Théâtre du Soleil

Gli spettacoli del Théâtre du Soleil vengono recitati all’inizio in teatrini e in tendoni. Solo nel 1971 il gruppo trova fissa dimora alla Cartoucherie di Vincennes, una vecchia fabbrica d’armi, in uno spazio da adattare di volta in volta secondo le esigenze. Costruito su basi rigidamente cooperativistiche, d’animo profondamente libertario, il Théâtre du Soleil ha sempre dovuto battersi con le difficoltà finanziarie. Ma ha saputo attrezzare il proprio spazio, attorno al quale si sono sistemati altri importanti gruppi parigini che hanno così trasformato la Cartoucherie in un vero e proprio atelier di creazione, come un luogo realmente polivalente. Il gruppo ha infatti organizzato nell’ampio ingresso una libreria dove consultare i libri esposti che possono essere anche acquistati; un ristorante dove nell’intervallo gli stessi attori truccati e vestiti servono gustosi pasti caldi.

Accanto a questi fatti di costume il Théâtre du Soleil è diventato un punto di riferimento per un’area vastissima di teatranti europei soprattutto negli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta, grazie a uno dei cardini del suo lavoro: la creazione collettiva che nasce dall’improvvisazione e che conduce prima all’incontro con il personaggio e alla costruzione di un testo che si costruisce con un’elaborazione comune nella quale gli attori e la regista danno un personale, fortissimo contributo. Questo slancio è rimasto anche dopo ma si è come ridimensionato e si è trasformato in pratica teatrale interpretativa grazie ai numerosi seminari che gli attori e la regista tengono in ogni parte del mondo.

Ballet Théâtre Contemporaine

La compagnia Ballet Théâtre Contemporaine venne fondata ad Amiens nel 1968 ma dal 1972 la sua sede passò ad Angers, dove venne diretta da J.A. Cartier e F. Adret. Suo scopo principale fu quello di operare una sintesi fra le varie arti. La sua attività, conclusasi nel 1978, si è svolta soprattutto presso le Maisons de la Culture della vasta provincia francese, ma anche a Parigi e all’estero. Con il suo grande corpo di ballo (quarantacinque danzatori) ha dato rilievo a molti coreografi contemporanei puntando su un repertorio capace di riflettere le tendenze artistiche moderne. Tra i lavori prodotti, Hymnes , una coreografia collettiva su musica di Stockhausen. Tra i vari coreografi che si sono cimentati presso la compagnia, Skibine, Babilée, Descombey, Blaska, Lazzini e la Adret.

Avignone

L’idea di Jean Vilar – a cui è intitolata in città una casa che possiede tutti i copioni, gli scritti, i costumi, i cimeli, le lettere del maestro e che svolge un’intensa attività culturale per tutto l’anno – alla lunga risulta ancora quella vincente: sposare teatro e architettura, cercare nei luoghi all’aperto spazi privilegiati. All’inizio il Festival di Avignone ha come palcoscenico d’elezione la grande Corte d’onore del Palazzo dei Papi, dove ancora oggi si tengono gli spettacoli inaugurali e quelli più importanti preceduti da tre squilli di tromba. Ma nel tempo altri luoghi, come il celeberrimo Cloître des Carmes, sono diventati palcoscenici teatrali. Accanto al festival vero e proprio, che ha saputo trasformare l’intera città in un palcoscenico – basti ricordare le facciate delle case del centro che portano dipinti i ritratti dei maggiori attori che da A. sono passati, simili a personaggi affacciati a delle ipotetiche finestre – se n’è sviluppato un altro, off, il quale – una volta spontaneo, adesso con regole ferree di organizzazione, non ha nulla da invidiare a quello ufficiale. A tal punto che da qualche anno, in Place de l’Horloge, è nato addirittura un festival off-off che ruota attorno a quello che si può considerare il vero cuore pulsante della manifestazione. Come tutte le istituzioni anche questo festival, mentre è ancora direttore Vilar, subisce la contestazione del 1968. Anzi in questo caso la contestazione è duplice: ai giovani che chiedono un cambiamento, fa eco quello che sarà lo spettacolo-evento, lo spettacolo scandalo di quell’edizione, il Paradise now del Living Theatre con il suo messaggio rivoluzionario: il teatro deve lasciare i luoghi codificati e andare per le strade, fra la gente. Dalla morte di Vilar alla direzione del festival si sono succeduti diversi direttori, qualcuno magari migliore di lui dal punto di vista manageriale, ma nessuno con il suo carisma e la sua grandezza. Nel corso degli anni comunque il Festival di Avignone ha continuato a produrre grandi spettacoli, ospitando artisti da tutto il momdo. È qui, per esempio, che va in scena il Mahabharata di Peter Brook alla Cava di Boulbon. È qui che colgono significativi trionfi Béjart, Bausch e Carlson. È qui che Patrice Chéreau, allora direttore di Nanterre, presenta un Amleto destinato a girare mezzo mondo e recita in prima persona in Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard Marie Koltès. Progettualità, capacità di pensare in grande, cospicui finanziamenti pubblici ma anche contributi privati, fanno ancora oggi del festival di A. un avvenimento di notevole ricchezza culturale malgrado l’evidente declino tipico di questo genere di manifestazione.

