Braglia

Uno dei più grandi atleti italiani di sempre, tre volte campione olimpionico di ginnastica artistica (Atene 1906, Londra 1908, Stoccolma 1912). Alberto Braglia inizia a tredici anni il tirocinio nella Società Ginnastica Fratellanza, per passare poi alla Panaro. Dopo i successi sportivi, in ristrettezze economiche, approda al mondo del circo e del music-hall, dapprima con un numero ad alto rischio, la Torpedine Umana, poi con uno di acrobazia ispirato a Fortunello e Cirillino – noti personaggi del “Corriere dei Piccoli” – che esegue con un bambino di otto anni, certo Seghedoni. Il numero ottiene un buon successo e gli procura vantaggiosi contratti nei circuiti degli Usa. Tornato nel 1924 in Italia, si dedica all’insegnamento di ginnastica e porta la nazionale italiana al successo delle Olimpiadi di Los Angeles del 1932. I bombardamenti del 1944 lo riducono in miseria. Diventa allora bidello destinato alle pulizie in una palestra di Modena che dal 1909 portava il suo nome ed era stata inaugurata da Vittorio Emanuele III.

Ancillotti

Fra i pionieri della sua disciplina, Ugo Ancillotti si distingue per l’invenzione del giro della morte `aperto’, che gli procura una scrittura di due anni da Barnum & Bailey in America. Dal 1890 inizia l’attività di impresario di compagnie circensi e di varietà che lo portano a entrare in società con grandi nomi francesi come quelli di Plége e Alfred Court.

trapezio

Il trapezio è una disciplina aerea del circo e del varietà nella quale si fa uso di un attrezzo formato da una corta asta legata alle estremità a due funi appese al soffitto. Si divide prevalentemente in due generi: il trapezio solo e il trapezio volante. In quest’ultimo vi è una lunga struttura aerea sulla quale sono posizionate una piattaforma (‘panchina’) dove sostano gli ‘agili’, un trapezio utilizzato dagli stessi ed un altro riservato al ‘catcher’ (o ‘porteur’) per agganciarsi con le gambe a testa in giù, pronto ad afferrare i compagni dopo che hanno eseguito salti mortali di vario genere. Tale struttura fu ideata, in embrione, dal celebre Jules Leotard alla metà del secolo scorso e perfezionata dai Rizelli.

Nel Novecento la formazione è di solito di tre-cinque artisti di entrambi i sessi, con catcher maschile. Le prime troupe ad acquistare una certa notorietà sono francesi (Rainat, Barret-Zemganno) ma è negli anni ’20 con i messicani Codona che la disciplina acquista una notorietà internazionale e vivissima. Alfredo è un agile di estrema eleganza ed il primo ad eseguire il leggendario triplo salto mortale con regolarità. La sua fine tragica finisce per stagliarne maggiormente la figura. La disciplina riscuote un enorme successo, gli artisti che la esercitano vengono chiamati `uomini volanti’ e diventano fra le principali figure circensi dell’immaginario collettivo.

Negli anni ’30 emergono gli italiani Amadori (con Genesio primo europeo ad eseguire il triplo) e gli americani Arthur e Antoinette Concello, primi marito e moglie ad eseguire entrambi il triplo. Per vent’anni la disciplina va in letargo per risvegliarsi solo negli anni ’50, proprio in Italia, dove i Togni lanciano gli Jarz, eccelsi trapezisti, che per due decadi, con varie formazioni, si esibiscono in tutta Europa, presentando le stelle Enzo Cardona e Ketty Jarz, che negli anni ’70 è la prima donna italiana, ed una delle poche al mondo, ad eseguire il triplo. Negli anni ’60 si mette in luce anche l’americano Tony Steele, capace di eseguire un triplo salto mortale e mezzo con presa alle gambe. Lo stesso esercizio riesce nel 1975 al Festival di Montecarlo a Don Martinez (per lunghi anni in Italia con Enis Togni).

Negli anni ’70 emergono, ma per breve periodo, gli artisti provenienti dalla scuola sudafricana di Keith Anderson, la Hi-Fly Training School. Ma in quegli anni tornano soprattutto alla ribalta i sudamericani, con l’elegante Tito Gaona autore di un triplo impeccabile e dotato di un fascino eccezionale, Clown d’oro a Montecarlo nel 1978. Anno epocale è il 1982, quando un giovane messicano di diciotto anni, Miguel Vasquez, viene afferrato dal fratello Juan al termine di un incredibile quadruplo salto mortale. I Vasquez sono scritturati dai maggiori circhi del mondo e, nel 1990, vincono il Clown d’oro al festival di Montecarlo. Fino a questo punto la storia del trapezio è la storia della ricerca dell’exploit, del record inseguito ad ogni costo, ma la messa in scena del numero cambia assai poco, la differenza è fatta piuttosto dal carisma dei singoli e ciò che distingue una scuola dall’altra è soprattutto la scelta di musiche e costumi.

Alcune novità arrivano negli anni ’80, con l’avvento delle troupe nordcoreane che fanno incetta di Clown d’Oro e d’Argento al festival di Montecarlo con formazioni allargate ad otto-nove componenti che volano da una parte all’altra del circo grazie ad una rinnovata composizione architettonica dell’attrezzo, con due o più catcher sistemati a altezze e posizioni diverse e più trapezi oscillanti utilizzati dai brevilinei artisti orientali. Ma anche gli artisti coreani rispettano la tradizionale presentazione del numero: ingresso in pista, ascensione ai trapezio, esecuzione degli esercizi (con più o meno eleganza) e discesa in rete. La vera rivoluzione estetica è ancora una volta russa, con il numero dei Cranes (le Cicogne), definito una vera e propria `opera d’arte circense’. Creato da Piotr Maestrenko con la collaborazione del capo troupe Willi Golovko ed il regista russo Valentin Gneushev, il numero prende ispirazione da una canzone del dopoguerra ed è in realtà una pantomima aerea con un delirio di corpi volanti, un disegno di luci coinvolgente ed una scelta di musiche classiche da brivido.

