La spalla, in rapporto a un comico, è colui che lo mette in valore collaborando, in negativo o in positivo, alla sua comicità. Ci può essere la spalla torrenziale, aggressiva, come l’inimitabile Carlo Rizzo che circondava lo stupito Macario, quasi muto, di un turbine di parole; e poi c’è la spalla discreta, a sua volta quasi muta, solo reattiva, come il grandissimo Mario Castellani, spalla di Totò, o il caloroso e stupefatto Enzo Turco, che opponeva stupore a stupore in duo con Nino Taranto. Qual è la differenza tra un comico che lavora insieme alla sua spalla e una coppia di comici che agiscono insieme? Sostanzialmente la differenza consiste nella posizione dei nomi sui manifesti; per quanto attiene al lavoro sul palcoscenico (stiamo parlando dei tempi antichi del varietà e della rivista) il confine è invece molto labile. Un esempio per tutti, la coppia Billi e Riva. Billi era il vero comico, alle origini, Riva più `presentatore’: nello svolgersi dei loro interventi Billi andava a occupare il ruolo di spalla, nei dialoghi, ma era lui quello che `faceva ridere’ (tra virgolette perché in memoria dei mirabili urli romaneschi all’avanspettacolo “facce’ ride”‘).
Tra Franchi e Ingrassia la chimica era ancora più complessa: a una frettolosa definizione e in apparenza era Ingrassia a fare da spalla a Franchi, ma poi un’occhiata silenziosa del primo annullava cinque minuti di agitazione psicomotoria del secondo. E ancora: nei loro primi sketch insieme Raimondo Vianello indossava il ruolo di spalla a favore di Ugo Tognazzi; ne bastarono pochissimi, di questi sketch, per rimettere in pari la situazione e giustamente si parlò da allora di una coppia di comici. Poi c’è (ma questo si è visto soprattutto in cinema) la situazione complessa che si viene a creare quando due comici di pari genio, e come tali valutati, si vengono a trovare insieme nella stessa storia.
Se nel caso, ad esempio, di Totò e Peppino De Filippo – attore grandissimo questi e con le stesse origini di Totò – Peppino si presentava in una specie di subalternità, più connessa alla sua maschera comica che alla definizione del suo ruolo, nel caso invece di Totò e Aldo Fabrizi (ancora una volta origini comuni nell’avanspettacolo) non si veniva a creare una coppia comica vera e propria (nonostante tutto i due erano troppo lontani) ma un meraviglioso `mano a mano’, una di quelle gare a chi osa di più comuni solo fra i toreri, appunto, e fra gli acrobati, una situazione in cui il rischio era di spingersi oltre qualsiasi limite accettabile. Hanno poi occupato il ruolo di spalla, e in modo assai atipico, certi attori di grande qualità, come – esempio massimo – Aroldo Tieri in una serie di film in cui veniva affiancato a grandi comici (ancora una volta, per esempio, Totò) e destinato a metterli in valore: ebbene Tieri, senza nulla togliere alla sua personale interpretazione, riusciva ad aggiungervi la caratteristica di essere una spalla perfetta.
Un po’ meno clamorosamente, ma pur sempre con grande classe, nello stesso genere di film e anche in rivista, Gianni Agus riusciva in questo arduo compito: mantenere la sua compatta eleganza di attore e porgere al comico in titolo tutto l’aiuto necessario; gli riuscì persino con un capocomico che comico non era, e cioè Wanda Osirispalla Va citato anche un attore arrivato al ruolo di spalla nella maturità: quel Carlo Campanini che opponeva, quando gli fu accanto, alla stralunata e fluviale comicità di Walter Chiari il suo non appannabile stupore e un’altrettanto eccentrica e stralunata maniera di affrontare il rapporto con l’altro e con il pubblico.