Esquisse

Esquisse è una compagnia di danza francese fondata nel 1981 dalla danzatrice francese Joëlle Bouvier e dal danzatore di origine algerina Régis Obadia.Nel 1987 la sua sede si radica al Centre chorégraphique national de Basse Normandie a Le Havre, finché i due, nel 1993, diventano i direttori del Centre national de danse contemporaine di Angers. In coppia, la Bouvier e Obadia danno vita a una serie di lavori, caratterizzati da uno stile che punta molto sullo sprigionamento delle energie corporali e in cui lo spazio scenico viene usato in maniera razionale, loro stessi facendosene protagonisti di grande forza espressiva. Tra le loro coreografie, Le royaume millenaire , L’Etreiente , La chambre , nonché, Welcome to Paradise (apprezzato in molti festival internazionali) e L’éffraction du silence.

Comédie-Française

La Comédie-Française è specchio della storia politica, sociale e culturale della Francia dal 1680 a oggi. Essa si è svolta nel segno della decentralizzazione, dell’importanza via via maggiore accordata agli uomini di teatro, piuttosto che ai burocrati; ma mai si è abbandonata l’idea di considerare l’istituzione come un patrimonio pubblico da conservare. All’inizio del XX secolo la commedia di costume domina ancora la scena, con Mirbeau, Hervieu, Lavedan; ma al successo arrivano anche Rostand e Courteline. L’amministrazione del teatro è affidata a Jules Clarétie (1885-1913), che dovrà far fronte all’incendio della sala nell’anno 1900. Da sottolineare, nel 1908, la collaborazione – grazie alla direzione artistica di Charles le Bargy – alla realizzazione dei primi film d’arte per gli Studios. Dalla vigilia della prima guerra mondiale al 1936 la Comédie-Française attraversa una fase di transizione; si possono segnalare, in questi anni, la celebrazione del tricentenario della nascita di Molière, voluta dall’autore drammatico Emile Fabre (allontanato nel 1933 per gli incidenti provocati dal suo adattamento del Coriolano di Shakespeare), l’avvio della partecipazione della Comédie-Françaisea trasmissioni radiofoniche e soprattutto, nel 1936, la formazione di un comitato di registi alla guida del teatro, costituito dai membri del Cartel (J. Copeau, G. Baty, C. Dullin e L. Jouvet): con loro il repertorio si apre ai contemporanei Giraudoux, Lenormand, Mauriac, Romain Rolland, Ibsen e Pirandello.

Durante il secondo conflitto mondiale e sotto l’occupazione la  Comédie-Française non sospende la sua attività; sono di questi anni i successi di La regina morta di Montherlant e Lo scarpino di raso di Claudel. Tra il 1946 (anno in cui alla C.-F. viene associato il Teatro dell’Odéon) e il 1960 l’istituzione attraversa un periodo di relativa crisi, che sarà via via superata con la nomina di amministratori-attori appartenenti alla Comédie-Française stessa: negli anni 1960-70 Maurice Escande rinnova la compagnia e apre a registi esterni; fra il 1970 e il 1979 Pierre Dux (che era già stato chiamato alla guida della Comédie-Française alla Liberazione) organizza il tricentenario della morte di Molière (1973) e rinnova l’istituzione sotto il profilo amministrativo; quindi, fino al 1983, Jacques Toja invita numerose compagnie straniere e celebra nel 1980 il tricentenario della Comédie-Française Nello stesso 1983 gli succede Jean-Pierre Vincent, già direttore del Théâtre national di Strasburgo e fautore della decentralizzazione; sarà sostituito da Jean Le Poulain (1986-88) e, quindi, da Antoine Vitez: a lui il merito di aver celebrato il bicentenario della Rivoluzione con Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais e di aver inserito in repertorio Sartre (A porte chiuse) e Brecht (Vita di Galileo ).

