Morelli

Nipote di Alamanno Morelli, figlia degli attori Amilcare Morelli e Narcisa Brillanti, Rina Morelli recitò fin da piccola accanto al padre. Il suo esordio vero e proprio avvenne nel 1924 in Liliom di F. Molnár, con la compagnia di A. Betrone. Nel 1927 recitò nella compagnia dannunziana e nel 1933 Copeau la scelse per il Mistero di Santa Uliva al Maggio fiorentino. Già impostasi all’attenzione della critica per l’intensità e l’originalità della sua interpretazione, nel 1938-39, con la compagnia del Teatro Eliseo, accanto a G. Cervi, C. Ninchi, P. Stoppa e A. Pagnani, ottenne anche il riconoscimento del pubblico. Con questa compagnia riportò grandi successi tra cui: Giorni felici di C.A. Pouget, Fascino di K. Winter, Viaggio alle stelle di M. Anderson, Otello e Le allegre comari di Windsor di Shakespeare. Alla parentesi quasi sterile della seconda guerra mondiale, succedette un periodo di grande attività che la portò all’incontro con il regista L. Visconti, avvenuto nel 1945. Questi la diresse nei Parenti terribili di J. Cocteau dello stesso anno. Nel 1946 costituì compagnia al fianco di Paolo Stoppa, scegliendo un repertorio soprattutto comico ( Spirito allegro di N. Coward, Arsenico e vecchi merletti di J. Kesselring). Fu ancora L. Visconti a dirigere la coppia Morelli-Stoppa nell’ambizioso progetto di portare sulle scene italiane il dramma esistenzialista Antigone di J.P. Sartre, autore, insieme ad Anouilh, Girardoux, Miller e Williams, tra i prediletti dell’attrice, senza tralasciare il suo amore per Shakespeare e Goldoni. Lo spettacolo riscosse grande successo e il sodalizio Morelli-Stoppa-Visconti proseguì con produzioni di rilevante valore artistico. L’attrice apparve anche nei film Senso , Il Gattopardo , L’innocente per la regia di Visconti, inoltre partecipò a produzioni televisive quali I Buddenbrook tratto da T. Mann e Le sorelle Materassi da A. Palazzeschi. La M. si può a tutt’oggi considerare come una delle maggiori interpreti italiane contemporanee per la sensibilità con cui seppe rendere, attraverso la sua recitazione veristica, un repertorio che spaziava dai ruoli brillanti a quelli drammatici. Inoltre, quando anche in Italia si impose l’intervento della regia, pur conservando le doti innate che da sempre le permettevano di individuare con precisione i tratti distintivi dei personaggi antichi e moderni che via via si trovava ad affrontare, riuscì a conciliarle con le nuove esigenze richieste dalla scena.