Gor’kij

Maksim Gor’kij il maggior rappresentante del realismo di inizio secolo e, dopo la rivoluzione d’Ottobre, teorico del ‘realismo socialista’, indirizzo letterario (proclamato nel primo Congresso degli scrittori del 1934) che deve riflettere i conflitti ma soprattutto i successi della società nata dalla rivoluzione. Orfano, dopo aver fatto i mestieri più disparati, debutta in letteratura con il racconto Makar Cudra, primo del ciclo dei `vagabondi’, dove Maksim Gor’kij ripercorre la sua avventurosa esistenza tra banditi e disperati. Inizia la sua attività di drammaturgo, sollecitato da Cechov, che apprezza molto le sue prove narrative, e da Nemirovic-Dancenko, uno dei direttori del Teatro d’Arte di Mosca, sempre pronto ad aiutare i giovani talenti. I due primi drammi, Piccoli borghesi (1902) e Bassifondi (1902, conosciuto anche come L’albergo dei poveri), dedicati agli aspri conflitti nelle classi più povere della società russa, vengono messi in scena con grande successo e molte polemiche al Teatro d’Arte, con la regia di Stanislavskij e Nemirovic-Dancenko. La violenza eversiva delle situazioni, la forza incisiva del linguaggio suscitano enorme scalpore e fanno di G. l’autore più coraggioso di questi anni inquieti per la società russa. A partire dal 1904 scrive una serie di drammi dedicati all’ascesa politica e finanziaria della borghesia mercantile, sempre più avida, rozza, ottusa, di fronte a cui si fa sempre più grave la crisi dell’ intelligencija , una classe che sta perdendo il suo ruolo di guida, divisa tra integrazione passiva e rivolta contro l’autocrazia zarista, soprattutto dopo i moti rivoluzionari del 1905: I villeggianti (1904), I figli del sole (1905), I barbari (1906), Nemici (1906), Gli ultimi (1908), Vassa Železnova (1910), La moneta falsa (1913). Dopo un lungo periodo dedicato alla stesura di opere narrative e autobiografiche, Maksim Gor’kij torna al teatro all’inizio degli anni ’30, con una serie di lavori dedicati alla decadenza e alla corruzione della società borghese pre-rivoluzionaria, dominata dalla cupidigia e dalla violenza: Egor Bulycov e altri (1931), Dostigaev e altri (1932), la seconda versione di Vassa Železnova (1936). Il teatro di Maksim Gor’kij ha avuto molto successo in Italia a partire dai primi anni del secolo fino alla fine degli anni ’30, grazie soprattutto ad alcuni grandi attori (Eleonora Duse, Alfredo De Sanctis, Tatjana Pavlova) che hanno portato al successo i suoi lavori.