Parise

Cresciuto come romanziere nel solco del tardo neorealismo (Il ragazzo morto e le comete, 1951; Il prete bello, 1954), una volta scoperta la portata delle teorie darwiniste e freudiane, Goffredo Parise si situa in zone letterariamente ben diverse (Il padrone, 1965; Il crematorio di Vienna, 1969; Sillabario I e Sillabario II, 1972 e 1982) Rare sono state le sue esperienze teatrali: La moglie a cavallo (atto unico, Milano, Teatro Gerolamo 1960), La donna è realtà (Roma, Teatro delle Muse 1964), L’assoluto naturale (Prato, Teatro Metastasio 1968, con Valeria Moriconi e Renzo Montagnani e regia di Franco Enriquez). Quest’ultimo lavoro è certamente il più denso di significati. Si tratta di un dialogo tra uomo e donna, in cui sentimenti, pulsioni, interessi di coppia sono notomizzati alla luce raziocinante della scienza, che li sottrae all’impressionistico dominio delle sensazioni, tanto soggettive quanto poco esplicative. Non sempre adeguatamente calibrata, l’opera – recentemente ripresa a Milano – non ha sempre incontrato il gradimento del pubblico, proprio per l’originalità della sua impostazione.