Scarfiotti

Dopo aver affiancato L. Visconti in qualità di assistente (Il giardino dei ciliegi di A. Cechov, 1965), Ferdinando Scarfiotti esordisce con La governante di Brancati (1965), con la regia di G. Patroni Griffi, per il quale lavora anche alle scene dei fortunati Vestire gli ignudi di Pirandello (1966), Victor, ovvero i bambini al potere di R. Vitrac (1969) e del più recente Il valzer dei cani di L. Andreev (Roma, Teatro Eliseo, 1978), dalle atmosfere malinconiche, con grandi quinte laterali che tagliano la luce in modo netto e pochi arredi gettati nello spazio scenico come isole, con uno stile geometrico che è da sempre caratteristica dell’artista. Attivo anche nel teatro d’opera, cura l’allestimento di un felicissimo Egmont di Goethe (Milano, Teatro alla Scala, 1968), tornando a collaborare con Visconti, che lo impegna successivamente pure in campo cinematografico (Morte a Venezia, 1971), dove lo scenografo opera di preferenza negli ultimi anni (con B. Bertolucci realizza Ultimo tango a Parigi, 1972 e L’ultimo imperatore, 1994).