Porter

Figlio di agiati agricoltori, impara presto a suonare piano e violino. Dopo il liceo, frequenta l’Università di Yale, studia legge ad Harvard, passando poi al dipartimento di Musica della stessa università, e componendo intanto canzoni per tutte le manifestazioni studentesche. L’ultimo anno di Harvard compone canzoni per una commedia musicale, See America First , che viene rappresentata con scarso successo. Quindi P. va in Francia, si arruola nella Legione Straniera e fa parte, durante la prima guerra mondiale, del contingente americano in Francia, intrattenendo i commilitoni con spettacolini musicali. Dopo la guerra completa i suoi studi musicali a Parigi, seguendo fra l’altro i corsi di Vincent d’Indy, e compone la partitura per un balletto. Tornato negli Stati Uniti, rappresenta – commissionatogli dall’attore-impresario Raymond Hitchcock – il musical Hitchy-Koo of 1919 ; poi per qualche anno risiede in Europa dove si dà alla bella vita, compiendo inoltre crociere attorno al mondo, spedizioni di caccia grossa in Africa e simili. Decisivo è l’incontro, nel 1928, con l’impresario Roy Goetz, che gli commissiona le canzoni per la commedia musicale Paris , in scena in provincia prima di andare a Broadway e ottenere un vistoso successo. Da allora P. si dedica al teatro musicale, basandosi su soggetti di diversi autori, ma sempre fornendo egli stesso i versi delle sue canzoni. Gli esiti sono quasi sempre ottimi, anche per l’eccellenza delle messinscene e delle coreografie (affidate di volta in volta a Robert Alton, Albertina Rasch, Charles Walters, Jack Cole, Hanya Holm, Michael Kidd, Eugenere Loring). Tra i musical più memorabili di P.: Wake Up and Dream del 1929, con la canzone, diventata famosa, “What Is This Thing Called Love?”; The Gay Divorcee del 1932, che porta sulla scena frivoli bisticci d’amore di ricchi americani in viaggio verso la Francia, interpretata da Fred Astaire e Grace Moore (vi appartiene la canzone “Night And Day”); Anything Goes del 1934, che si svolge ancora su un transatlantico e viene definita una commedia musicale stile `art-déco’. È interpretata da Ethel Merman e comprende le canzoni “All Trough The Night”, “Blow” , “ Gabriel” , “ Blow”, “I Get a Kick Out of You”. Del 1935 è Jubilee , che propone il motivo forse più noto di P., “Begin the Beguine”; del 1935 Red, Hot and Blue , ancora con Ethel Merman, fiancheggiata da Jimmy Durante e da Bob Hope (canzone “Ridin’ High”); del 1938 You Never Know , con Clifton Webb e Lupe Velez, e Leave It To Me , che contiene elementi di satira politica, compreso un ironico riferimento all’Internazionale; ma è la strepitosa canzone finta-ingenua “My Heart Belongs To Daddy” che fa spicco. La propensione di P. per le situazioni stravaganti trova compimento, fra l’altro, in Du Barry Was a Lady , del 1939, su un piccolo uomo innamorato con scarse speranze, che sogna di essere re Luigi XV a Versailles. L’interpretazione di Ethel Merman e di Betty Grable mette in evidenza soprattutto le canzoni musicali “Friendship” e “Do I Love You?”. Seguono, fra le commedie musicali degli anni ’40, Panama Hattie (1940), ancora con Ethel Merman (che ha al fianco Betty Hutton): canzone “God Bless the Women”; Let’s Face It (1941), dalla commedia The Cradle Snatchers di Medcraft e Mitchell, in cui si afferma Danny Kaye che esegue canzoni sentimentali e burlesche al tempo stesso come “Ev’rything I Love”, “Farming”, “Let’s Not Talk About Lov e “; Around the World in Eighty Days (1946), definita propriamente `musical extravaganza’ tratta da Il giro del mondo in ottanta giorni di J. Verne, riduzione di O. Welles che vi recita insieme a una troupe circense; e infine il trionfale Kiss Me, Kate (1948), tratto da La bisbetica domata di Shakespeare, ma al `secondo grado’, sui bisticci di una coppia d’attori del tempo nostro che mette in scena la commedia shakespeariana. Il musical è ricco di numeri scintillanti d’arguzia come: “We Open in Venice”, “Tom”, “Dick and Harry”, “Brush Up Your Shakespeare”, “I Hate Men”, “So In Love Am I”. Negli anni ’50 la produzione di P. si rarefà, anche perché – a seguito di una brutta caduta da cavallo avvenuta nel 1937 e seguita da numerosi interventi chirurgici che non riescono a evitare l’amputazione di una gamba – il compositore è sempre più depresso. Gli ultimi lavori sono: Out of this World (1950), ispirato a un burlesco Olimpo; Can-Can (1953), che vanta le canzoni “I Love Paris” e “C’est magnifique”; e Silk Stockings (1955), tratto dal racconto “Ninothcka” di M. Lengyel che era già servito nel 1939 a Lubitsch per il film omonimo. Infine, del 1959, è la pantomima Aladdin , rappresentata a Londra e poi diventata uno spettacolo televisivo. P. lavora intanto intensivamente per il cinema. Citiamo, fra i film per i quali il musicista ha composto canzoni originali: Nata per danzare (Born to Dance, 1936, di R. Del Ruth), fra le altre contiene la canzone “Easy To Love”; Rosalie (idem, 1937, di S. S. Van Dyke), canzone “In The Still Of The Night”; Balla con me (Broadway Melody of 1940, 1940, di N. Taurog), canzone “I Concentrate On You”; Nasce una stella (Something to Shout About, 1943, di G. Ratoff), canzone “Yud’ Be So Nice To Come To”; Ho baciato una stella (Hollywood Canteen, 1944, di D. Daves), canzone “Don’t Face Me In”; Il pirata (The Pirate, 1948, di V. Minnelli), specie di film-manifesto sullo spettacolo come grande magia, espressa specialmente nella canzone “Be A Clown”; Alta società (High Society, 1956, di C. Walters), che oltre al “High Society Calypso”, intonato da Louis Amstrong, propone una lezione di jazz tenuta da Bing Crosby, “Now You Has Jazz”; “Les girls” (1957, di G. Cukor). Lui vivente, sulla vita di P. viene girato nel 1946 il film Night and Day ( Notte e dì , di M. Curtiz, protagonista Cary Grant). Cole P. si afferma con doti personalissime nel panorama dei grandi autori di canzoni e di spettacoli musicali del teatro americano: è il più elegante, sofisticato, snob di tutti. Ed è quello – essendo autore sia della musica che dei versi – che assicura sempre una perfetta simbiosi fra parole e musica. Magari talvolta costruisce a freddo una melodia o un ritmo attorno a un bel verso o a un’immagine spiritosa (si compiace di giochi verbali); comunque si avvale di strutture musicali complesse, ed è straordinaria la sua abilità nel passare da una melodia tradizionalmente intonata all’unisono da una massa di violini allo scatto jazzistico e all’angolosità di ritmi sincopati.