Serreau

Fra i pochi uomini di teatro francesi che abbiano conosciuto bene Brecht, Jean-Marie Serreau è considerato l’`anello mancante’ fra il teatro critico brechtiano e il Nouveau Théâtre. Dopo aver collaborato con Charles Dullin, Maurice Delarue e Pierre-Aimé Touchard, nel 1949 fonda una compagnia con la quale monta L’eccezione e la regola di Brecht (è il primo che porta l’autore tedesco alla Comédie-Française con Vita di Galilei) e poi testi di Kafka e Jarry. L’anno seguente allestisce Adamov (La Grande et petite manoeuvre) con scene di Jacques Noël.

Tra il 1950 e il 1954 è direttore del Théâtre de Babylone, dove rappresenta Aspettando Godot di Beckett. Firma la regia di alcune opere di Ionesco e di Adamov, ma soprattutto fa conoscere al pubblico nuovi autori: nel 1957 mette in scena Les Coréens di M. Vinaver; nel 1958, durante la guerra d’Algeria, osa presentare Le Cadavre encerclé di Kateb Yacine; nel 1960 La diga sul Pacifico di Marguerite Duras e Biedermann e gli incendiari di Max Frisch. Nei primi anni ’70 si rivolge nuovamente al teatro francofono allestendo La tragédie du roi Christophe di Aimé Césaire, insistendo, per quest’ultimo, sugli aspetti connessi alla ritualità voodoo; ma S. non si limita a indagare culture diverse da quelle europee scegliendo testi di autori quasi sconosciuti nel vecchio continente: affida, per esempio, ad attori antillesi e africani la recitazione di Jean Genet. Fino alla fine (nel 1971 assume la direzione del Théâtre de la Tempête a Vincennes), Serreau è impegnato a dar voce al teatro della marginalità.