Salacrou

Il primo testo di Armand Salacrou rappresentato – in precedenza aveva pubblicato Le casseur d’assiettes (1923) – è Tour à terre (1925), messo in scena da Lugné-Poe; le critiche non sono favorevoli. Comincia a farsi conoscere con le opere successive: Patchouli (1930), Atlas-Hôtel (1931), Une femme libre (1934). Il successo arriva nel 1935 con L’inconnue d’Arras , una meditazione sulla morte e sul destino dell’umanità presentata attraverso il ricordo del protagonista in punto di morte. L’opera rivela una caratteristica del teatro di Salacrou, in cui i personaggi si agitano nella contraddizione tra il bisogno di Dio e l’impossibilità della fede. S. denuncia le tare del mondo in cui vive, offrendo però al pubblico la possibilità di abbandonarsi al sollievo di una risata; come ha detto di lui Colette, «mescola il sale e lo zucchero».

In La terre est ronde (1938), attraverso la vicenda storica di Savonarola, ha l’occasione di parlare della seduzione del male e del vizio; in Histoire de rire (1939), sotto l’apparenza di una commedia leggera, affronta il tema dell’amore coniugale e del tradimento; in Les nuits de la colère (1946) affronta l’attualità, mettendo a confronto partigiani e collaborazionisti (è il testo che Strehler inserirà nella stagione inaugurale del Piccolo Teatro: Le notti dell’ira , 1947); in L’archipel Lenoir (1947) una famiglia borghese, per salvare la propria rispettabilità, decide di spingere al suicidio l’anziano patriarca, che si è macchiato di un crimine infamante; in Boulevard Durand (1960) la trama è suggerita da un fatto di cronaca, la morte di un militante sindacale nella sua cella. Il nichilismo dell’autore si esprime pienamente in La rue noir (1967); ma, al di là della constatazione dell’inutilità dell’agire umano, i personaggi di Salacrou comunque non rinunciano alla vita.