Il numero riceve un incredibile successo di critica in tutto il mondo, oltre al Clown d’oro al festival di Montecarlo del 1995. Nascono molti numeri aerei simili, come i Borzovi, dello stesso Maestrenko (in realtà una combinazione fra trapezio ed altre discipline) e le sbarre aeree dei Privalovi, di Valentin Gneushev. Ma nonostante il grande successo dei Cranes, a tenere banco nella maggior parte dei circhi del mondo continuano ad essere in prevalenza le troupe sudamericane di tradizione (come i Navas o i Jimenez). Nel 1995, dopo oltre vent’anni un giovane artista italiano – Ruby Merzari, allievo dell’Accademia del Circo – riesce ad eseguire il triplo salto mortale. Per quel che riguarda il trapezio solo, sembra che derivi da un attrezzo per la ginnastica nato quasi simultaneamente in Francia ed in America nel XVIII secolo. Nel Novecento gli esercizi svolti a questo attrezzo sono di vario genere. Quelli più diffusi sono spericolate ed allo stesso tempo eleganti evoluzioni sul trapezio oscillante. Assieme alla cavallerizza, ed alla funambola, la trapezista è la figura femminile più tipica della Belle Epoque. Ma paradossalmente, o proprio per questo, il primo grande nome è quello di un raffinato travestito, Barbette, che ottiene grande successo negli anni ’20.

In seguito vi è una dicotomia fra numeri del rischio, generalmente interpretati da uomini e numeri di eleganza portati al successo da donne. Nel primo genere in ordine cronologico i nomi di maggior prestigio sono quelli di Albert Powell (anni ’30), Gerard Soules (anni ’50 e ’60) ed Elvin Bale (anni ’70 e ’80), fra gli italiani da segnalare Peter Rodriguez (anni ’80). Per quel che riguarda il gentil sesso si distinguono la Caryatis e Pinito del Oro, mentre negli anni ’90 emergono le artiste provenienti da tre scuole distinte ma con caratteristiche comuni, quella francese, quella russa e quella canadese. Tutte e tre danno molta importanza alla messa in scena e propongono un numero davvero considerevole di artiste fra le quali la francese Aurelia, la russa Elena Panova, e le gemelle canadesi Sarah e Karyne Steben del Cirque du Soleil. Nell’ambito del trapezio `a coppia’ da segnalare il numero `Mouvance’, di Helene Turcotte e Luc Martin, un tango aereo che sul finire degli anni ’80, porta alla disciplina una ventata di ritrovata sensibilità.

Altra specialità è quella del trapezio ‘washington’ sulla cui sottile asta gli artisti eseguono equilibri sulla testa e di altri tipi. In questo particolare genere si distinguono artisti italiani come i Larible e i Merzari. Ma anche altre discipline aeree, molto simili al trapezio, conoscono momenti di un certo splendore. La corda verticale, a volte combinata con gli anelli, vede brillare la stella di Lilian Leitzel. Negli anni ’70 è l’italiana Gabriella Fernanda Perris la regina della disciplina, che passa poi lo scettro all’americana Dolly Jacobs, Clown d’Argento a Montecarlo nel 1988.

Keaton

La carriera di Buster Keaton sulle scene del vaudeville inizia a soli cinque anni, quando comincia a prender parte al numero comico acrobatico dei genitori Joe e Myra, che presto viene chiamato ‘The Three Keaton’. La prima dote per la quale si distingue è la resistenza alle botte prese dal padre, che lo scaraventa a destra e a sinistra, e che viene persino denunciato da varie associazioni di tutela dei diritti dei bambini. Ma il suo vero apporto di novità al vaudeville è l’introduzione della figura del ‘bambino terribile’, mentre gli altri innumerevoli infanti che calcano le scene del tempo sono presentati con connotazioni delicate e innocenti. Si distingue anche per la sua creatività: gli si attribuisce la gag dell’autostrangolamento con una mano dietro il sipario, poi copiata da centinaia di comici. Altra sua caratteristica è l’imitazione degli artisti in cartellone, fra le quali quella di Houdini alle prese con la liberazione dalla camicia di forza; è proprio il celebre illusionista ad affibbiargli il nomignolo ‘buster’, turbolento.

I Keaton, con la formazione allargata sino a cinque elementi, ottengono un grande successo, con scritture nei migliori teatri dell’epoca, fra cui l’Hammerstein Theatre (che diventerà il Palace) e buoni contratti anche in Inghilterra. Buster Keaton diventa poi celebre per l’attività cinematografica, che afferma la sua maschera di flemmatico. L’avvento del sonoro manda in crisi la sua carriera; Buster Keaton sfrutta il suo bagaglio di esperienze, anche teatrali, per diventare un buon gag maker per le stesse case di produzione che sino a pochi anni addietro lo avevano pagato profumatamente. In compagnia della moglie Eleanor, tra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’50, fa diverse apparizioni come clown mimo al Cirque Medrano di Parigi dove, per un equivoco sorto con il direttore sull’entità del compenso, rischia persino di finire in carcere; è poi scritturato in diversi teatri di varietà europei, e per tre mesi anche in Italia. Punto di riferimento importante per lo sviluppo della clownerie nel Novecento, con la sua figura stralunata di pierrot moderno alienato dal mondo che lo circonda, nel 1965 Buster Keaton incarnerà anche le angosce di Samuel Beckett nel cortometraggio da lui sceneggiato, Film, con la regia di Alan Schneider.