Morganti

Intorno alla metà degli anni ’70 frequenta la scuola del Teatro stabile di Genova dove incontra Carlo Cecchi e decide di seguirlo abbandonando la scuola e partecipando agli allestimenti del Borghese gentiluomo e del Don Giovanni di Molière sotto l’egida della compagnia Granteatro. I maestri a cui in questo periodo di formazione fa riferimento sono, oltre a Cecchi, l’unico con cui ha lavorato, Leo De Berardinis, da cui mutua i concetti di interazione consapevole e attiva del gesto teatrale con il pubblico e dell’irripetibilità dell’accadimento teatrale, e Carmelo Bene, che per M. realizza il modello perfetto di attore, soprattutto nella funzione sacerdotale e quasi sciamanica che lo eleva a intermediario irrinunciabile e originale dei testi e in particolare dei classici visitati senza soggezione, con estrema libertà `ri-creativa’. Echi di Artaud e di Peter Brook confluiscono nella sua concezione di teatro che, attraverso Cecchi, può confrontarsi con autori come Pinter, Majakovskij, Büchner, Pirandello, ma anche Petito e Shakespeare. Alla ridefinizione del senso e della funzione del fare teatro, emergenza molto acuta alla fine degli anni ’70, M. partecipa con l’avventura di Katzenmacher (1980), cruda ed emozionante opera prima che darà il nome alla compagnia fondata con Alfonso Santagata. Il sodalizio durerà fino alla stagione 1993-94, con quattordici allestimenti, tra cui Il calapranzi (grande successo di pubblico che debutta nel 1984, anno in cui ottiene il premio Ubu e quello della critica) e Il guardiano (1992), entrambi di Harold Pinter, Finale di partita di Samuel Beckett (1990), e testi tratti dall’opera di Büchner ( Büchner, mon amour ), Cervantes ( Saavedra ), Dostoesvkij ( Omsk) . Ispirati a un’idea di teatro non rassicurante, gli spettacoli della coppia (che Nanni Moretti vorrà nel cast del suo Palombella rossa e che, nel 1987, è protagonista di uno dei più significativi esperimenti di teatro in carcere: Andata e ritorno , allestito con i detenuti della casa circondariale di Lodi) attraversano con coraggio e viscerale partecipazione poetica le inquetudini dei nostri giorni. Ma l’intensità e l’essenzialità di quella esperienza prosegue, dal ’94 in poi, nel percorso individuale di Morganti col Progetto ShakespeareStudio per Riccardo III , Riccardo Vs (Versus) Amleto , III Riccardo III , La scena del Consiglio -, il Progetto Alfred Jarry , Tempeste – Spettacolo d’arte varia , Tre atti per contrabbasso (1998), fino alle recenti `letture’ shakespeariane come La morte di Giulio Cesare (Santarcangelo ’98).