Silva

Umorista di talento, in grado di raccontare con risvolti ilari anche drammi personali. In Vengo dalla Siberia , (1973), Carlo Silva descrisse l’amputazione della sua gamba sinistra congelata, a ventuno anni, sul fronte russo, chiedendosi: «Chissà dove mi hanno sepolto. Adesso non sono più tutto vivo». La vita, anche in taluni frangenti, non può essere solo tragedia. Silva inclinava per il sorriso e scrisse e allestì le prime riviste in campo di concentramento, dove rimase prigioniero per tre anni. Autore di numerosi e apprezzati volumi: Come fare la guerra con amore e Come fare lo sciopero con amore, illustrati da Raymond Peynet, Diario milanese, I quarantanove racconti non di Hemingway e altri ancora. Più di mille copioni per la radio, più di centocinquanta testi per la tv svizzera, aveva esordito come attore alla radio con Dina Galli. Come autore di riviste per la radio e per la scena, fu in coppia prima con Attilio Carosso e poi con Italo Terzoli.

Nella stagione 1950-51 scrive Stop… mi uccido alle 20.90 con Terzoli, per Mario Carotenuto e Tina De Mola; la stagione successiva, sempre con Terzoli, eleva a ruolo di primattore Chiari con Sogno di un Walter; Campanini ‘spalla’ e Dorian Gray soubrette, e abbondavano le parodie di film famosi; per la prima volta ci fu il lungo assolo in passerella del comico prima del finale. Un successo tira l’altro: nella stagione 1952-53, con Terzoli, Faele e Ferretti, scrive il suo copione più riuscito: Davanti a loro tre Nava tutta Roma, rivista che venne definita ‘pazza’ per il suo spirito innovatore e dissacratore: con le tre scatenatissime sorelle Diana, Lisetta e Pinuccia che sfogavano la loro vena clownesca, attorniate da cinque giovani e promettenti comici: Bramieri, Cajafa, Conti, Pelitti e Pisu. L’anno successivo, ancora Nava con Tre per tre Nava, e sempre ragguardevole la scoperta di nuovi talenti comici: Nino Manfredi, Paolo Ferrari e Gianni Bonagura. Tra i quadri più applauditi, una spassosa dissacrazione del libro Cuore di De Amicis, largamente ricopiata in seguito da altri.

Nella stagione 1954-55 gran ritorno con Walter Chiari, per il quale, con Terzoli, scrive I saltimbanchi dai toni cabarettistici: spettacolo senza passerella, una serie di scenette spiritose, poesie e monologhi, `alla maniera di Gassman’, i luoghi comuni nel salotto snob e altre divagazioni umoristiche. Da sottolineare il solito `contorno’ di giovani talenti: Aroldo Tieri, Franco Scandurra, Enzo Turco, Liliana Tellini, Antonella Steni. Nel 1964 scrive con Carlo Maria Pensa El Tecoppa, una sapida rievocazione del personaggio di Ferravilla per Piero Mazzarella: nel 1953 al Puccini di Milano, andò in scena, di S.-Terzoli, Il piccolo naviglio con Bramieri-Conti-Cajafa-Tommei e un `numero’ (l’ubriaco che torna a casa e non riesce a infilarsi nel letto) interpretato dal grande comico `muto’ Buster Keaton. Nel 1955, ecco S.P.Q.M. , cioè Sono Portentosi Questi Milanesi, con Gino Bramieri, Raffaele Pisu e Lisetta Nava.

Negli anni ’70, Silva scrive per la radio e per la tv, collabora dal 1966 al 1972 a La domenica sportiva su Raiuno. Passerà dall’altra parte della barricata tenendo la critica televisiva su “Il Giorno” e fu il primo ad accorgersi dell’importanza di una chiaccherata a tarda sera condotta da Maurizio Costanzo in quello che ancora non si definiva talk show. Fondò e diresse, nel 1976, un mensile d’umorismo, “I quaderni del Sale”, con collaboratori come Campanile, Zavattini, Marchesi, Luca Goldoni. Il “Sale”, con altra direzione, divenne poi il “Male”. Silva se ne allontanò, ubbidendo a una sua equazione-massima: l’umorismo sta alla satira come il fioretto sta alla sciabola.