Ovadia

A Milano, dove emigra da bambino, avviene la formazione artistica di Moni Ovadia, dapprima come cantante e musicista e poi come attore-autore. L’appartenenza ebraica e l’esilio segnano profondamente la sua esperienza e sono a fondamento della sua opera di artista e del suo `teatro musicale’, che racconta con struggimento e ironia la condizione dello sradicamento personale e collettivo, religioso e culturale dell’ebreo moderno, metafora di una più vasta condizione spirituale dell’uomo contemporaneo. Canto e musica popolare, riscoperta della tradizione musicale yiddish e impegno politico attivo segnano la prima attività di O., alla fine degli anni ’60. Decisiva l’esperienza con l’etnomusicologo Roberto Leydi nell'”Almanacco popolare” e con la cantante etnica d’origine ebrea Hana Roth. Con la fondazione nel 1972 del gruppo Folk internazionale inizia lo studio della musica tradizionale dei paesi dell’area balcanica e la vita da musicisti militanti, con lunghe tournée in tutta Europa. Nel 1977 avviene il primo contatto con il mondo del teatro attraverso la collaborazione con l’Elfo di Milano e Gabriele Salvatores. In quegli anni collabora tra gli altri con il cecoslovacco Bolek Polivka, con Tadeusz Kantor e Franco Parenti. Nell’ambito del Festival della cultura ebraica al Teatro Pier Lombardo di Milano (1987), con la collaborazione di Mara Cantoni, O. crea il suo primo `dramma musicale’: Dalla sabbia dal tempo. Breve viaggio nell’ebraitudine . Composto da un intreccio di canto, musica e narrazione, lo spettacolo segna l’inizio della sua sperimentazione più recente e ne anticipa la forma teatrale, che trova piena realizzazione in Oylem Golem (1993), Dybbuk (1995), Ballata di fine millennio (1996), dei quali O. realizza insieme alla sua TheaterOrchestra anche l’incisione discografica; nel 1997 collabora con il regista Roberto Andò alla realizzazione di Il caso Kafka .