Carpi

Fiorenzo Carpi si diploma nel 1945 al conservatorio di Milano, allievo di Arrigo Pedrollo e Giorgio Federico Ghedini; fra le sue innumerevoli composizioni si segnala La porta divisoria, opera ispirata a La metamorfosi di Kafka, su libretto di Giorgio Strehler. Dal 1947 diventa musicista stabile presso il Piccolo Teatro, dove compone le musiche di scena di quasi tutti gli spettacoli di Strehler; il suo primo lavoro è per Il soldato Tanaka di Georg Kaiser, ancora al teatro Olimpia, due mesi prima dell’inaugurazione della sala di via Rovello. C. ricorda che a segnalarlo a Strehler fu il critico Giulio Confalonieri, che conosceva e apprezzava il suo lavoro. Collabora, inoltre, con altri registi e attori tra i quali Vittorio Gassman, Guido Salvini, Patrice Chéreau, Eduardo De Filippo, Lamberto Puggelli, Carlo Battistoni. Quando nasce il teatro-cabaret lavora stabilmente con i suoi interpreti più rappresentativi: Dario Fo (compone le musiche e le canzoni di quasi tutti i suoi testi teatrali), il gruppo dei `Gobbi’ (Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Alberto Bonucci e poi Luciano Salce), Franco Parenti, Giustino Durano, ecc. Vastissima la sua produzione musicale per il cinema: Leoni al sole di Caprioli, Incompreso e Mio Dio, come sono caduta in basso! di Luigi Comencini, Zazie nel metrò e Vita privata di Louis Malle, Senza famiglia nullatenenti cercano affetto di Gassman, Un’orchidea rosso sangue di Chéreau, Notte italiana di Carlo Mazzacurati, per citare solo qualche esempio. Ha scritto alcune delle più belle canzoni italiane: Ma mi e Le mantellate (con Strehler), La luna è una lampadina e Stringimi forte i polsi (con Fo). Ha lavorato molto anche in televisione: Le avventure di Pinocchio di Comencini, la censurata Canzonissima di Fo, Chi l’ha visto? , ecc. Partecipa anche agli esordi della pubblicità (il mitico Carosello ) con le musiche per due réclame celebri: il dentifricio Colgate e l’aperitivo Campari. Secondo C., per scrivere musica per il teatro, un musicista deve conoscere bene la storia della musica: dai trovatori del Medioevo fino al repertorio contemporaneo, al jazz e al rock; essere umile, sì che la sua musica non sopravanzi l’immagine; utilizzare un certo spirito critico e anche un po’ di ironia, in quanto la musica che soltanto venti o trent’anni fa veniva usata come sottofondo all’azione scenica, oggi ha conquistato una precisa funzione `critica’, di commento alla scena.