Albertazzi

Giorgio Albertazzi debutta a Firenze fra partite di pallone e primi amori ne Il candeliere di De Musset al Teatro della Meridiana con Bianca Toccafondi, regista F. Enriquez; interpreta Fessenio nella Calandria di Bibbiena, ed è Soranzo in Peccato che sia una sgualdrina di Ford, diretto da L. Lucignani, sempre a Firenze, dove L. Visconti – che prepara Troilo e Cressida di Shakespeare a Boboli – lo vede e lo scrittura per il ruolo di Alessandro, paggio di Cressida (Rina Morelli), in una famosa edizione (1949) che allineava, oltre Gassman, De Lullo, Stoppa, Ricci, Tofano, Elena Zareschi e Memo Benassi. È sempre Visconti a procurargli la scrittura nella compagnia del Teatro Nazionale diretta da G. Salvini (1950-52), dove recita in Detective story di Kingsley, La signora non è da bruciare di Fry, Peer Gynt di Ibsen ed è il protagonista del Faustino di Dino Terra.

Il successo arriva con Il seduttore di Fabbri nella tournée americana della Ricci-Magni-Proclemer-Albertazzi-Buazzelli. Con la compagnia, dalla quale si stacca per dar vita nel ’56 alla ditta Proclemer-Albertazzi, interpreta anche il Matto nel Re Lear e il regista ne La ragazza di campagna di Odets. Fra i tanti successi della ventennale ditta, dove ha modo di imporre la sua recitazione moderna e graffiante, ispirata e medianica creando con la Proclemer una delle coppie più seguite dal pubblico e dalla critica: una memorabile Figlia di Iorio di D’Annunzio e L’uovo di Marceau (1957), Requiem per una monaca di Faulkner-Camus e Spettri di Ibsen (1958), I sequestrati di Altona di Sartre (1960), Amleto , diretto prima da Franck Hauser poi da Zeffirelli (1963), Dopo la caduta di Miller (1967), La fastidiosa (1965) e Pietà di novembre di Brusati (1967); dirige Come tu mi vuoi (1967) di Pirandello e il suo discusso Pilato sempre (1971); per una stagione la compagnia si era associata allo Stabile di Genova (Maria Stuarda di Schiller, con la Brignone nel ruolo di Elisabetta) dove, staccatosi dalla Proclemer, sarà protagonista del Fu Mattia Pascal da Pirandello ridotto da Kezich (1974); da qui derivano le grandi interpretazioni fra vita e teatro quali Riccardo III , Re Nicolò di Wedekind, Enrico IV di Pirandello (1982, regia di Calenda), Le memorie di Adriano dal romanzo della Yourcenar, regia di Scaparro (ripreso per più stagioni), La lezione di Ionesco, a Spoleto, regia di Marcucci, e l’ultimo Giacomo Casanova comédien filosofo, libertino, viaggiatore, avventuriero di voce, fantasie, divertimenti e angosce diretto da Scaparro all’Olimpico di Vicenza (1997). Fra i pionieri della tv, seduce il primo pubblico televisivo con Delitto e castigo, Romeo e Giulietta, I capricci di Marianna di De Musset, Come le foglie di Giacosa, Liliom di Molnár e l’indimenticabile Idiota da Dostoevskij, diretto da G. Vaccari. Lettore di fascino e di carisma, spazia dalla novella (Palazzeschi, Mann, Cecov, Maupassant, Pirandello) all’ Inferno di Dante. In cinema da un giovanile Lorenzaccio di Poggioli passa a L’anno scorso a Marienbad di Resnais e al suo Gradiva.

Accademia d’arte drammatica `Silvio D’Amico’

Viene fondata a Roma nel 1936, subentrando alla precedente Regia Scuola di recitazione intitolata a Eleonora Duse (che aveva formato personaggi come Anna Magnani, Paolo Stoppa e Sergio Tofano), attraverso un Regio decreto del 13 febbraio voluto da uno dei più importanti teorici teatrali italiani, il critico e scrittore Silvio D’Amico. Nominato in quegli anni Commissario straordinario per la riforma della scuola di recitazione di Roma, amico di Copeau e di Pirandello, Silvio D’Amico rimase per molti anni alla guida dell’Accademia d’Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’ con la carica di presidente.

Tra la guerra e il dopoguerra l’Accademia vive la sua stagione più intensa, annoverando tra i suoi allievi: V. Gassman, Accademia Celi, L. Squarzina, E. Pandolfi, R. Falk, L. Padovani e, negli anni successivi, P. Panelli, N. Manfredi, T. Buazzelli, G. De Lullo, G. Tedeschi, M. Vitti, M. Missiroli e L. Ronconi. Centrale in Italia è l’attività culturale e formativa dell’Accademia, soprattutto per quel che riguarda la trasmissione del patrimonio teatrale tradizionale. Negli ultimi anni l’Accademia produce spettacoli realizzati dai suoi allievi, spesso affiancati da registi, registi-pedagoghi e da personale tecnico ed artistico (scenografi, costumisti, light designer) qualificato. Una politica di rapporti internazionali è stata sviluppata recentemente dall’Accademia che ha intensificato la sua presenza in molti festival, ma soprattutto ha stabilito rapporti di scambio e ha realizzato progetti in comune con alcune scuole d’Europa: come la Theater School di Amsterdam, l’Accademia nazionale di Cracovia, la Statenschole di Copenaghen, l’Escuela National de Arte Dramatico di Bogotà, la Scuola del Teatro Nazionale Greco. Particolarmente interessante è il rapporto di collaborazione instaurato con il GITIS di Mosca, con la Guildhall School di Londra e con l’Istitut del Teatre di Barcellona, nell’ambito della Scuola europea per l’arte dell’attore che si impegna nell’organizzazione di laboratori internazionali dell’estetica teatrale.

Il corpo docente dell’istituto è formato da un nucleo fisso di insegnanti, per le materie tecnico e teoriche, mentre i docenti di recitazione, regia e dei corsi speciali sono scelti dalla direzione. Dalla sua fondazione ad oggi l’Accademia ha inciso nella realtà del teatro e del cinema italiano: nell’albo d’oro si possono annoverare oltre ai grandi nomi già citati anche i più giovani: S. Castellitto, G. Ranzi, R. Girone, E. Fantastichini, S. Rubini, G. Barberio Corsetti.