Otero

Figlia di madre gitana andalusa e di padre greco – un commerciante morto in un duello con l’amante della moglie – Carolina Otero vive un’infanzia dura, che la porta a fuggire di casa prima di essere segregata in un collegio. Quattordicenne, durante una nuova fuga, si esibisce in uno squallido café chantant di Lisbona iniziando una carriera che entrerà nella leggenda. Interpreta danze spagnole e canzoni popolari che mandano in delirio gli spettatori di sesso maschile nei teatri di varietà d’Europa e d’America. Dotata di discrete doti vocali e di un conturbante sex-appeal è dapprima chanteuse leggera, quindi anche cantante lirica in Carmen , Cavalleria rusticana e Tosca. Le sue scandalose vicende biografiche e artistiche riempiono le cronache della Belle Epoque come un romanzo: è nel mito il suo duello a petto scoperto con l’attrice inglese Valton, che finisce ferita al seno. Ammiratissima e ricercatissima, porta ininterrottamente in giro per il mondo i suoi spettacoli, incantando col suo fascino plebei e nobili. Le vengono attribuiti per amanti Guglielmo II di Prussia, Edoardo De Filippo VII d’Inghilterra, Nicola II di Russia, Nicola I di Montenegro, D’Annunzio e il finanziere Vanderbilt. Accumula immense fortune che sperpera ai tavoli da gioco, e solo grazie a un vitalizio ereditato da uno spasimante può vivere gli anni della vecchiaia in condizioni decorose. Poco è storicamente decifrabile tra i veri eventi della sua vita e l’alone di leggenda che aleggia intorno alla sua figura, ma il suo fulgore nel café chantant è assoluto. È la regina incontrastata dei più importanti teatri a cavallo del secolo a Parigi, Vienna, Berlino, Mosca, Pietroburgo, New York; in Italia è per due volte, nel 1896 e nel 1901, al Salone Margherita di Roma e all’Eden di Milano. Seguendo la sua lezione, sciantose e soubrette del nostro palcoscenico imparano ad attribuirsi nomi esotici, lignaggi misteriosi e stragi di amanti di sangue blu.