Mamet

David Mamet fu nella sua generazione l’autore che seppe meglio adattare il proprio talento alle esigenze delle scene commerciali, riuscendo spesso a farsi apprezzare sia dalla critica sia dal pubblico. Esordì nel 1971 nella natia Chicago e nel giro di pochi anni vide rappresentare i suoi testi prima nei teatrini off-off, poi off-Broadway, infine a Broadway. Erano testi minimalisti, i cui meriti maggiori consistevano nella capacità di creare personaggi attendibili, di riprodurre il lessico e i ritmi del linguaggio contemporaneo, oscenità comprese, di svolgere esili trame in scene brevi e compatte che finivano per renderle singolarmente suggestive. Il suo mondo di piccoli uomini senza spessore, visti nella loro solitudine disperata e nella loro impotenza che cercavano di esorcizzare atteggiandosi da duri, trovò la prima espressione importante in Perversione sessuale a Chicago (Sexual Perversity in Chicago, 1974), una serie di variazioni a quattro personaggi sul tema del sesso, più discusso che praticato. Vennero poi i successi di American Buffalo (1977), il primo dei suoi drammi approdato a Broadway, nel quale tre criminali di mezza tacca progettavano, del tutto a vuoto, un furto importante; di A Life in the Theatre (1977), composto di incontri e scontri in scena e fuori di due attori, l’uno vecchio e in declino, l’altro giovane e in ascesa; di Glengarry Glen Ross (1983), sulle inquietudini e le frustrazioni di un gruppo di impiegati in un’azienda che progettava una riduzione del personale; di Speed the Plow (1988); di Oleanna (1992) e di Il crittogramma (The Cryptogram, 1994), dove un ragazzo di undici anni non riusciva a distinguere il mondo dei suoi sogni dalla realtà della sua vita. Dai tardi anni ’80, Mamet alternò all’attività di drammaturgo quella di sceneggiatore e occasionalmente regista cinematografico ( La casa dei giochi, 1987; Homicide, 1991).