Scomparso improvvisamente nel 1990, Vitez è sostituito alla guida della Comédie-Française da Jacques Lassalle, che mette in scena spettacoli di Marivaux, Goldoni e Molière e acquisisce il Théâtre du Vieux-Colombier (inaugurato con due pièces di Nathalie Sarraute); il suo ultimo spettacolo è il Don Giovanni di Molière, presentato al festival d’Avignone. Nel 1993 a Jean-Pierre Miquel è affidato un mandato di cinque anni; egli avvierà lavori di ripristino e ammodernamento, allestirà un’esposizione in cui si mostrano al pubblico alcuni tesori della Comédie-Française, ma soprattutto la porterà a un cambiamento di statuto: nel 1995 la Comédie-Française diventa infatti un ‘Etablissement public à caractère industriel et commercial’ (Epic), sotto il patronato del Ministero della Cultura. Infine è aperta una terza sala, il piccolo Studio-Théâtre al Carrousel del Louvre.

Agesilas

Studia presso il Conservatorio nazionale di Musica e Danza di Parigi. Scritturato all’Opéra, vi rimane fino al 1971, anno del suo incontro con Joseph Russillo con il quale, nel 1973, fonda il Ballet Théâtre Joseph Russillo. Danzatore di grande forza e bellezza plastica, partecipa come interprete principale a tutte le creazioni di Russillo, firmando contemporaneamente numerose coreografie, soprattutto per vari festival (Châteauvallon, Avignone, Arles). Dal 1984, insieme a Russillo, è co-direttore del Centro nazionale di coreografia di Tolosa e del Midi. Tra i suoi lavori, vanno ricordati Spleen, Elégie, Voyage intérieure, Carte postale, Voici la compagnie, Violence et passion, Suite de Bach.

Allio

Allio  René comincia a imporsi verso il 1950, nel quadro della giovane produzione francese (Les condamnés di M. Deguy, Parigi, Théâtre des Noctambules 1950; Victimes du devoir di Ionesco, allestito al Quartiere Latino, 1953), affermandosi al Théâtre de la Cité di Villeurbanne come collaboratore di Roger Planchon (Henri IV – Le prince – Falstaff da Shakespeare, 1957; L’anima buona di Sezuan di Brecht, 1958; Bérénice di Racine, 1966). La concezione architettonica dello spazio, il ricorso alle proiezioni a quadri fissi e sequenze filmate, l’impiego di proiettori a vista e girevoli, il gusto del materiale grezzo per attrezzeria e costumi sono gli elementi che definiscono i tratti dominanti del suo stile (descritto in tre saggi, Le travail au Théâtre de la Cité, saisons 1955-1959, Le travail au Théâtre de la Cité, saison 1959-1960 e Le théâtre comme instrument, 1963), che ha una delle maggiori esemplificazioni nel Tartufo di Molière (1962), in cui enormi quadri monocromi in bianco e nero incombono come tetre visioni sugli attori. Proficui anche i rapporti con il coreografo Roland Petit (Notre-Dame de Paris , Parigi, Opéra 1962; L’Arlésienne , Marsiglia 1974 e Firenze 1986; Les intermittences du coeur , Montecarlo 1974; Les quatre saisons , Venezia 1984) e – sebbene si tratti di collaborazioni occasionali – con alcuni registi italiani, come Luigi Squarzina (Don Giovanni di Mozart, Scala 1966) e Raffaele Maiello (Marat/Sade di Weiss, Piccolo Teatro 1967). Personalità artistica poliedrica (ha partecipato alla riforma e alla progettazione di vari teatri: Aubervilliers, Hammamet), si è dedicato anche alla regia (Attila di Verdi, Nancy 1982) e già dagli anni ’60, con Una vecchia signora indegna (La vieille dame indigne , 1965) all’attività cinematografica (il suo ultimo lavoro è la pellicola Transit , 1991).