pupi,

L’opera dei pupi è il teatro tradizionale delle marionette dell’Italia meridionale. Ne esistono tre diverse tradizioni: quella `parlemitana’, nella Sicilia occidentale, quella `catanese’, nella Sicilia orientale e in Calabria, quella `napoletana’, in Campania e in Puglia. Una forma molto simile a quella napoletana ha prosperato a Roma fino fine dell’Ottocento. Gli storici fanno risalire l’origine della marionette cavalleresche a Napoli. Nel 1646 al seguito del vicerè spagnolo, durante le feste dell’insediamento, sembra che ci fossero dei `titeros’ castigliani. Fu Gaetano Greco che importò i pupi da Napoli a Palermo. Gaspare Canino, nella cui famiglia l’arte dei pupi si trasmette dalla prima metà dell’Ottocento, ci ha tramandato date precise relativamente alla nascita dei pupi in Sicilia.Gaetano Greco avrebbe aperto il suo teatrino nel 1826, Libero Canino nel 1828. I protagonisti del teatro dei pupi sono guerrieri dotati di armature in metallo smontabili e di spade sfoderabili; i loro movimenti, passi e tecnica di scherma sono legati ad una rigorosa tradizione.

I soggetti caratteristici dell’opera dei pupi sono lunghe vicende rappresentate a puntate, che risalgono alla letteratura medioevale francese: le `Chansons de Geste’ che narrano le avventure di Carlo Magno e dei suoi paladini. A metà dell’Ottocento Giusto Lodico, un maestro elementare siciliano, riunì le trame di un gran numero di poemi in un unico romanzo: La storia dei paladini di Francia . I gestori dei teatri sono detti in Sicilia `opranti’, `teatrinari’ o `pupari’ (ma a rigore puparo è piuttosto chi costruisce i pupi) e a Napoli `pupanti’. Diverse sono le differenze fra le varie tradizioni di pupari. I pupi palermitani misurano da ottanta a cento centimentri, pesano da otto o dieci chili e hanno il ginocchio articolato; oltre al ferro principale, che si aggancia al busto passando attraverso la testa, ne hanno uno per il movimento del braccio destro, cui è assicurato un filo che, passando attraverso la mano chiusa a pugno, permette di sguainare la spada e di rinfoderarla.

Gli animatori manovrano i pupi dai lati del palcoscenico. I pupi catanesiinvece sono alti da dieci a centotrenta centimetri e pesano trentacinque chili, hanno il ginocchio rigido e oltre al ferro principale, ne hanno uno per il movimento del braccio destro, la cui mano chiusa a pugno tiene sempre la spada. Vengono animati dall’alto di un `ponte’ di manovra posto dietro il fondale. I pupi napoletani, alti circa un metro, differiscono da quelli siciliani perché non hanno ferro alla mano destra, che è aperta, ma un filo; la spada si fissa alla palma della mano, le gambe hanno il ginocchio snodato come i pupi palermitani e vengono azionati da un ponte di manovra, come i pupi catanesi.