Open Theatre

Open Theatre era in origine un laboratorio per esplorare le potenzialità espressive dell’attore, con esercizi d’improvvisazione che chiamavano in causa tutti i suoi strumenti, dalla voce al corpo. Ne facevano parte anche drammaturghi, con il compito di sviluppare, partendo da questi esercizi, testi fondati più sul gesto e sul suono che sulla parola. Presentò dapprima montaggi di brevi scene, in una delle quali, Motel , un uomo e una donna incapsulati in pupazzoni di cartapesta prima coprono di scritte oscene le pareti di una camera di motel, poi procedono allegramente a distruggerla. Rielaborata da J. C. Van Itallie, costituì nel 1966 con altri due atti unici lo spettacolo America Hurrah , che impose il gruppo come uno dei più stimolanti del nascente movimento di Off-Off Broadway, al quale lo accomunavano sia lo sperimentalismo limguistico sia l’impegno politico. Nello stesso anno andò in scena Viet Rock di M. Terry, una specie di rivista che prendeva posizione contro l’intervento americano nel Vietnam, con una tecnica che prevedeva la trasformazione a vista degli attori in più personaggi o addirittura in oggetti. Frutto d’improvvisazioni successivamente organizzate furono anche gli altri spettacoli del gruppo: The Serpent (1968) di Van Itallie, un evento a carattere rituale che in una tematica tratta dalla Genesi inseriva i lutti recenti per la tragica morte di Kennedy e di Martin Luther King; Terminal (1969) di Susan Yankowitz, un’indagine sulle varie reazioni personali e collettive alla morte; e poi The Mutation Show (1971) sul tema dell’adattabilità umana e Nightwalk (1973) sul sonno e sul sogno. Lo strumento linguistico fondamentale era sempre la presenza e l’azione degli attori, che agivano in spazi privi di supporti scenografici, facendo uso delle tecniche della danza, del mimo e della coralità. Dopo varie scissioni, scioglimenti provvisori e ricostituzioni, il gruppo cessò definitivamente la sua attività nel 1974.