Kounellis

Di origini greche, Jannis Kounellis si trasferisce a Roma a vent’anni. Esponente di spicco dell’arte povera, movimento teorizzato e sostenuto dal critico G. Celant alla fine degli anni ’60, dal 1968 si occupa frequentemente anche di teatro, traducendo in forma scenografica elementi delle installazioni da lui realizzate, ricche di riferimenti a una natura recuperata in ‘tempo reale’. Nei suoi allestimenti teatrali gli oggetti quotidiani assumono un’aura di mistero e spiritualità, sospesi in una loro inaccessibile estraneità. Dagli anni ’70 il tema ricorrente diventa invece quello del ritorno al passato, al mito, attraverso il recupero di frammenti della civiltà mediterranea. Le sue prime scenografie sono per Vita di Artaud di M. Diacono alla Filarmonica romana (musica di Egisto Macchi) e per I testimoni di T. Rózewicz, con la regia di Carlo Quartucci (1968). Con quest’ultimo, nell’arco di quindici anni, collabora a vari spettacoli: Il lavoro teatrale (Venezia, Biennale 1969), Scene di periferia (Roma 1978), Scena di romanzo, ovvero il mito di Robinson Crusoe di Daniel Defoe (Genova 1980), Didone e Uscite (Genazzano 1982), Funerale (Kassel 1982), tutti su testi di Roberto Lerici. Nel 1991 realizza scene e installazioni per Die glückliche Hand di Schönberg e per Neither di Feldman, rappresentati all’Opera di Amsterdam (regia di Pierre Audi); tre anni dopo cura, alla Staatsoper di Berlino, le scene per l’Elektra di R. Strauss (regia di Dieter Dorn) e nel 1995 torna ad Amsterdam per un trittico Schönberg, che accosta a Die glückliche Hand l’allestimento di Erwartung e Von heute auf morgen.