Shepard

Sam Shepard fece rappresentare il suo primo copione a diciannove anni, vinse il suo primo premio a ventitre, scrisse la sua prima sceneggiatura a venticinque, iniziò una fortunata carriera di attore cinematografico a trentacinque. Diede alle scene una quarantina di opere, quasi tutte allestite off-off Broadway o al Magic Theatre di San Francisco, dove lavorò stabilmente per alcuni anni. Rifacendosi spesso a vari aspetti della mitologia popolare statunitense, dal film western alla musica rock, fu in teatro l’autore che seppe meglio esprimere le tematiche e i valori della controcultura della seconda metà del secolo, in un linguaggio di notevole suggestione e in strutture drammaturgiche innovative e sconcertanti, che divisero radicalmente il pubblico e la critica. Si potevano riconoscere nella sua opera tre differenti fasi, accomunate da temi come la ricerca delle proprie radici e la fine del cosiddetto sogno americano. Per definire i testi della prima, iniziata con Cowboy (1964), si è usato il termine `collage’, in quanto composti di soliloqui insieme lirici e grotteschi con vaghe connessioni fra loro.

Carattere sperimentale avevano anche le cosiddette `fantasie’ della seconda fase – esemplificata soprattutto da La Turista (1966) e Il dente del delitto (The Tooth of Crime, 1972), ma i personaggi e i loro sfoghi s’inserivano in trame più compatte e sovraccariche di incidenti. Alla terza fase, infine, appartenevano le opere più significative e più conosciute di questo autore Il bambino sepolto (Buried Child, 1978), Pazzo d’amore (Fool for Love, 1979), Vero West (True West, 1980), Una menzogna della mente (A Lie of the Mind, 1985) e Stati di shock (The States of Shock, 1991), che segnarono una svolta in senso realistico, sviluppando coerentemente gli intrecci e dando maggiore consistenza ai personaggi. Per questi testi, che sviluppavano soprattutto il tema della famiglia e dei suoi orrori con evidenti ambizioni tragiche, si fece da più parti il nome di O’Neill.