Pitoëff

La vocazione teatrale di Georges P. si rivela prestissimo, fin da quando, giovanissimo, frequenta, nella città natale di Tiflis, il teatro diretto da suo padre. A questa prima esperienza seguono la partecipazione alla vita del Teatro d’arte di Stanislavskij, la collaborazione, a soli ventiquattro anni, con la grande attrice Vera Kommissarjevskaja, la fondazione di un teatro popolare a San Pietroburgo. La frequentazione di artisti-scenografi come Bakst e Larionov, lo porta a elaborare un’intelligente visione dello spazio scenico, mentre la sua conoscenza di Appia, Craig, Reinhardt, Jaques-Dalcroze sviluppa in lui un’attenzione particolare ai grandi temi del rinnovamento teatrale che lo avrà fra i suoi maggiori protagonisti. Dal 1915, dopo avere sposato la grande attrice Ludmilla de Smanov (nota come Ludmilla P. con la quale formerà una coppia mitica, assolutamente complementare, `i Pitoëff’, della scena europea), si stabilisce in Svizzera e poi in Francia dove sarà una delle punte del Cartel accanto a Dullin e a Jouvet. P. si muove di preferenza all’interno di un repertorio eclettico, che mescola Shakespeare a Cechov, Pirandello con Ibsen tanto che accanto ad Amleto il suo successo più grande è la prima rappresentazione francese de Sei personaggi in cerca d’autore (1923), che tanto colpirà Pirandello. Il montacarichi che porta in scena i sei personaggi non solo conquisterà l’autore, ma trasformerà questo spettacolo in un vero e proprio oggetto di culto. Del resto l’abilità di scenografo fortemente innovatore di P. che inventa paraventi mobili, scene simultanee, è stata universalmente riconosciuta. Curioso, intelligente, fortemente attratto dalla contemporaneità (Claudel, Gide, Cocteau, Anouilh), vede il teatro come la sintesi di tutte le arti e, proprio per questo, il regista come «un autocrate assoluto che non deve mai legarsi a nessun sistema». Eppure pochi, come lui, sono stati rispettosi dell’integrità del testo e affascinati dalla centralità dell’attore, unico tramite per oggettivare il pensiero dell’autore. Interprete sensitivo ha avuto tenaci ammiratori e tenaci detrattori. Fra le sue maggiori interpretazioni c’è sicuramente l’ Amleto in più di un’edizione a partire dal 1920, ma anche i personaggi visionari, scaltri, cinici, le vittime predestinate del destino come lo scapestrato Liliom nell’opera omonima di Ferenc Molnár (1923), i folli innocenti come Enrico IV di Pirandello (1925).