Strauss

Botho Strauss è considerato uno degli scrittori più importanti del mondo letterario contemporaneo Dopo gli studi di germanistica, scienze teatrali e sociologia a Colonia e a Monaco, avvia un intenso dialogo con Adorno, ma si allontana da lui a causa di forti contrasti riguardo alla progettata tesi su Thomas Mann e il teatro. Collabora con la rivista “Theater Heute” e nel 1970 viene chiamato alla Schaubühne ad Halleschs Ufer, a Berlino, da P. Stein per conto del quale lavora su Ibsen (Peer Gynt, 1971), e quindi su Labiche, Gorki, Kleist. Dal 1975 vive come scrittore indipendente a Berlino. Quando nel 1972 appare il suo primo lavoro, Gli ipocondriaci (Die Hypocondern), il pubblico non lo comprende. Comincia a imporsi soltanto dopo il 1975 con degli impressionanti affreschi sulla solitudine e sull’incomunicabilità.

La Trilogia del rivedersi (Trilogie des Widersehens) del 1976 mostra, attraverso l’inugurazione di una esposizione di pittura in una piccola città di provincia, un universo di solitudine, di conflitti e di angoscie dietro la superficie degli stereotipi borghesi; gli stessi personaggi appaiono meno reali dei quadri di cui discutono. Grande e piccolo (Gross und Klein, 1979) tratta del vagabondare di una ragazza qualsiasi attraverso la Germania. Il suo desiderio di comunicare si scontra con continui rifiuti, si esaurisce in fallimenti e cadute grandi e piccole senza che lei possa rinunciare alla sua ricerca. La chiusura e la solitudine sono il motivo conduttore di tutte le opere di Strauss. Questo malessere si esprime ineluttabilmente sia nei drammi che nei racconti e nei romanzi, collegati tutti dal senso profondo di una complessa drammaturgia.

Vengono di lui rappresentati anche brevi monologhi come La dedica (Die Widmung, 1977), soliloquio di un uomo abbandonato dalla sua compagna in una torrida estate berlinese. La scelta di Berlino come scenario di molte delle sue opere non è fortuita, infatti S. associa la solitudine e il malessere interiore alla desolazione della città. La ricerca di un ancoraggio impossibile è ancora il tema di Kalldewey Farce , del 1982, che evoca due anonime donne perdute nei bar della metropoli. In Il parco (Der Park, 1983), la solitudine e la malinconia sono elevate a livello di potenze mitiche. Con riferimenti politici, ma scavando nella realtà dei sentimenti, l’autore ci mette di fronte alla necessità del ritorno a un’interiorità, per quanto mutilata e martoriata: i suoi personaggi, attraverso l’introspezione, dissezionano senza pietà la loro anima con la forza della disperazione.

Strauss – poeta come Handke e Wenders della solitudine moderna, dell’incomunicabilità degli esseri – è maestro nel rappresentare la confusione dei sentimenti, come in Visi noti, sentimenti confusi (Bekannte Gesichter, gemischte Gefühle, 1974). Il suo romanticismo trova ispirazione in un quotidiano trasfigurato in modo quasi mitico, ma anche in Kleist, Büchner e Hoffmann che gli aprono la possibilità, per esempio in Gli ipocondriaci, di trasformare i suoi personaggi nei loro doppi, prigionieri di una storia d’amore che li trasforma, apparentemente senza motivazioni comprensibili, mentre su tutto pende una minaccia inesprimibile che li segue nelle loro vite e nei loro sogni.

Vicino al `teatro mentale’ di Handke, Strauss esprime più l’anonimato, la perdita di senso e di significato della coscienza moderna che non le istanze sociali. Il nuovo realismo di cui è promotore conduce dalla vita interiore verso l’esterno, integrando l’irrazionale, il quotidiano e il triviale. La rottura sentimentale, l’abbandono sono utilizzati come metafore della solitudine collettiva. Divenuti estranei alle loro vite, privati di spontaneità, vittime della loro perpetua coscienza riflessiva, i personaggi di S. sono carnefici e vittime delle loro speranze deluse, passano attraverso processi di fusione e di scissione come in Marlenes Schwester (La sorella di Marlene, 1975).

Al grido muto di Handke, alla violenza di Bernhard, Strauss oppone un concetto drammatico della soggettività (“Ich-Dramatik”) di stampo espressionista. Ma la disperazione e la solitudine dei suoi personaggi conducono spesso a una lucidità dolorosa. La lingua di Strauss, maschera del vuoto, con la sua impressionante bellezza, è espressione di un nuovo romanticismo, quello della disillusione. Tra le sue opere più recenti sono da ricordare: Il tempo e la stanza (Die Zeit und das Zimmmer, 1989); Coro finale (Schlusschor) e I vestiti di Angela (Angelas Kleider) entrambe del 1991; L’equilibrio (Das Gleichgewicht, 1993) e Jeffers-Akt I und II , del 1998.