Arrabal

Uno degli autori più discussi del dopoguerra. Dopo l’insuccesso a Madrid de Gli uomini del triciclo (Los hombres del triciclo, 1958), si stabilisce a Parigi assumendo un atteggiamento violentemente critico nei confronti del mondo intellettuale spagnolo, che lo ricambia con uguale disprezzo e ignorandolo. Fernando Arrabal pubblicherà il resto della sua produzione in francese, pur continuando a comporre nella sua lingua, divenendo paradossalmente l’unico drammaturgo spagnolo contemporaneo universalmente noto, tradotto e rappresentato. Nella sua abbondante produzione, che arriva ai giorni nostri, si nota un’iniziale influenza del `movimento postista’; ma anche Kafka e il surrealismo lasciano tracce nella sua scrittura drammatica, nella quale rimangono altresì evidenti i legami con la cultura ispanica (la morte, la violenza, la repressione sessuale). Rifiutata l’etichetta di teatro dell’assurdo, ha definito la sua produzione drammatica ‘teatro panico’, in consonanza col movimento da lui creato con Jodorowski, Topor e Stennberg, derivando il termine dal dio Pan e sottolineandone in tal modo i caratteri di cerimonia, di rito, di catarsi. Tra i suoi testi più significativi e provocatori: Fando et Lis (1955), Il cimitero delle auto (Le cimetière des voitures, 1957), L’architetto e l’imperatore d’Assiria (L’architecte et l’empereur d’Assyrie, 1966), riproposti tra molte polemiche in Spagna dopo la fine del franchismo. A. è autore di tre film: Viva la muerte (1970), ispirato al suo romanzo autobiografico Baal Babilonia ; Andrò come un cavallo pazzo (1973) e L’albero di Guernica , girato nel 1975 a Matera con Mariangela Melato come protagonista. Negli ultimi anni si è dedicato a un tipo di teatro buffo vicino al vaudeville. A. è abbastanza noto in Italia, dove la sua produzione teatrale è stata tradotta e pubblicata.