Rocca

Dopo una lunga attività giornalistica (corrispondente da Parigi, redattore e critico drammatico dell'”Europeo” e di “Settimo giorno”), Giudo Rocca esordì come narratore, ma ben presto, seguendo le orme del padre Gino e ascoltando i consigli dell’influente critico del “Corriere della Sera” Eligio Possenti, si dedicò completamente al teatro rivelando un sicuro talento e una notevole lucidità di osservatore dei costumi e della mentalità del suo tempo. Il clima delle sue commedie, che ebbero subito un buon successo, è quello plumbeo del dopoguerra, caratterizzato da incertezza, arrivismi e torbida spregiudicatezza. Successivamente questo pessimismo si attenuò un poco, lasciando intravedere una possibilità di riscatto morale e di riequilibrio della società. Di particolare spicco, nella descrizione impietosa di ambienti e situazioni dell’Italia anni ’50, sono i personaggi femminili, ricchi di umana sensibilità. Tra le sue commedie si ricordano I coccodrilli (1956), Una montagna di carta (1958), ispirata dall’attività giornalistica, Un blues per Silvia (1959), Mare e whisky (1959), Una giornata lunga un anno (1960), che vennero portate sulle scene dalle principali compagnie del periodo, quali la Proclemer-Albertazzi, la Masiero-Volonghi-Lionello, il Piccolo Teatro di Milano. Vittorio Gassman lo invitò a sceneggiare alcune puntate dello spettacolo televisivo “Il mattatore”.