Schéhadé

Georges Schéhadé ha dato vita a una serie di opere teatrali animate da una notevole unità d’ispirazione: un mondo poetico che nasce dall’accostamento dell’astratto con il concreto, che diventano espressione e misura drammatica in atto. In Monsieur Bob’le (1951) l’eroe eponimo è un essere favolistico, remoto e concreto al tempo stesso. Quest’opera pone in primo piano uno dei temi centrali del teatro di Schéhadé: il tema della perdita di un valore assoluto, naturale, semplice ma sempre più lontano da noi, e il contrasto tra la vita e l’immagine della vita stessa. Su quest’ultimo aspetto è imperniata La serata dei proverbi (La soirée des proverbes, 1954), opera dall’andamento aforistico e lieve, stemma stilistico anche della Storia di Vasco (Histoire de Vasco, 1956), commedia antimilitarista, scritta nel periodo della guerra d’Algeria e portata in scena da Jean-Louis Barrault. Se con Le violette (Les violettes, 1960) l’attualità continua a essere fonte di ispirazione, con L’emigrato di Brisbane (L’émigré de Brisbane, 1965) e L’abito fa il monaco (L’habit fait le prince, 1973), Schéhadé ritorna a quella poeticità del testo teatrale che aveva caratterizzato le sue prime produzioni e che fa pensare, per affinità di toni e di ispirazione, alla poesia di García Lorca, di Valle-Inclán, di Audiberti.