Viola

Conosciuto dal grande pubblico come giornalista sportivo tv anomalo e anticonformista, Beppe Viola è stato al pari di altri intellettuali come L. Bianciardi e U. Simonetta, lo stesso U. Eco, grande testimone delle contraddizioni della Milano tra il Dopoguerra e gli anni Settanta. Tutti più o meno direttamente hanno influito non poco sulla cultura, anche teatrale e cabarettistica, della città. A V. in particolare si deve buona parte delle invenzioni del linguaggio comico che, partito dal Derby club, segnò un’epoca irripetibile della comicità diretta, abolendo non solo la quarta parete, ma anche le altre tre. Viola lavorò con Jannacci firmando assieme a lui decine di canzoni storiche del `periodo di mezzo’ tra cui “Quelli che…” (1975), geniale adattamento di una lirica di Prévert, e “Vincenzina e la fabbrica” (1974), struggente canzone che fu colonna sonora del cult-movie Romanzo popolare di cui Jannacci e Viola furono decisivi co-sceneggiatori. Tra l’altro in questo film di Monicelli Viola si ritagliò un divertente cameo in cui egli stesso interpreta il proprietario di un cinema bigotto e reazionario, il suo esatto contrario.

Nel 1978, sempre assieme a Jannacci Viola scrive e dirige La Tappezzeria, spettacolo di cabaret surreale e comico che consacrò Massimo Boldi e lanciò il semisconosciuto Diego Abatantuono, che fino a allora aveva bazzicato al Derby club soprattutto perché figlio delle mitica Rosa, guardarobiera (e cognata) del proprietario Bongiovanni. Altri comici selezionati da Jannacci e Viola per questo lavoro furono i neofiti Faletti, Porcaro, Di Francesco, Micheli, Salvi, tutti destinati a ritagliarsi uno spazio nel mondo dello spettacolo. Negli anni del Derby Viola lavorò in amicizia e complicità anche con Cochi e Renato ma, in modo più o meno ufficioso, anche con tutti i comici più anticonformisti del grande zoo di viale Monterosa.

In tv collaborò come autore ad alcune trasmissioni di Jannacci dalla sede un po’ defilata ma prolifica per originalità della Rai di Milano. Appassionato oltre che di calcio, di automobilismo e soprattuttodi cavalli, curioso di letteratura e di politica Viola riuscì a cogliere in ciascun ambiente, in ognuno dei suoi incontri, i linguaggi comici, ironici e satirici e a trasmetterli anche nelle sue esperienze professionali. Una sua riscoperta a dieci anni dalla morte dovuta anche alla ristampa dei suoi racconti migliori (Quelli che, 1992), ha fatto sì che Viola sia tornato ad essere un punto di riferimento per le attuali generazioni di artisti e autori milanesi.