Polidori

Allievo di Guttuso, orienta ben presto la prima impostazione realista verso l’espressione non figurativa, che successivamente caratterizza la sua esperienza teatrale, iniziata con il Woyzeck di Büchner (regia di E. Gaipa, Roma, 1946). Il suo stile concepisce un ordine geometrico che fa confluire l’oggettività scenica in una realtà parallela, allusiva e significante. Dopo alcune esperienze cinematografiche di rilievo ( Bellissima di Visconti, 1951; Il cappotto di Lattuada, 1952; Le amiche di M. Antonioni, 1955), dal 1954 inizia una proficua collaborazione con L. Squarzina ( È mezzanotte dottor Schweitzer! , di Cesbron, San Miniato, 1954; Il potere e la gloria di G. Greene, San Miniato, 1958), che si allarga tuttavia anche ad altri registi: Visconti ( Morte di un commesso viaggiatore di Miller, 1951), Gassman ( Oreste di Alfieri, 1951; I Persiani di Eschilo, 1954), De Lullo (celebre lo spaccato del casamento per Il diario di Anna Frank ), Sbragia ( Ricorda con rabbia di J. Osborne, La cortigiana di P. Aretino). Più di recente lavora con Battistoni per Minnie la candida di M. Bontempelli (Milano, Piccolo Teatro, 1980) e Una bella domenica di settembre di U. Betti (Milano, Teatro Filodrammatici, 1982). Impegnato a Bologna come docente di Elementi di scenografia all’Università (dal 1970 al 1986), torna a San Miniato per elaborare una nuova versione de Il potere e la gloria da G. Greene (regia di G. Sbragia, 1992).