Langhoff

Figlio di rifugiati tedeschi in Svizzera, Matthias Langhoff rientra in Germania nel dopoguerra, quando il padre è nominato direttore del Deutsches Theater di Berlino Est. Inizia la sua attività come assistente al Berliner Ensemble con Hanns Eisler, collaboratore di Brecht, e qui conosce Manfred Karge, con il quale stabilirà un lungo sodalizio artistico. Tra il 1962 e il 1969 Langhoff e Karge allestiscono tra l’altro Das kleine Mahagonny di Brecht e Sette contro Tebe di Eschilo. Nel 1969 Langhoff lascia il Berliner per la Volksbühne di Berlino Est, dove mette in scena lavori di Ostrovskij (La foresta, 1969 e Zurigo 1976), Shakespeare, Schiller, Ibsen, Goethe e Müller. Dopo aver lavorato ad Amburgo, Ginevra e Rotterdam, nel 1980 (per cinque anni) è regista allo Schauspielhaus di Bochum, dove dirige Caro Georg di T. Brasch, Il giardino dei ciliegi di Cechov e testi di Heiner Müller.

Sul finire degli anni ’80, torna in Svizzera: dal 1989 al 1991, dirige il Théâtre Vidy, centro drammatico nazionale di Losanna, dove firma regia e scenografia di Macbeth (1990, portato anche al Théâtre National de Chaillot) e di La duchessa d’Amalfi di Webster. Premiato e applaudito da pubblico e critica, Langhoff è una delle figure più significative del panorama registico europeo. Particolarmente attento a un teatro che, pur partendo da solide strutture classiche, sappia mettere in discussione le tradizionali convenzioni teatrali, lo stile di Langhoff si segnala per l’estrema concretezza registica, per una visione globale che sviluppa la narrazione non solo attraverso l’abituale strumento della parola, ma anche su idee scenografiche originali, nelle quali si articolano suoni e e immagini. Condirettore del Berliner Ensemble, incarico che ricopre per due anni (1993-95), L. lavora frequentemente in Francia: al festival d’Avignone, dove è presente con Riccardo III di Shakespeare (1995), alla Comédie-Française ( Danza di morte di Strindberg nel 1996), al Théâtre National de Bretagne di Rennes, di cui è consulente artistico dal 1996. Accostatosi alla tragedia greca, L. affronta Le baccanti di Euripide a Epidauro (1998) e conclude una trilogia classica, iniziatasi con Filottete di H. Müller (1994), proseguita con L’île du Salut (tratto da Nella colonia penale di Kafka, 1996), con Donne di Troia (Femmes de Troie), da Euripide, al Teatro di Rennes (1998).