Pilotto

Camillo Pilotto esordisce nel 1903 con E. Zacconi, mentre dal 1911 al 1914 fa parte della compagnia stabile del Teatro Manzoni di Milano recitando, tra l’altro, nella Locandiera di Goldoni (1915) e nella Figlia di Iorio di D’Annunzio (1915). Incontro importante per la sua carriera è quello con E. Gramatica, che gli consente di sperimentarsi in un repertorio che va da Ibsena a Goldoni, Shaw, Synge, Amiel e Pirandello dal quale è diretto nel 1927 al fianco di M. Abba. Negli anni ’30 con la compagnia ZaBum si cimenta anche nella rivista ( Le lucciole della città, 1931-32); mentre in seguito lavora con la compagnia del T. Quirino e con la compagnia Bagni-Cortese-Zacconi, con la quale, nella stagione 1947-48 inizia la collaborazione con i Piccoli Teatri di Genova e Milano, interpretando, a Milano, Cotrone nei Giganti della montagna , Porfirio in Delitto e castigo, Sganarello in Don Giovanni e il Duca di York in Riccardo II. Nel 1958 recita allo Stabile di Napoli, mentre nel 1959-60 si esibisce con continuità al Teatro Ridotto dell’Eliseo a Roma in un repertorio di spettacoli gialli con L. Carli. Lavora anche negli scespiriani La tempesta – (1948) e Enrico IV (1951) con la regia di Strehler; ne Le allegri comari di Windsor (1949) di Fersen a Nervi con P. Borboni, A. Pagnani e A. Proclemer; ne La dodicesima notte (1950) di Costa e in Sogno di una notte di mezza estate – (1952) di Brissoni. In oltre sessant’anni di palcoscenico e di ininterrotto prestigio, P. si caratterizza per una recitazione antiretorica, quasi `parlata’ che fa di lui un attore di singolare concretezza e umanità.