qualsiasi forma di comunicazione razionale, e dava importanza determinante all’eloquenza delle immagini, delle luci e dei suoni nell’intento di «portare la gente a un differente livello di consapevolezza». Nella fase successiva creò invece spettacoli più dinamici, generalmente imperniati su una figura femminile, Rhoda (impersonata da Kate Manheim), arrivando (in Le livre des splendeurs , realizzato a Parigi nel 1976) a tradurre in termini teatrali i processi mentali dell’autore durante la stesura del copione. Nel 1976 pubblicò una raccolta di Plays and Manifestoes e nel 1979 allestì al Teatro di Roma, con la Manheim e attori italiani, Luogo + Bersaglio . Da allora, oltre che con il proprio gruppo, F. lavorò anche in altre sedi, dove continuò a presentare testi propri e fu anche regista di opere di Molière, Büchner, Havel e Gertrude Stein. Nel 1991 assunse a New York la gestione della chiesa sconsacrata di San Marco che era già da tempo una delle più note sale teatrali di Off-Off Broadway.