Simon

Attore antiaccademico, Michel Simon si dedica al teatro dopo mille mestieri: venditore ambulante, fotografo, pugile. Il suo debutto avviene nel 1918 a Ginevra, dove ottiene un minuscolo ruolo in Misura per misura di Shakespeare messo in scena dai leggendari Pitoëff. Il suo aspetto decisamente poco piacevole (figura dinoccolata e viso dai tratti fortemente irregolari) non gli impedisce di riscuotere un grande successo in Androclo e il leone di Shaw (1920) ancora con i Pitoëff. Seguita la compagnia dei Pitoëff a Parigi, Simon, pur stentando a imporsi, ha modo di affinare quelle doti comiche e d’inventiva che saranno il tratto peculiare del suo stile. Finalmente, nel 1923, è il capocomico di Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, ruolo che interpreta con magistrale realismo e vivacità. Lasciati i Pitoëff, S. lavora in numerosi spettacoli (nel 1926 è all’Atelier in Je ne vous aime pas di Achard accanto a Jouvet), prediligendo i ruoli comici: è l’indimenticabile Clo-Clo in Jean de la lune di M. Achard e contribuisce al grande successo di Fric-Frac di Bourdet (1936).

Dalla fine degli anni ’30 non appare quasi più sulle scene teatrali. Dal 1925, infatti, si dedica principalmente al cinema: amatissimo dal pubblico per l’umanità che sa infondere ai personaggi, Simon porta tali qualità sullo schermo, creando figure difficilmente dimenticabili, tra le quali forse la più riuscita e intensamente poetica è il burbero e insieme tenero père Jules dell’Atalante di J. Vigo (1934). Già messosi in luce nel 1928 nel capolavoro di Dreyer La passion de Jeanne d’Arc, Simon collabora a lungo con J. Renoir, per il quale interpreta anche lo straordinario clochard di Boudu sauvé des eaux (1933), e con altri registi di vaglia quali M. Allégret (Lac-aux-dames , dove è un vecchio donnaiolo, 1936), Guitry (Faisons un rêve, 1937), Carné (Drôle de drame, 1937; e soprattutto Quai des brumes , 1938), Duvivier (La fin du jour, 1939), Clair (La beauté du diable , girato in Italia nel 1950, dove è Mefistofele). Protagonista di una delle stagioni più feconde del cinema francese, quella degli anni ’30, Simon, con il suo corpo scoordinato, la parlata strascicata e i suoi personaggi grotteschi e beffardi, riesce comunque a fornire prove di qualità fino alla fine della sua carriera.