Orsini

Destinato alla carriera giuridica, già da studente di legge Umberto Orsini faceva pratica in uno studio notarile. Dopo aver visto recitare Giorgio De Lullo in Morte di un commesso viaggiatore di Miller, nella messa in scena di Luchino Visconti, scopre una potente vocazione al teatro. Brillante allievo dell’Accademia nazionale d’arte drammatica, debutta nel 1957 nel Diario di Anna Frank di Goodrich e Hackett con la regia dello stesso De Lullo, nel personaggio di Peter, il giovane innamorato della protagonista. È l’inizio di una carriera segnata dal successo e da un rigoroso professionismo, fondato su una continua autocritica e su un’oculata amministrazione delle scelte artistiche. La dizione asciutta, il volto scavato e un talento interpretativo capace di variare dalla freddezza ironica alla passionalità, lo pongono subito fra i migliori interpreti della sua generazione. Nel 1961 fornisce la prima, grande prova d’attore recitando nell’ Arialda di Testori, con la regia di Visconti. Nel 1963 è al fianco di Sarah Ferrati in Chi ha paura di Virginia Woolf? di Albee, con la regia di Zeffirelli. Seguono Metti una sera a cena (1966) di Giuseppe Patroni Griffi e Chi è Claire Lannes? , tratto da L’amante inglese di M. Duras, con la regia di José Quaglio. Sul finire degli anni ’60 Orsini si divide fra teatro, cinema e tv. Nel 1971 è fra gli interpreti del film di Visconti La caduta degli dei , che gli vale un Nastro d’argento al Festival di Venezia. Nel 1981 la grande svolta della sua carriera: con Rossella Falk diventa direttore del teatro Eliseo di Roma e, contemporaneamente, avvia una feconda collaborazione con Gabriele Lavia, che nel 1980 lo dirige in Servo di scena di Harwood, nel 1982 nei Masnadieri di Schiller e in Non si sa come di Pirandello, per la cui interpretazione riceve la Grolla d’oro. Attento alle esigenze del teatro che dirige, Orsini sceglie testi di grande presa sul pubblico: Delitto e delitto di Strindberg (1983), L’aquila a due teste di Cocteau, Volpone di Jonson, tutti diretti da Lavia; poi è la volta di Amadeus di Shaffer (1987), con la regia di Missiroli, e delle Liaisons dangereuses di Hampton (1988), con la regia di Calenda. La seconda, radicale svolta proviene dall’incontro con Luca Ronconi, sotto la cui guida interpreta Le tre sorelle di Cechov (1989) e Besucher di B. Strauss; qui, nella parte del vecchio attore Karl Joseph, filtra e vira in livido grottesco la lezione dei grandi mattatori del teatro italiano. Nel 1991 riceve il premio Ubu per Besucher e per L’uomo difficile di Hofmannsthal (ancora diretto da Ronconi), con i quali conferma la propria rinnovata maturità interpretativa, il proprio sperimentarsi, che adotterà anche in gamme espressive più legate al naturalismo e al verismo, come per esempio nel Piacere dell’onestà di Pirandello allestito nel 1990 da Luca De Filippo. Dopo Un marito di Svevo, per la regia di Patroni Griffi (1993), e Otello di Shakespeare per la regia di Lavia (1994), O. fornisce nel 1997-98 una straordinaria interpretazione di Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore di Miller, con la regia di Cobelli.