Reinhardt

Max Reinhardt nasce da una famiglia di bottegai ebrei ma quando diventa famoso, nel 1904, tutta la famiglia ha il diritto di fregiarsi del suo nome d’arte). `L’educazione teatrale’ del giovane Max inizia dal loggione del mitico Burgtheater di Vienna. A diciassette anni, frequenta una scuola di recitazione e sostiene in provincia le sue prime parti. Mentre recita in compagnie secondarie, lo vede O. Brahm, allora direttore del Deutsches Theater, e ne resta favorevolmente impressionato a tal punto che, rincontrandolo l’anno dopo a Salisburgo, in una stagione che obbliga il giovane R. a quaranta ruoli, lo porta con sé a Berlino. Nella capitale, dove approda con un contratto che lo lega al Deutsches dal 1895 al 1901, Reinhardt perfeziona gli ultimi rudimenti del mestiere, ma ben presto sente l’esigenza di allontanarsi dal naturalismo di Brahm e si avvicina al teatro simbolista ed espressionista. Nel 1901 con un gruppo di attori prende la direzione dello Schall und Rauch, che nell’anno seguente cambierà il suo nome in Kleines Theater, dove verranno rappresentati gli scrittori contemporanei, da Strindberg a Wedekind, da Wilde a Maeterlinck – e Pelléas et Mélisande infatti sarà la sua prima regia firmata, nel 1903, anno in cui fonda il Neues Theatre che dirige. Nel 1905, diventato praticamente il signore del teatro tedesco (ha assunto nel frattempo anche la direzione del Deutsches), mette in scena la prima edizione del Sogno di una notte di mezza estate shakespeariano che riprenderà più volte, mentre è del 1906 la prima rappresentazione del Risveglio di primavera di F. Wedekind.

Per un breve periodo, Reinhardt concentra nelle sue mani un potere illimitato, riunendo attorno a sé un gruppo di attori fra i maggiori della scene tedesca, da A. Moissi a T. Durieux, a G. Eysoldt. Sempre in cerca di riscontri alla propria idea di un teatro diversificabile, secondo il luogo e lo spazio, allestisce spettacoli in circhi (per esempio al Circo Schumann dove va in scena nel 1911 in prima mondiale Jedermann di Hofmannsthal), o in enormi spazi come la Grosses Schauspielhaus (1919), o nelle cattedrali, dove rappresenta Il miracolo di K. Vollmoeller a partire dal 1911. Questo testo lo farà conoscere in America: vi verrà infatti rappresentato, a partire dal 1924, per sei anni consecutivi. Nel 1920, intanto, con Hofmannsthal e Strauss fonda il Festival di Salisburgo, ancora oggi manifestazione tra le più celebri del mondo, inaugurato con Jedermann nell’interpretazione di Moissi. Apre a Vienna il Theater am Josefstadt con Il servitore di due padroni di Goldoni (1924). Fra il 1927 e il 1928 è in tournée negli Usa con gli spettacoli dei suoi teatri berlinesi e austriaci.

L’avvento del regime nazista in Germania lo costringe ad abbandonare tutti i suoi beni e i suoi teatri. L’ultima messa in scena berlinese è Il gran teatro salisburghese del mondo di Hofmannsthal, nel 1933, una serata memorabile con tutto il pubblico commosso in piedi ad applaudire il regista costretto a fuggire. Fa ancora in tempo, a Salisburgo, a mettere in scena la prima parte del Faust di Goethe fra il 1933 e il 1937; e a dirigere anche due Shakespeare in Italia, a Boboli Sogno di una notte di mezza estate (1933) e a Venezia Il mercante di Venezia (1934). L’annessione dell’Austria lo costringe alla fuga negli Stati Uniti. A Hollywood con il suo assistente di un tempo destinato a diventare un grande regista cinematografico, Wilhelm `William’ Dieterle, dirige Sogno di una notte di mezza estate con M. Rooney e O. de Havilland, ma il film non ha successo. Fonda anche un workshop per cinema, teatro e televisione sul Sunset Boulevard (dal quale usciranno attori come Robert Alda), costretto a chiudere nel 1942 per problemi finanziari. Nel corso dell’esilio americano (diventerà cittadino statunitense nel 1940) metterà in scena, fra l’altro, al Festival californiano il Faust di Goethe. Nel 1943, anno della sua morte, firma la sua ultima regia, Figli e Soldati di I. Shaw, testo pacifista che ha in un giovane Gregory Peck il suo principale interprete. Amatissimo dagli attori che guida con mano ferrea, ai quali richiede una recitazione poetica, in grado di restituire sentimenti ed emozioni, signore incontrastato di una scena come luogo di magie, infaticabile organizzatore, poeta del quotidiano, Reinhardt è uno dei grandi, insuperati maestri della scena del ‘900, l’inventore di un’idea di regia (il regista `fratello gemello dell’autore’) che sarà il punto di riferimento obbligato di tutti i grandi `signori della scena’ venuti dopo di lui.