Sciascia

L’avvicinamento al teatro da parte di Leonardo Sciascia avviene negli anni ’60: si tratta di un approdo spontaneo, data la struttura intimamente dialogica della narrativa di Sciascia. In tal senso si giustifica la riduzione di numerosi romanzi (presso lo Stabile di Catania sono stati messi in scena gli adattamenti, curati da Ghigo De Chiara, di A ciascuno il suo , Il consiglio d’Egitto e Candido). Significativo – perché di fatto segna il debutto teatrale di un’opera di S. – l’adattamento di Il giorno della civetta , curato da Giancarlo Sbragia al Teatro stabile di Catania nel 1963; dell’anno successivo è la traduzione-capovolgimento de I mafiusi alla Vicaria di Palermo di Rizzotto e Mosca, allestita al Piccolo Teatro di Milano nel 1966. I due testi scritti direttamente per il teatro sono L’onorevole (Torino 1966) e Recitazione della controversia liparitana (Catania, Teatro delle Muse 1970; ripresa nel 1971 con la regia di M. Missiroli): il primo, incentrato sulla trasformazione di un professore perbene in un politico corrotto, nasce dal bisogno di «misurare le censure istituzionali, ambientali e psicologiche del nostro Paese»; il secondo propone, in chiave storica, il conflitto tra potere ecclesiastico e statale. Il lavoro di Sciascia si è anche rivolto alla televisione: nel 1971 viene trasmessa la commedia Gioco di società (da cui ha successivamente tratto l’atto unico Il sicario e la signora , allestito nel 1985). Nel 1972 è la volta del film Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato di F. Vancini, per cui collabora alla sceneggiatura (insieme a N. Badalucco, B. Benedetti, F. Carpi e lo stesso Vancini). Del 1989 è l’atto unico, realizzato con la collaborazione di Antonio Di Grado, Quando non arrivano i nostri .